Messina Denaro: voli, amanti e figli segreti. Il boss in paese da 4 anni
La polemica tra magistrati sulle vecchie indagini. Il procuratore Messineo risponde a Principato: "Nessun ostacolo, lo ha stabilito anche il Csm"
Messina Denaro e quei voli in Regno Unito e Sudamerica
I libri di Vladimir Putin e Adolf Hitler, certo. Ma anche i biglietti aerei coi quali avrebbe pure viaggiato dal Regno Unito al Sudamerica, indisturbato. Così come indisturbato avrebbe vissuto per anni in paese, tra amanti e figli segreti. Prende forma la latitanza del superboss Matteo Messina Denaro, con particolari inediti e inquietanti.
Scrive Repubblica in merito ai viaggi: "Non ha mai smesso di prendere l’aereo, hanno sempre sospettato investigatori e magistrati. E, adesso, nell’ultima indagine arriva una traccia importante: pure l’uomo che gli ha fornito l’identità, Andrea Bonafede, viaggiava tanto. Non solo in Italia, fra Roma e Genova. Ma anche fra il Sudamerica e l’Inghilterra. Era davvero lui, o Messina Denaro? Di sicuro, il Sud America e l’Inghilterra sono due mete che ritornano nei misteri della primula rossa di Castelvetrano. Quella passione che faceva andare su tutte le furie Totò Riina, il capo dei capi, mentre stava in carcere".
Secondo La Stampa, "nella casa di un centinaio di metri quadrati perquisita Messina Denaro abitava almeno dal 2019: emerge anche una figura di donna, per adesso senza nome. Viene fuori anche l’ipotesi che, per mimetizzarsi meglio, Messina Denaro possa avere abitato anche con quel figlio segreto del quale si parla da qualche anno, da quando nel 2005 la polizia intercettò una conversazione in cui si facevano riferimenti criptici ma mirati. Parlavano fra di loro Filippo Guttadauro, cognato del boss, marito della sorella, Rosalia Messina Denaro, e suo figlio Francesco. Una vicenda classificata come possibile diceria, emersa però anche in altre intercettazioni effettuate dalla polizia e che adesso assume maggiore consistenza".
La polemica tra magistrati
Intanto prosegue la polemica sulle accuse dell'ex pm Teresa Principato, che ieri in un'intervista alla Stampa aveva detto che le sue indagini erano state ostacolate e che aveva pensato non si volesse catturare il boss. Oggi sempre su La Stampa la replica di Francesco Messineo, ex procuratore capo di Palermo: "Nessun ostacolo, anche il Csm che ha esaminato tutta questa vicenda ha concluso ribadendo la correttezza del mio operato", dice lui a La Stampa. E spiega: "Sull’arresto di Sutera, che era un mafioso di elevato lignaggio dell’area agrigentina, chiarisco subito che l’indagine condotta nei suoi confronti per la ricerca di Messina Denaro realizzava soltanto la possibilità di sviluppare successive attività. Non c’era nulla di definitivo, nessuna acquisizione certa sulla sua presenza e nessuna prospettiva".
Principato ha peraltro parzialmente corretto il tiro in una rettifica pubblicata da La Stampa in cui dice di non aver detto che le sue indagini furono "sempre ostacolate". E dice che "uno stop alle indagini fu dato solo quando dal Procuratore e dal gruppo di colleghi agrigentini venne arrestato Leo Sutera , personaggio indispensabile alle mie indagini con il Ros, circostanze di cui il giornalista parla correttamente".