Omicidio Brindisi, Calò: "Volevo ammazzare l'altro fratello, ma...". Esclusivo
Spuntano nuove rivelazioni scioccanti di Cosimo Calò, l'84enne fratello della vittima, presunto responsabile del duplice omicidio di Tonino Calò e la moglie
Coniugi uccisi nel brindisino, il figlio Vincenzo e la moglie stavano programmando la fuga del presunto killer
“Avevo l’intenzione di ammazzare Carmelo e non avendolo trovato, ho bussato alla porta della casa di Tonino. La notte del 28, dopo averli uccisi, ho meditato di ammazzare Carmelo”: è questa una delle rivelazioni scioccanti che emerge dalla confessione di Cosimo Calò, l’84enne fratello della vittima, presunto responsabile del duplice omicidio di Tonino Calò e Caterina Martucci avvenuto nella serata del 28 febbraio in contrada Canali, nella borgata di Serranova, a Carovigno.
Cosimo e Tonino (e Carmelo) come Caino e Abele, i primi al mondo a sperimentare la difficile coabitazione dell’essere fratelli: Cosimo agricoltore, Tonino il pastore che non riescono a dialogare tra loro due. Una maledizione che, stando alle dichiarazioni dell’avvocato difensore del presunto killer, Carmela Roma, ha contrassegnato l’intera esistenza dei fratelli mettendo in crisi tutte quelle relazioni che contraddistinguono l’uomo.
Per questo Carmelo Calò, fin dalla macabra scoperta dei cadaveri del fratello e della cognata, è stato preoccupato per la propria incolumità al punto che il compagno della figlia Miriam, Gianluca Rizzo, ha fatto ogni sera delle ronde con la propria auto a Serranova. “Abbiamo paura per le nostre vite e quella di Carmelo” aveva raccontato Gianluca giustificando i giri notturni in auto.
Inoltre, la paura è legata a un altro evento avvenuto pochi mesi prima, così come raccontato dalla sorella Calò: “Sei sette mesi fa, arco orario pomeriggio sera, mio fratello Cosimo si è recato presso l'abitazione di Tonino e della moglie, ora defunti. Alla presenza quindi di mio fratello Tonino, della moglie Caterina e degli altri fratelli Carmelo ed io ci ha minacciati di morte profferendo testuali parole ‘vi ammazzo tutti tanto a me non mi arrestano visto che ho superato gli ottanta anni’. Quando è andato via ha detto testualmente ‘va bene, non finisce qua, questo è l'inizio’”.
Cosimo Calò che, a oggi, dovrà rispondere del reato di duplice omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela e dalla premeditazione, nonché di porto in luogo pubblico di arma comune da sparo, aveva addirittura raccontato che la casa del fratello Tonino era frequentata dai criminali della zona e aveva lanciato accuse alla criminalità organizzata di essere coinvolta nel duplice omicidio.
Invece, oggi si scopre che probabilmente l’obiettivo del fucile Breda imbracciato da Cosimo Calò e acquistato dieci giorni prima del duplice delitto, doveva essere l’altro fratello Carmelo e non Tonino.
“Due cose colpiscono del racconto di Cosimo. In prima battuta la determinazione criminale con la quale ha commesso il duplice omicidio con sicura premeditazione avendo acquistato il fucile per un preciso scopo che non può essere certo quello di coltivare, a quella veneranda età, una passione sportiva per il tiro mai avuta per una vita intera” si legge nell’ordinanza firmata dal pm Francesco Carluccio della Procura della Repubblica di Brindisi.
“E la pericolosità dimostrata da Cosimo Calò il quale, dopo aver colpito a morte il fratello Tonino (non certo per un accidente come da lui furbescamente riferito) si dirigeva verso la cognata per eliminare una testimone scomoda e poi, senza che la notte avesse portato rimorso o consiglio, meditava di uccidere anche l'altro fratello Carmelo, dimostrando di avere un odio profondo verso lo stesso”.
La ricostruzione della sera del duplice omicidio
Quella sera del 28 febbraio, Cosimo Calò è uscito di casa nel pomeriggio e con il fucile ha fatto una piccola esercitazione di tiro in un terreno di proprietà del figlio sparando dei colpi contro un muro. Subito dopo si è recato presso i terreni dove si trova l'abitazione di Tonino e, poco più in là, a circa 50 metri, la casa che viene utilizzata come residenza estiva dalla figlia e dal compagno di Carmelo, che nel periodo in cui si trasferiscono a San Vito, gestiscono la sala da ballo. La casa viene utilizzata saltuariamente anche da Carmelo negli altri periodi dell'anno.
“L'intenzione era di ammazzare Carmelo e non avendolo trovato ho bussato alla porta della casa di Tonino, sempre portandomi dietro il fucile carico” ha riferito Cosimo Calò agli inquirenti e agli investigatori che lo hanno ascoltato durante la confessione durata circa 4 ore.
“Una volta aperta la porta, Antonio si sarebbe avventato contro Cosimo facendolo indietreggiare e che nel frattempo sarebbe partito accidentalmente un colpo (circostanza che appare poco plausibile sulla base delle prime osservazioni sulla direzione di tiro del colpo e quindi sulla posizione dell'arma e dei corpi dei due circostanze che saranno approfondite in sede di accertamenti balistici ed autoptici): che avendo ferito mortalmente Antonio, ricaricava l'arma e si spostava per affrontar la cognata Caterina esplodendo verso di lei due colpi nel mentre era nel corridoio cercava di fuggire in camera da letto”.
“L'indomani mattina, alle ore 4.22 – si legge ancora nell’ordinanza - usciva di nuovo prendendo l'autovettura con l'intenzione di andare a trovare il fratello Carmelo per ammazzarlo perché da lui ritenuto causa di tutti i suoi mali e si recava effettivamente nella borgata di Serranova non riuscendo però a rintracciare il fratello; per come emerge dalle telecamere, rientrava a casa intorno alle 5.25”.
Il figlio Vincenzo e la moglie programmano la fuga
Vincenzo Calò, figlio di Cosimo, e la madre stavano programmando la fuga del papà: questo dato emerge nel corso di una telefonata intercorsa tra i due proprio la mattina dell’8 marzo, ossia quando Cosimo Calò è stato accompagnato dai carabinieri presso la casera di San Vito dei Normanni. Durante la telefonata Vincenzo dice alla madre di preparare un bagaglio. Ma i fatti si evolveranno diversamente e il bagaglio che successivamente dovrà preparare la moglie sarò quello con gli abiti che Cosimo Calò indosserà nel carcere di Brindisi.