Il Mostro di Firenze e il giallo del Dna trovato: svolta o doppia contaminazione? Tutti i dubbi
Su Affaritaliani.it le perplessità di Edoardo Orlandi, avvocato, criminologo e autore del libro "Nessuno - Voci nella storia del Mostro di Firenze"
Mostro di Firenze
Mostro di Firenze, trovato un nuovo Dna: svolta o doppia contaminazione? Parla l'avvocato e criminologo Edoardo Orlandi
Sarebbe un grande colpo di fortuna se il DNA trovato sul proiettile che ha ucciso i fidanzati francesi Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili nel 1985 trovasse una comparazione. Sarebbe una gran fortuna che permetterebbe agli inquirenti di mettersi sulle tracce del vero (?) Mostro di Firenze, il serial killer che tra il 1968 al 1985 ha ucciso 16 persone in 8 duplici omicidi.
Oggi, lunedì 29 luglio, nel palazzo di giustizia di Firenze c'è stata un'udienza in cui l'avvocato Vieri Adriani, legale dei familiari delle vittime francesi, ha chiesto la riesumazione del cadavere di Stefania Pettini. Sotto le sue unghie potrebbe essere rimasto qualcosa da poter comparare con il DNA sconosciuto trovato su uno (o forse più) proiettili sparati dalla Beretta calibro 22 del Mostro di Firenze.
L'avvocato e criminologo Edoardo Orlandi, uno degli autori del libro Nessuno-Voci nella storia del Mostro di Firenze, ha spiegato ad Affaritaliani.it cos'è successo e cosa potrebbe accadere ora.
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Che cosa potrebbe essere successo a quel proiettile e al DNA
Orlandi non è riuscito a partecipare all'udienza, ma si fida ciecamente del giudizio e della professionalità del collega Adriani. Quando il proiettile che ha ucciso Mauriot e Kraveichvili fu ritrovato nel 1985, fu subito analizzato dal professore Ugo Ricci. Che, però, non avrebbe fatto certo un lavoro certosino. Infatti, dopo successive analisi, sempre su quel proiettile, fu trovato il DNA di Ricci. "Si è trattato di maldestra contaminazione", spiega Orlandi. Oggi, dalle nuove e ultime analisi, il bossolo è stato riesaminato per sottrazione, ovvero togliendo il DNA di Ricci. Quello che è stato trovato è un materiale genetico nuovo e inedito che potrebbe rappresentare una svolta per questo caso.
"La contaminazione del perito c'è stata, ma io mi chiedo - continua Orlandi - non è che questo nuovo DNA si tratta di un'altra contaminazione? Non può essere che il campione contaminato non fosse già contaminato a sua volta? Potrebbe essere una seconda contaminazione". In poche parole: se ho le mani sporche e inquino delle prove, su quelle prove rimane il mio materiale genetico, ma anche quello della sporcizia in cui potrebbe esserci il DNA di un'altra persona. Se, per sottrazione, viene tolto il primo materiale genetico, rimane l'altro, che non è detto che sia dell'assassino in questo caso.
La connessione con gli altri omicidi e le indagini fatte all'epoca
Sembra che lo stesso DNA sconosciuto emerso oggi sia presente anche in altri due omicidi. Secondo Orlandi, questa sarebbe "una scoperta importante perchè dalla prova genetica" non si scappa. "La confessione non basta. Il vecchietto che confessa l'omicidio e dice di essere stato lui non vale molto senza una prova a sostegno della confessione. Io mi auguro che la genuinità del reperto venga accertata (ovvero che non si tratti di una seconda contaminazione) e, soprattutto, che venga trovata una comparazione".
Sulla comparazione, l'avvocato Adriani ha chiesto la riesumazione di Pettini, una delle vittime del Mostro di Firenze. Sotto le sue unghie potrebbe esserci del materiale genetico da confrontare. "Stefania Pettini ha lottato con le unghie e con i denti contro il suo assassino, ma è in una bara dal 1974. Bisogna vedere se c'è ancora qualcosa da comparare. Si trova DNA nelle tombe dei faraoni, per cui chi lo sa".
Edoardo Orlandi spera vivamente che questo materiale genetico porti a una svolta, anche se non nasconde alcune perplessità: "Questa vicenda non ha mai goduto di una corretta gestione del materiale probatorio, quindi anche una comparazione è difficile. Com'è stato conservato quel reperto? Non si sa. Sono stati ritrovati degli indumenti delle vittime che avevano addosso nel 1984, erano proprio nella loro macchina, eppure non è stato trovato niente di rilevante. La speranza c'è, solo che la speranza si scontra con la realtà. Sarebbe un ottimo colpo di fortuna in questa storia in cui ce n'è stata davvero poca. Per questo spero che ce ne sia, soprattutto per chi cerca la verità".