Politica

Le elezioni comunali rilanciano il proporzionale. Ecco perché

Di Alberto Maggi

Con il proporzionale Letta non dovrebbe più scegliere tra Conte e Renzi-Calenda

Proporzionale: sponda a destra nella Lega, in Forza Italia e forse anche in FdI


Le elezioni comunali sono una conferma per il Partito Democratico. Una conferma della linea finora portata avanti da Enrico Letta. Ovvero il tentativo, difficilissimo, di costruire quel "campo largo" più volte evocato dal segretario Dem. L'obiettivo, anzi il sogno, di mettere insieme tutti, da Giuseppe Conte a Matteo Renzi passando per Carlo Calenda. Almeno questa è la lettura ufficiale che viene dal Nazareno, anche perché - come spiega un deputato del Pd di lungo corso - "sapevamo di perdere a Genova e a L'Aquila, e a Palermo saremmo andati al ballottaggio se non ci fosse stata la legge elettorale che basta il 40% per diventare sindaco". E ancora, osservano in casa Dem, "comunque in Veneto andiamo bene a Verona e Padova e quasi certamente al secondo turno ci riprendiamo Parma".

Insomma, un sostanziale pareggio, che, guardando alle elezioni politiche, rischia di ricalcare l'empasse del 2018. Ecco perché, spiegano a microfono spento al Nazareno, i risultati di queste elezioni spingeranno il Pd, ma anche il Movimento 5 Stelle, a cercare di cambiare la legge elettorale in senso proporzionale. Sarebbe infatti l'unico modo per Letta di non dover scegliere tra Conte e il centro di Renzi e Calenda, visto che il "campo largo" tutti insieme è quasi impossibile. Con il proporzionale ogni partito correrebbe per sé, consentendo anche ai 5 Stelle di recuperare le loro battaglie identitarie con maggiore libertà, e poi, a urne chiuse, si faranno i conti di seggi in Parlamento per la formazione del nuovo governo. A destra, probabilmente la Lega potrebbe capire dal voto amministrativo che le conviene abbandonare il sistema dei collegi per "non finire sotto il tacco di Meloni", come dicono in casa Dem.

Sondaggi alla mano, infatti, Fratelli d'Italia pretenderebbe almeno il 60% dei posti nei collegi uninominali. Con il proporzionale, invece, esattamente come Conte, Salvini potrebbe cercare di recuperare le storiche battaglie e accentuare le proprie differenze rispetto agli alleati. Meloni, contraria al proporzionale, potrebbe accettare il cambio della legge elettorale se fosse previsto un piccolo premio di maggioranza, comunque accettabile per il Pd pur di non dover trovarsi incastrato tra M5S da un lato e Azione-Italia Viva dall'altro. Anche in Forza Italia, poi, ci sono estimatori del proporzionale, il ministro Renato Brunetta in testa. Insomma, queste elezioni comunali senza un vero vincitore e un vero sconfitto potrebbe portare il Parlamento ad accelerare la riforma elettorale per superare il sistema dei collegi che obbliga i partiti ad alleanze innaturali.

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