Il giudice: "Senza testimoni l'insulto al vigile non è reato". Sentenza choc

Un giovane era finito a processo per aver dato del "pezzo di merda" all'agente, ma il giudice lo ha assolto. Insulto libero quindi? Non proprio

Di Redazione Cronache
Polizia locale: multa
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Insultare un vigile non è più reato? Una sentenza fa molto discutere. I dettagli

Fa discutere la sentenza di un giudice nei confronti di un motociclista di Bergamo. Dopo sei anni di processo il 24enne è stato assolto, nonostante l'accusa di aver reagito contro un vigile che gli stava facendo la multa. Il ragazzo aveva dato del "pezzo di merda" all'agente, ma il magistrato ha stabilito che "il fatto non sussiste". Sostanzialmente il ragazzo - riporta La Repubblica - ha evitato guai peggiori grazie a un trucco, la sua frase offensiva è stata pronunciata faccia a faccia all'agente e senza testimoni intorno, il fatto che quindi non abbia urlato e che altri non lo abbiano sentito per il giudice vale l'assoluzione.

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Insulto libero come nei film allora? In realtà - prosegue La Repubblica - le cose sono, come sempre, un po' più complicate. Nella vicenda chiusa di recente con la sentenza del tribunale, lo stesso giovane, all’epoca 24enne, ha ammesso di aver pronunciato l’insulto e, davanti al giudice, ha pure chiesto scusa. Ma cos’è alla fine, per il codice penale, la parolaccia contro il vigile? Non diffamazione, perché quel reato si consuma in assenza della persona offesa.

Nemmeno calunnia, naturalmente, che si compie quando si accusa una persona di un reato che non ha commesso. Ingiuria sì, però. Ma l’ingiuria come reato è stata depenalizzata e il vigile potrebbe solo avviare un'azione civile contro il motociclista provando il danno subito. Pratica molto complicata. Ma c'è anche il reato di oltraggio a pubblico ufficiale. E qui interviene la nuova norma, senza testimoni (esclusi altri agenti che potrebbero essere complici del vigile offeso), il reato non si consuma (se non si grida).

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