Le tesi LGBTQ irritano anche le donne, siamo costretti alla difesa dell'ovvio

Ormai siamo costretti alla difesa dell’ovvio contro le farneticazioni antiscientifiche di una minoranza violenta

Di Giuseppe Vatinno
Cronache

Le tesi LGBTQ irritano anche le donne, siamo costretti alla difesa dell'ovvio

Richard Dawkins è il guru del progressismo, famosissimo biologo ateo, divulgatore scientifico e un convinto esponente del “nuovo darwinismo”, autore di un best seller mondiale “Il gene egoista” e l’”Illusione di Dio” che ha turbato il candido sonno delle anime belle di quella stessa sinistra di cui Dawkins dice di fare parte. Nei giorni scorsi, il professore ha twittato ai suoi 3 milioni di fans un invito a firmare un documento: la “Dichiarazione sui diritti basati sul sesso delle donne”. Nello scritto si legge l’ovvio.

Ad esempio: “Noi riaffermiamo che la maternità è esclusivamente femminile, ci opponiamo alla maternità surrogata e alle sue pratiche, riaffermiamo il diritto alla libertà di parola, pensiero, associazione e manifestazione delle donne, così come i diritti delle donne nello sport e il bisogno di combattere la violenza verso donne e i diritti dei bambini. Ci opponiamo a tutte le forme di discriminazione contro le donne e le bambine che siano il risultato diretto della sostituzione del concetto di sesso con quello di ‘identità di genere’ nelle leggi, nelle politiche e nelle pratiche sociali”.

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Nel 2021 l’American Humanist Association gli aveva revocato il premio di “umanista dell’anno” per aver criticato i transessuali. Il tweet diceva: "Nel 2015 Rachel Dolezal, una bianca presidente della National Association for the Advancement of Colored People, una delle prime e più influenti organizzazioni per i diritti civili degli afroamericani, è stata denigrata perché si definiva nera. Alcuni uomini decidono di identificarsi come donne, alcune donne decidono di identificarsi come uomini. Chi nega che essi sono letteralmente quello con cui si identificano viene denigrato. Discutere".

Il significato era che mentre è biasimata una bianca che si spaccia per nera non si può criticare un maschio che si spaccia per femmina o viceversa. Questo gli valse la qualifica di “transofobo”. Per capire quello che è successo occorre capire che dentro il progressismo mondiale LBGTQ+ e chi più ne ha più ne metta vige un clima di terrore “normofobo” e cioè non si può esprimere più alcuna opinione che sia diversa da quella del mainstream senza incorrere nella gogna social.

Una atmosfera mefitica e antidemocratica che per fortuna da noi è stata arginata col blocco del cosiddetto illiberale decreto Zan. Anche recentemente c’è stata una forte polemica tra Luana Zanella dei Verdi e Sinistra italiana che ha votato con il centro – destra per rendere “reato universale” il cosiddetto “utero in affitto” o maternità surrogata. Ne avevamo parlato qui:

Questo perché ormai è del tutto evidente che le rivendicazioni LGBTQ+ vanno a discapito di quelle delle donne ed in ispecie delle femministe anche di sinistra. Ormai siamo costretti alla difesa dell’ovvio contro le farneticazioni antiscientifiche di una minoranza violenta. Aveva proprio ragione lo scrittore Gilbert Keith Chesterton che nel libro “Eretici” (1905) scriveva: “Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”. 

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