Papa promulga la riforma della Curia: meno dicasteri, più spazio per laici

Per i chierici e i religiosi in servizio nella Curia romana il mandato è quinquennale e può essere rinnovato per un secondo quinquennio

Cronache
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Papa Francesco riforma: tutti, compresi i fedeli laici e laiche, possono essere nominati in ruoli di governo della Curia romana

Papa Francesco ha promulgato la riforma della Curia, introducendo alcune novità tra le quali l'accorpamento dei dicasteri, il maggior spazio per i laci, così come anche per le donne. "In data odierna, 19 marzo 2022, Solennità di San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria, con la presente pubblicazione sul Bollettino della Sala Stampa, il Santo Padre Francesco promulga il testo della Costituzione apostolica Praedicate Evangelium sulla Curia romana e il suo servizio alla Chiesa nel mondo, che entrerà in vigore il giorno 5 giugno 2022, Solennità di Pentecoste. Con l'entrata in vigore della presente Costituzione apostolica viene integralmente abrogata e sostituita la Costituzione apostolica Pastor bonus e in tal modo l'azione di riforma circa la Curia romana trova la sua forma compiuta", si legge nel comunicato della stampa vaticana. 

"Il testo è frutto di un lungo lavoro collegiale, che ha preso spunto dagli incontri del pre-conclave 2013, ha coinvolto il Consiglio dei Cardinali, con riunioni dall’ottobre 2013 al febbraio scorso, ed è continuato sotto la guida del Papa con vari contributi dalle Chiese di tutto il mondo", sottolinea Vatican News.   Inoltre "la nuova Costituzione sancisce un percorso di riforma già quasi interamente attuato negli ultimi nove anni, tramite gli accorpamenti e gli aggiustamenti avvenuti, che hanno portato alla nascita di nuovi Dicasteri". 

Tra le novità più significative l’accorpamento del Dicastero per l’Evangelizzazione della precedente Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli e del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione: i due capi dicastero diventano entrambi pro-prefetti, perché la prefettura di questo nuovo Dicastero è riservata al Papa. Viene poi istituito il Dicastero per il Servizio della Carità, rappresentato dall’Elemosineria, che assume così un ruolo più significativo nella Curia.

Un altro accorpamento riguarda la Commissione per la tutela dei minori, che entra a far parte del Dicastero per la Dottrina della Fede, continuando ad operare con norme proprie e avendo un presidente e un segretario proprio.   Una parte fondamentale del documento è quella che riguarda i principi generali. Nel preambolo si ricorda che ogni cristiano è un discepolo missionario.

Fondamentale, tra i principi generali, la specificazione che tutti – e dunque anche fedeli laici e laiche - possono essere nominati in ruoli di governo della Curia romana, in forza della potestà vicaria del Successore di Pietro: “Ogni cristiano, in virtù del Battesimo, è un discepolo- missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù. Non si può non tenerne conto nell’aggiornamento della Curia, la cui riforma, pertanto, deve prevedere il coinvolgimento di laiche e laici, anche in ruoli di governo e di responsabilità”.   Si sottolinea inoltre che la Curia è uno strumento al servizio del Vescovo di Roma anche a utilità della Chiesa universale e dunque degli episcopati e delle Chiese locali.

“La Curia romana non si colloca tra il Papa e i Vescovi, piuttosto si pone al servizio di entrambi secondo le modalità che sono proprie della natura di ciascuno”. Un altro punto significativo riguarda la spiritualità: anche i membri della Curia romana sono “discepoli missionari”. Evidenziata in particolare la sinodalità, come modalità di lavoro usuale per la Curia romana, un percorso già in atto, da sviluppare sempre di più.Altri aspetti contenuti nel documento sono la sottolineatura della definizione della Segreteria di Stato come “segreteria papale”, il passaggio dell’Ufficio del personale della Curia alla Segreteria per l’Economia (Spe), l’indicazione che l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa) deve agire tramite l’attività strumentale dell’Istituto per le Opere di Religione.   

Ancora, viene stabilito che per i chierici e i religiosi in servizio nella Curia romana il mandato è quinquennale e può essere rinnovato per un secondo quinquennio, concluso il quale essi tornano alle diocesi e alle comunità di riferimento: “Di regola dopo un quinquennio, gli Officiali chierici e membri degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica che hanno prestato servizio nelle Istituzioni curiali e negli Uffici fanno ritorno alla cura pastorale nella loro Diocesi/Eparchia, o negli Istituti o Società d’appartenenza. Qualora i Superiori della Curia romana lo ritengano opportuno il servizio può essere prorogato per un altro periodo di cinque anni”.

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