Falcone diceva "la mafia ora è in Borsa". Affari Sx-Cosa nostra, gli audio

Il filone dimenticato dai magistrati per inseguire Berlusconi. Intercettazioni che volevano far sparire, l'esame non ripetibile che potrebbe cambiare la storia

Di Redazione Cronache
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Giovanni Falcone con Paolo Borsellino, l'altro giudice ucciso dalla mafia nei drammatici attentati del 1992
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Mafia, l'esame non ripetibile sulle intercettazioni. Gli affari tra Sinistra e Cosa nostra insabbiati

Dopo la morte di Silvio Berlusconi è emersa una pista sulla mafia seguita trent'anni fa e poi misteriosamente abbandonata. Un filone del pm di Massa Carrara Augusto Lama relativo agli affari della mafia con colossi industriali del Nord Italia. I fari - si legge su La Verità - erano puntati sulla sinistra e in particolare sul Gruppo Ferruzzi, allora guidato da Raul Gardini. A distanza di anni risuonano ora molto forte alcune frasi di Giovanni Falcone, quando diceva: "La mafia è entrata in Borsa", pare proprio che si riferisse ai rapporti di tale holding con la Piovra. Ma le indagini di Lama a un certo punto vennero fermate e le intercettazioni, da lui disposte, inviate a Palermo. Dove un pm ordinò di distruggerle. Ma, si scopre adesso, che parte di quegli audio si salvarono e potrebbero spalancare nuovi scenari. Proprio oggi, infatti, verrà effettuato un accertamento tecnico non ripetibile disposto dalla Procura di Caltanissetta nell'ambito del procedimento sulle stragi palermitane del 1992 e delegato al Reparto investigativo scientifico (Ris) dei carabinieri.

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L'accertamento - prosegue La Verità - avrà a oggetto parte delle bobine con le intercettazioni disposte nel 1990 e nel 1991 da Lama. Il 25 giugno 1992, quindi dopo l'omicidio di Falcone e 24 giorni prima di quello di Borsellino, il pm palermitano Gioacchino Natoli provvide a far archiviare il caso e dispose la "smagnetizzazione dei nastri relativi alle intercettazioni". Ma per puro caso non tutto è stato cancellato e oggi è una giornata chiave, si ascolteranno gli audio che proverebbero il legame tra la Ferruzzi e Cosa nostra, già sospettato ai tempi da Falcone e Borsellino. Un filone d'inchiesta dimenticato per inseguire Silvio Berlusconi.