Palermo-Caivano, delinquere è un'attitudine: come cambia la movida criminale

Da Nord a Sud, dal centro alla periferia: essere un delinquente è ormai un'attitudine, un modo d'essere della gioventù senza più responsabilità

di Maurizio De Caro
Cronache

Baby gang, stupri e social: ecco come è cambiata la movida criminale 2.0 

Movida criminale. Ormai piccoli delinquenti crescono e si riproducono da nord a sud, dalle squallide aree dismesse di vecchi cantieri agli attici ovattati e paludati della grande Milano, non è solo un fenomeno condiviso sui social da giovani e meno giovani ma quasi un’attitudine, un modo d’essere della mala gioventù cui tutto è permesso e che non deve rispondere, a nessuna responsabilità. Certo i casi di Caivano e Palermo sono solo due gocce dell’efferatezza che attraversa la società italiana, una necessità verso la cattiveria che non ha pietà neppure per le caprette o altri animali assortiti.

Perchè lo stato mentale è questo: vivere in una serie che ci giriamo da soli, e poi cercare di fare soldi e avere i soliti quindici minuti di gloria. Non sono neppure mostri perché questa è proprio “la banalità del male” dove la vittima viene gettata dopo aver sfogato ogni tipo di istinto. Ma la violenza non è conseguenza dell’esuberanza e soprattutto l’assenza di rispetto nei confronti di ogni essere senziente è punito dal codice penale, anche se ha collezionato molti like e dunque "cosa vuole che sia commissario è stata una bravata, siamo stai tutti giovani”.

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Ecco, ma il nucleo contaminato della famiglia è quello che ha dato vita, e giustificato fin dall’infanzia questi “nuovi mostri”, che stuprano, uccidono e calpestano ogni forma di dignità vivente. La scuola, la società, la politica, e l’antropologia possono poco che il modello dominante e vincente è quello che viene imposto anche ai più titubanti, una barbaria che non può essere giustificata e che meriterebbe una sanzione per tutta la filiera che l’ha prodotta, dalle madri consenzienti, alla scuola indifferente agli amici indifferenti e complici.

Che società vogliamo esportare, e consegnare a figli e nipoti, un’indifferenziata “periferia-centro” dentro la città di Arancia Meccanica, dove violenze sempre peggiori si annullano e non si elidono,nel silenzio. Che tipo di rapporti affettivi vogliamo insegnare ai nostri adolescenti: fatti valere e se qualcuna non te la da, non significa che non te la vuole dare ma probabilmente fa la scontrosa. Bravi padri che a loro volta hanno commesso atrocità variegate che possono raccontare a quegli sconosciuti individui che vedono saltuariamente davanti allo specchio violento della tivvu.

Lei poi era una poco di buono, una ragazza allegra, una che ci stava quindi il peccato è veniale, anzi ne approfitto per fare una storia sui “social network”, cancro contemporaneo della società scaltra e anaffettiva, produttori digitali di aggressività reale o virtuale sempre destabilizzante.

Il messaggio che giunge dai sette gentiluomini della Vucciria, è che non c’è reato se la coscienza civile non è in grado di considerarlo tale, in fondo anche nel postino suona sempre due volte, Nicolson ha con Jessica Lange un rapporto molto violento, ma sicuramente erotico.

Questi sono i maestri, e questi sono i modelli, perché stupirsene se non si riesce a stigmatizzare con fermezza questi comportamenti criminali, post-movida perché di questo si tratta: al foro Italico è andata in onda la fase finale di un “finale di serata”, dove dopo abbondanti bevute si doveva, badate bene, doveva consumare il rito irrinunciabile della violenza, perché “la carne è la carne”.

E avanti con la retorica del “maschio cacciatore e della femmina buttana”, infatti come un sacco vuoto quella povera ragazza è stata abbandonata in mezzo ai calcinacci, perché l’orda carnivora si è diretta a continuare tra le risa la sua “notte brava”.

Le pene, sia pure severe non bastano (e smettiamola con fantasiosi progetti di castrazione generalizzata), in un mondo alla deriva socialmente e culturalmente è molto difficile fare appelli all’etica, creare reazioni, salvo la retorica partecipazione di star e starlette, sempre pronte a firmare appelli che cadranno nel vuoto. In questo caso l’appello va rivolto a quel poco di anima che è rimasto dentro ognuno di noi, per salvaguardare quei brandelli di umanità ancora pulsanti. Stuprare in gruppo, o in solitudine, è un delitto che definisce il principio che la morte spesso è molto meno dell’imporre, ad una persona violata e buttata nella polvere, di continuare a far finta di vivere.

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