Femminicidi, cinque denunce cadute nel vuoto: marito uccide moglie e figlia
Il centro anti – violenza dell’Emilia Romagna: “Nessuno crede alle donne. Urge un cambiamento culturale, soprattutto nella magistratura e tra le forze dell’ordi
Femminicidi in Italia: dopo cinque denunce Gabriela e la figlia Renata sono state uccise da Salvatore Montefusco
Cinque denunce contro il marito non sono bastate ad accertare la violenza dell’uomo, è servita una prova più violenta: l’omicidio della moglie, la 47enne Gabriela Trandafir, e della figlia, la 22enne Renata. Salvatore Montefusco, imprenditore edile 69enne, ha confessato subito di aver premuto il grilletto del fucile. Accade nel modenese. Ieri si sarebbe dovuta tenere la sentenza di separazione. Questo è quanto racconta Il Giorno.
Annalisa Tironi, avvocata della 47enne, commenta così lo stato d’animo della Trandafir: “Gabriela era avvilita, estenuata da questo rapporto di vessazioni quotidiane. Mi sono opposta alla richiesta di archiviazione chiedendo una prosecuzione di indagini”. Per quale ragione? Secondo la Tironi “c’erano stati atteggiamenti più concreti” e non semplici minacce verbali da parte del reo confesso. Per non parlare del sospetto che il marito custodisse armi in casa.
In questa vicenda vi è un sopravvissuto: il figlio minorenne della coppia, risparmiato dal padre. L’avvocata Tironi esprime numerose preoccupazioni per il futuro del ragazzo: “Lui è una vittima di una tragedia gigante”.
Poi l’affondo del coordinamento dei centri anti – violenza dell’Emilia Romagna: “Purtroppo le donne che denunciano violenza spesso non vengono credute. Le donne non mentono. Lo dimostra la lunga scia di sangue ininterrotta; il sangue delle donne uccise, da mariti, x mariti, conviventi, ex conviventi. Una donna uccisa ogni settantadue ore, in media. Urge un cambiamento culturale: forse dell’ordine e la magistratura si interroghino sulle modalità del loro intervento”.