Messina Denaro e la sorella: il manifesto eversivo e la figlia "degenerata"
Ritrovati i pizzini del boss. "Un onore la mafiosità". Risentimento per la figlia che l'ha allontanato
Messina Denaro e la sorella: il manifesto eversivo di Cosa Nostra: "Un onore la mafiosità"
Ritrovati tantissimi pizzini del boss Matteo Messina Denaro in casa alla sorella Rosalia, arrestata ieri. Ma anche un vero e proprio "diario clinico". Un ritrovamento compiuto durante l'azione per imbottire l'abitazione di microspie. Ne viene fuori il quadro di una persona di famiglia gravemente ammalata ma che – a quel momento – non risultava, in particolare per malattie di tipo oncologico. L'appunto è pieno di date, informazioni cliniche su un intervento chirurgico.
Scrive il gip: "Per inciso, l'appunto fotografato il 6 dicembre 2022 dalla polizia giudiziaria veniva rinvenuto puntualmente durante la perquisizione all'interno dell'abitazione di Rosalia Messina Denaro svolta il giorno dell'arresto del latitante. E veniva rinvenuto esattamente nella stessa intercapedine dove la polizia giudiziaria il 6 dicembre precedente aveva provato a installare una microspia autoalimentata, cioè nella stessa gamba vuota della sedia ove era stato fugacemente visto e fotografato quel giorno".
Da quel pizzino l'accelerazione partendo proprio dal tipo di malattia, approfondendo e incrociandoli con le banche dati sia al ministero della Salute sia quelle sanitarie nazionali fino ad arrivare all’identificazione di un paziente maschio, dall'età compatibile con quella latitante: Andrea Bonafede, geometra di Campobello di Mazara, l'alias del boss: l'analisi dei suoi movimenti e della cartella sanitaria digitale portarono alla cattura.
Il risentimento per la figlia "degenerata" che ha allontanato il boss
Tra i pizzini ve n'è uno che mostra tutto il risentimento per la figlia che lo ha allontanato ("E' cresciuta male, è degenerata nell'infimo"), ma soprattuto uno che inquieta in particolare gli inquirenti. Sono, infatti, "inquietanti ed eversive" le espressioni condivise dal capomafia Matteo Messina Denaro con "Rosetta", la sorella Rosalia, "soprattutto nelle parti in cui egli definiva la donna (e con lei l'intera associazione} "perseguitati, sopraffatti da uno Stato prima piemontese e poi romano che non riconosciamo", concludendo che "incriminati di mafiosità a questo punto lo ritengo un onore".
Il testo dello scritto, redatto il 15 dicembre 2013 dall'ex latitante era indirizzato alla sorella Patrizia e al nipote Francesco (figlio di Rosalia), due giorni dopo l'esecuzione, sottolinea l'ordinanza, di "una importante ordinanza di misura cautelare nei confronti di diversi parenti del latitante", tra cui la sorella Patrizia e il nipote. Uno scritto che "rappresenta davvero un manifesto di Cosa nostra e al contempo una chiamata in correità dei protagonisti (cioè la destinataria diretta, Rosalia, e quelli indiretti, cioè l'altra sorella Patrizia e il nipote Francesco).
Questo il testo del 'manifesto': "Siamo stati perseguitati come fossimo canaglie - scrive Matteo Messina Denaro nel pizzino - trattati come se non fossimo della razza umana. Siamo diventati una etnia da cancellare. Eppure siamo figli di questa terra di Sicilia, stanchi di essere sopraffatti da uno Stato prima piemontese, poi romano, che non riconosciamo. Siamo siciliani e tali volevamo restare. Hanno costruito una grande bugia per il popolo. Noi il male, loro il bene. Hanno affamato la nostra terra con questa bugia. Ogni volta che c'è un nuovo arresto, si allarga l'albo degli uomini e donne che soffrono per questa terra, parte di una comunità che dimostra di non lasciar passare l'insulto, l'infamia, l'oppressione e la violenza. Questo siamo e un giorno, nel sono convinto, tutto ci sarà riconosciuto e la storia di restituirà tutto quello che ci hanno tolto in vita".