Cronache
Il Mostro di Firenze, svolta nel caso: trovato un DNA sconosciuto su uno dei proiettili
Le analisi, fatte dall'ematologo Lorenzo Iovino, potrebbero incastrare il seriel killer più famoso d'Italia. Chiesta la riesumazione del cadavere di una delle vittime
Svolta nel caso del Mostro di Firenze: individuato un DNA sconosciuto in un proiettile usato dal serial killer. Chiesta la riesumazione del cadavere di una delle vittime
Ci sono casi di cronaca nera che non smettono mai di tornare sulla bocca di tutti. Soprattutto se sono casi irrisolti e che hanno particolarmente scosso l'opinione pubblica. Come quello del Mostro di Firenze, uno dei serial killer più famosi d'Italia che, tra il 1968 e il 1985, ha terrorizzato il capoluogo toscano commettendo 8 duplici omicidi e uccidendo 16 persone, tutte membri di giovani coppie di innamorati. Oggi, dopo decenni, potrebbe esserci una svolta nel caso: è stato trovato un DNA sconosciuto su uno dei proiettili usati nell'omicidio di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, ma anche in altre munizioni. Lo ha fatto sapere l'avvocato Vieri Adriani, legale di familiari di alcune vittime. "Potrebbero aprirsi nuovi scenari nel giallo infinito del killer delle coppiette", ha detto Adriani. Questo è stato possibile grazie alla ricerca dell'ematologo italiano Lorenzo Iovino.
Le analisi condotte
Iovino ha analizzato le sequenze di DNA presenti nel bossolo dell'omicidio Mauriot-Kraveichvili, uccisi 30 anni fa a Scopeti, e ritrovato solo nel 2015 in un cuscino della tenda in cui dormivano i ragazzi prima di morire. Sulla munizione c'era un profilo ricorrente, mescolato a un secondo profilo sconosciuto. Proprio su questo si è concentrato Iovino: "Il secondo DNA sul reperto V3 non solo non è compatibile con quello delle vittime e del secondo perito balistico che aveva maneggiato il reperto, ma neanche con quello di alcuni indagati, o delle tracce di DNA di altri sconosciuti isolate da Ricci (genetista che ha trovato e analizzato per primo il proiettile) sui pantaloni di Jean Michel e sulla tenda", ha spiegato all’edizione fiorentina de La Repubblica. Inoltre, lo stesso DNA compariva anche su altri proiettili di duplici omicidi, come quello di Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch (9 settembre 1983) e di Pia Rontini e Claudio Stefanacci (29 luglio 1984). Secondo Iovino, il proiettile è "la firma del mostro, almeno in ipotesi. Rimasta impressa al momento di ricaricare l'arma (una Beretta calibro 22)".
La richiesta di riesumazione del corpo
Con queste prove o presunte tali, non si può far altro che continuare con nuove analisi. Per questo l'avvocato Adriani ha chiesto la riesumazione del corpo di una delle vittime. Si tratta di Stefania Pettini, uccisa nel 1974. La donna sembra aver lottato con il suo assassino, quindi per l'avvocato Adriani "non è impossibile pensare che dei campioni biologici siano rimasti per esempio sotto le unghie. Certo, è possibile che non si trovi nulla, per il tempo trascorso o per lo stato di conservazione del cadavere troppo deteriorato. O che, anche in caso di esito positivo, il DNA possa essere incompleto o non comparabile. Resta il fatto che nei casi non risolti bisogna tentare tutto il tentabile".