Caso Denise, femminicidio Vicenza: l'intervento del direttore Perrino a Ore 14
Denise, il direttore Perrino: "Angioni fornisca un contributo di verità definitivo. Basta verità a puntate"
La nuova puntata di Ore 14, il programma ideato e condotto da Milo Infante su Rai 2 , torna sul tema dei femminicidi partendo dall'ennesimo tragico episodio, consumatosi il 15 settembre ancora nel vicentino, a Montecchio Maggiore, che ha visto la morte di una mamma 21enne uccisa in casa con un colpo di pistola al volto. La vittima, Alessandra Zorzin, è stata raggiunta nella propria abitazione intorno alle 11 di mattina da un uomo che conosceva, che è stato visto dai vicini intorno a quell'ora sul posto, e che altre volte avevano notato. Lì dopo le urla, i vicini raccontano di un forte rumore, che poi il killer avrebbe giustificato con la caduta di un mobile. Il convivente della giovane, che era fuori casa, è stato quindi allertato, e una volta precipitatosi a casa ha scoperto il corpo esanime di Alessandra. Mentre il killer, un 38enne di Padova che faceva la Guarda Giurata, Marco Turrin, braccato dalle forze dell'ordine, intorno alle 21.30 ha deciso di togliersi la vita con la stessa arma del delitto. Nel passato di Turrin un precedente, risalente al 2005, quando all'età di 23 anni in macchina con la fidanzata dell'epoca avrebbe sparato un colpo, sembrerebbe accidentalmente, sul quale si sono tramandati degli interrogativi irrisolti.
L'ennesimo femminicidio, si parla a ragione di una mattanza, lascia increduli, ma deve spingere nella non facile direzione di un concreto cambiamento, culturale in primis, che porti a evitare in futuro la reiterazione di queste tragedie. Nel dibattito sulla casistica a Ore 14, il direttore di Affaritaliani.it Angelo Maria Perrino, tra gli ospiti della puntata odierna del 16 settembre, rilancia un'ipotesi: "Se dal punto di vista legislativo certamente si può fare di più, vorrei però verificare l'ipotesi che mi ha suggerito un avvocato. Le nuove leggi, il Telefono rosa... pare siano inapplicabili, in quanto per ogni intervento richiedono appositi team di esperti che possano intervenire sulle persone interessate, che possano collocarle in case famiglia, in ambienti tranquilli. Ma tutto questo le renderebbe inapplicabili".
L'avvocato Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Einaudi, cita il Codice Rosso, che "offre in realtà delle corsie preferenziali nei confronti della magistratura, di polizia, ecc, offerte alle donne per cercare di denunciare per tempo e non inutilmente molestatori di varia natura", mentre "non riguarda casi di estrema gravità".
Si pone infine l'accento sul porto d'armi (una questione italiana che si estende anche al di là dei femminicidi: leggi qui), che Turrin non avrebbe dovuto avere: "Farà la Guardia Giurata ma ha un precedente specifico, non avrebbe dovuto averlo", chiosa Benedetto, "il porto d'armi dovrà essere oggetto di una legge nuova, basti pensare che la regolamentazione su questo la chiede il sindacato stesso delle Guardie Giurate".
Denise, 17 anni di errori e depistaggi
In puntata si torna anche sul caso Pipitone, la vicenda della bambina scomparsa nel 2004, sulla quale la procura di Marsala indaga di nuovo dalla scorsa primavera. In onda le parole di Sabrina, la ragazza di 26 anni tunisina, nata anche lei a Mazara, che l'ex pm Maria Angioni aveva segnalato - poi smentita - essere Denise. La 26enne dichiara che farà il test del dna: "Non sono Denise ma farò il test".
Sulle recenti dichiarazioni della magistrata Angioni, la pm che seguì le fasi iniziali delle indagini sulla scomparsa, gli interrogativi persistono. "La dottoressa Angioni non può darci queste verità a puntate", rincara il direttore Perrino.
"Se conosce delle cose, anche perché lei ha indagato all'inizio, dovrebbe essere lo stesso che negli interrogatori dei pentiti, per fare un esempio improprio ma che ci aiuta a capire", continua il direttore. "Un pentito non racconta la verità per stralci ma tutta per intero, e l'abilità del pm sta nel fargli raccontare tutto. E' chiaro che qui parliamo di un pm e non di un pentito, però questo lanciare delle verità a episodi sembra una caccia al tesoro voluto. Credo che anche in quanto magistrato avrebbe il dovere di dire. Poi su alcune cose c'è il segreto istruttorio, ma se c'è il segreto istruttorio devi tacere. O raccontiamo tutta la verità o non raccontiamo nulla. Raccontare cose fuori dal segreto istruttorio vuol dire raccontare cose secondarie che fanno perder tempo. La dottoressa Angioni deve chiarire a sé stessa cosa vuol fare, e fornisca un contributo di verità definitivo", conclude Perrino.