Impagniatello e giustizia riparativa, "potrà incontrare i genitori di Giulia"

Il coordinatore scientifico dell'Ufficio di mediazione penale di Milano parla con Affari sull'istituto pronto a rivoluzionare la giustizia penale

di Eleonora Perego
Adolfo Ceretti
Cronache

Il criminologo Adolfo Ceretti ad Affari: "Vi spiego perchè la giustizia riparativa è una rivoluzione"

Vittima e carnefice, legati dal filo del reato. Ma anche persone, i cui destini si sono incrociati e il cui “legame sociale” già esistente o meno, si è spezzato. La cronaca lo testimonia: il delitto di Giulia Tramontano, uccisa per mano del fidanzato con oltre 37 coltellate, e il duplice omicidio del napoletano, dove Raffaele Caiazzo ha ammazzato genero e nuora sono solo gli ultimi casi in cui la contrapposizione tra l’autore dell’offesa e le vittime è sempre più marcata; ma anche dove la relazione tra i due è sempre più stretta.

Casi dove una “ricomporre” il male commesso sembrerebbe impossibile, dove anche solo pensare di “riparare” appare fuori dalla realtà. Ma è davvero così? La recente Riforma Cartabia ha disciplinato in modo compiuto un istituto che prima era solo abbozzato, quello della Giustizia riparativa.

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Affaritaliani.it ha cercato di capire meglio di cosa si tratta con Adolfo Ceretti, professore ordinario di Criminologia all'Università degli Studi di Milano-Bicocca, e coordinatore scientifico dell’Ufficio di mediazione penale di Milano.

Per quali reati è possibile avviare un programma di giustizia riparativa?

I programmi di giustizia riparativa  sono  accessibili senza  preclusioni in  relazione  alla  fattispecie di reato o alla sua gravità. Anche per omicidi, violenze sessuali, sequestri di persona. Ovviamente questo principio di carattere generale va temperato in base a una serie di altri articoli.

Chi può chiedere di avviare un percorso di giustizia riparativa?

Non è solo il giudice che invia, ma anche la stessa vittima può chiedere di promuovere un percorso di giustizia riparativa. Non è impensabile, ed è successo più di una volta che sia stata la vittima a farsi promotrice del cammino riparativo. In più di un’occasione, in caso di omicidi, sequestri di persona … o in casi molto gravi di violenza. Occorre superare il pregiudizio che le vittime non desiderino incontrare i responsabili di crimini efferati, perché proprio le vittime possono avere interesse a incontrare e fare delle domande decisive a chi ha inferto il male. Solo chi lo ha commesso, infatti, è depositario di alcune verità che possono essere decisive per elaborare adeguatamente le esperienze traumatiche vissute.

E quando il giudice lo può disporre?

Qualora reputi che lo svolgimento di un programma di giustizia riparativa possa essere utile alla risoluzione delle questioni derivanti dal fatto per cui si procede e non comporti un pericolo concreto per gli interessati e per l'accertamento dei fatti. L’opportunità di gestire gli effetti distruttivi che il reato ha prodotto, e per provare a ricomporre i legami sociali tra la vittima, il reo e la comunità di appartenenza.

Secondo lei nel caso dell’omicidio di Senago si può avviare un simile processo?

Non voglio entrare nel merito di situazioni che sono al vaglio della magistratura e che, ancora di più, hanno da pochi giorni distrutto la vita di Giulia, dei suoi genitori, quella di un’altra ragazza, sopravvissuta, ma anche quella di Impagnatiello e dei suoi genitori, vittime anche loro di questo fatto. Quello che posso dire è che in casi come questi il giudice può, anche nel corso del processo, ricorrere alla giustizia riparativa per favorire la eventuale ricomposizione dei legami lacerati dal gesto omicida. Dare un nome a ciò che è accaduto è ciò che può aiutare a iniziare ad avvicinare mondi incommensurabili.

Potranno – come dicevo – essere eventualmente anche i partecipanti a chiedere al giudice di favorire una mediazione. La ricomposizione in una situazione come questa è una dinamica estremamente importante, che può avvenire solo se la magistratura lo reputa possibile e se ci sarà il consenso sia della persona indicata come autore dell’offesa sia dei parenti della vittima. Nessuno può essere costretto a intraprendere un programma di giustizia riparativa. Impagniatello potrebbe, peraltro, essere invitato a incontrare i genitori di Giulia anche dopo la condanna definitiva.

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Qual è lo scopo della giustizia riparativa? E quali i possibili esiti?

Lo scopo di questa legge non è tanto la deflazione processuale, ma accostare al sistema retributivo e risocializzativo un nuovo modello di giustizia capace di coinvolgere le persone indicate come autori dell’offesa, le vittime e la comunità in un incontro volto a ricostituire legami sociali. La giustizia riparativa è complementare e non alternativa alla giustizia ordinaria, che comunque fa il suo corso.

I benefici che possono derivare dalla partecipazione a un percorso di giustizia riparativa nascono se i partecipanti raggiungono un esito riparativo simbolico – prima ancora che materiale –, valutato positivamente dal giudice. Definisco la riparazione simbolica come ogni gesto volto a ricostruire positivamente la relazione fra le parti e capace di testimoniare il cambiamento del clima nel rapporto fra i soggetti. La riparazione simbolica testimonia l’avvenuto riconoscimento reciproco e non assume necessariamente forme strettamente connesse al tipo di reato commesso.

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