Matera, arrestato pericoloso latitante albanese condannato all'ergastolo
In Italia dal 2003, aveva preso generalità del fratello disabile
Matera, arrestato pericoloso latitante albanese condannato all'ergastolo
La Polizia di Stato di Matera, nella nottata del 3 aprile, al termine di un’articolata attività info-investigativa condotta in collaborazione con il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, l’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza presso l’Ambasciata d’Italia in Albania, il collaterale Ufficio Interpol Tirana e il Dipartimento della Polizia Criminale albanese, ha tratto in arresto LESI Gjovalin, nato il 29.03.1969 a Rrubik/Mirdite (Albania). In particolare, nel corso dei numerosi scambi investigativi, è emerso che il latitante aveva assunto le generalità del fratello (affetto da disabilità) trovando successivamente rifugio in Italia dal 2003. Da allora, non si era mai evidenziato in questo territorio per la commissione di reati, lavorando come operaio.
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La Squadra Mobile, informata dal personale del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della probabile presenza del ricercato e delle nuove generalità acquisite nel tempo, ha svolto una serrata attività di osservazione tesa alla localizzazione del pericoloso latitante albanese. L’operazione descritta rappresenta il tangibile esempio di una eccellente cooperazione internazionale di polizia tra il Dipartimento della Pubblica Sicurezza italiano e quello albanese. Lo scambio informativo Albania/Italia è stato curato dalla Sezione “Latitanti” della 2^ Divisione Interpol - SCIP della Direzione Centrale della Polizia Criminale ed ha interessato una serie di complesse attività finalizzate alla completa identificazione del soggetto. Il latitante, rintracciato presso la propria abitazione dal personale della Squadra Mobile, è stato quindi condotto presso il carcere di Matera, a disposizione della Corte d’Appello di Potenza, per le successive fasi relative all’estradizione verso il paese d’origine, che lo ricercava dal 1998, in quanto autore dell’omicidio di due suoi connazionali, commesso mediante l’utilizzo di un’arma da fuoco, reato per il quale l’Autorità giudiziaria albanese aveva emesso sentenza di condanna definitiva alla pena dell’ergastolo.