Dopo morte Vialli. Convulsioni e fegato ko: nel calcio allarme Micoren
Il farmaco veniva preso dai calciatori in dosi massicce. Uno studio spiega che non dava benefici stabili. L'uso causa problemi su fegato, pancreas e...
Calciatori morti: tanti si concentrano sull’uso del Micoren. Ecco tutta la verità
Tenere la bocca chiusa è sempre stata una buona regola nel calcio. Anche se in queste ore tanti si concentrano sul Micoren, farmaco usato in modo massiccio dai calciatori professionisti tra gli anni ‘70 e ‘80 e che aumentava la capacità respiratoria.
E’ noto che l’eccessiva assunzione di pretcamide, il principio attivo del Micoren, può portare tremori, gravi ipertensioni, convulsioni, parestesie, vomito, aumento della frequenza respiratoria, problemi al fegato e al pancreas.
E’ stato lapidario l’ex calciatore Massimo Brambati nello spiegare le regole del business e la condizione di sofferenza degli atleti: "Lo dissi venti anni fa, e ricevetti una lettera della Figc che mi minacciava perché avevo detto in tv che prendevo Micoren come caramelle e avevo prestazioni eccezionali”. Raccontando di altri farmaci ha aggiunto: “Avevo 20 anni, quindi li prendevo senza chieder nulla. Alcuni allenatori si incazzavano se non facevi la flebo la sera prima della partita. Ora mi affido a Dio".
Dopo le morti premature di Gianluca Vialli e Sinisa Mihajlovic non si blocca la discussione tra chi andava in campo in quegli anni. Dopo un iniziale silenzio molti ex calciatori italiani sono venuti allo scoperto. In tanti temono per la salute e parlano di farmaci e integratori presi o diffusi nell’ambiente, come Dino Baggio, Di Gennaro, Boranga, Raducioiu, Tardelli.
Il Micoren è un farmaco antiasmatico, un analettico respiratorio, ritenuto in grado di aumentare l'ampiezza respiratoria e la frequenza per migliorare così le prestazioni. Non a caso veniva somministrato nelle terapie delle persone comuni sofferenti di asma e pressione bassa. Il Micoren è stato bandito dall'uso sportivo, dopo l'entrata i vigore della legge antidoping del 1985, perché considerato un farmaco dagli effetti dopanti e con ricadute collaterali pericolose sull'organismo, soprattutto per cuore e circolazione sanguigna. Ma è noto che l’uso massivo, invece di tre pastiglie al giorno se ne prendevano 30 prima di una gara, vada oltre qualsiasi previsione. Il problema è infatti il dosaggio che come ogni farmaco può cambiare le carte in tavola.
Come ha detto Paracelso già nel ‘500: “Tutte le sostanze sono tossiche, solo la dose fa la differenza tra un veleno e un medicamento”. Prendere un’aspirina può farti passare il mal di testa, due hanno effetti antinfiammatori, ma prenderne trenta insieme ti bucano lo stomaco (sono un tentativo di quasi suicidio).
Ed è ovvio che non vi siano studi su eventuali reazioni avverse o ricadute nel tempo.
Uno studio già del 1970 dal titolo “Long-term and Short-term Effects of Oral Prethcamide in Chronic Ventilatory Failure”,
ripubblicato dal prestigioso The British Medial Journal, spiegava addirittura che l’effetto del farmaco sul lungo periodo non dava alcun beneficio: “Si conclude che, sebbene nei pazienti con insufficienza ventilatoria cronica la pretcamamide possa ridurre la Pco 2 (l’ indice di ventilazione alveolare, ndr) a breve termine, non vi è alcun beneficio soggettivo o cambiamento oggettivo osservabile dopo somministrazioni ripetute per un periodo di un mese”.
La pretcamide è “l’associazione in parti uguali di cropropamide e crotetamide”. “Sia la crotetamide che la cropropamide aumentano l'attività motoria”, in questo casi nei ratti sottoposti ad esperimenti, spiega una ricerca del 1976 pubblicata su PubMed e dal titolo “Some behavioral effects of prethcamide compared with those of its two components”.
La pretcamide è della famiglia di quei tipi di “farmaci (che) si accumulano prevalentemente nel fegato”, mostra una ricerca dal titolo “Pharmacokinetics of prethcamide following rapid intravenous injection and oral administration in rabbits” del 1985, pubblicata sempre su PubMed.
Ora ottantenne ma talmente in salute da essere considerato un Highlander della porta, ancora in campo nelle serie minori di calcio fino a due anni fa, Lamberto Boranga (è anche medico) è stato il più esplicito nel descrivere il meccanismo di abusi di alcuni suoi colleghi raccontandolo su Open.
“Alcuni giocatori prendevano anche 10 pasticche tutte insieme. Sta lì il punto. Se fai una terapia con l’aspirina e ne prendi un grammo, non subisci conseguenze, non avrai emorragie gastriche e cose simili, se ne prendi dieci sarà invece molto probabile. Di Micoren c’erano anche le gocce, se ne mettevano 10 sulla zolletta di zucchero. Il problema anche lì e che molti calciatori ne prendevano oltre 20 e 30. Quando giocavo a Brescia ho visto compagni che ne prendevano una valanga. Un utilizzo smodato che può avere effetti nocivi anche dal punto di vista epatico e del pancreas”.