PizzAut, Acampora: "I fondi della Meloni? Una miseria per 600mila autistici"

Il fondatore della pizzeria gestita da persone autistiche parla con affaritaliani.it dopo la visita del capo dello Stato Sergio Mattarella

di Eleonora Perego
Nico Acampora
Cronache

Autismo, il fondatore di PizzAut Nico Acampora parla con affaritaliani.it: "Voglio arrivare fino al Parlamento europeo"

“Vietato calpestare i sogni”: questo è il motto di PizzAut, la pizzeria italiana gestita da ragazzi autistici inaugurata ieri, 2 aprile, in occasione della Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo. Un’inaugurazione che ha fatto notizia anche e soprattutto per la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha tagliato il nastro di quella che è la seconda sede della realtà inclusiva, l’area ex Philips di Monza. Uno luogo che per tantissimi mesi è stato convertito a centro vaccinale durante la pandemia da Covid, e che ora ha dato spazio a un progetto di inclusività sociale unico nel suo genere, nato da un’idea di Nico Acampora, educatore e papà di Leo, 14enne autistico.

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Proprio Acampora, all’indomani dell’incontro con il capo dello Stato, ha risposte alle domande di affaritaliani.it con uno sguardo al futuro per la sua “creatura”.

Il presidente Mattarella vi ha fatto i complimenti non solo per la pizza, ma anche per le “tappe successive”. Ci sono già nuovi progetti per il futuro?

Per ora abbiamo inaugurato il ristorante di Monza, ma adesso bisogna farlo partire. Da domani mi chiuderò dentro per 20 giorni con i ragazzi di Aut Academy – una realtà formativa per ragazzi autistici, ndr – per consolidare la parte operativa del progetto, in modo che i 25 ragazzi che lavoreranno qui, due dei quali hanno firmato proprio ieri un contratto a tempo indeterminato, possano prendere le misure di questo spazio così particolare, studiato per essere il più sicuro e friendly possibile per le persone autistiche in tutti i movimenti legati al lavoro, dalla cucina alla sala. Non nascondo, però, che stanno giungendo richieste da tutta Italia per aprire altri ristoranti PizzAut, da famiglie, cooperative, associazioni e alcuni imprenditori. Ecco perché l’idea è quella di realizzare nel prossimo futuro un franchising, per offrire maggiore possibilità di lavoro a più persone. E contestualmente formare altri ragazzi da inserire non solo nelle strutture PizzAut, ma anche in altre strutture di ristoratori che intuiscono le loro qualità lavorative, e che vorranno inserirli in ambienti meno protetti e meno strutturati di PizzAut. Alcune delle aziende partner, che vengono da noi a cena e a pranzo, hanno già assunto delle persone: Toy Center, Coop Italia, Danone… Hanno riconosciuto che i ragazzi sono in grado di fare, e di fare bene.

Si sarebbe mai aspettato, quando ha avuto l’idea prima della pandemia, di arrivare sin qui?

Non mi sarei mai aspettato di avere il presidente della Repubblica a pranzo nel nostro ristorante, ma è anche vero che ho studiato e lavorato a questo progetto per fare in modo che potesse essere replicabile e scalabile. Io non mi sono occupato mai di ristorazione, ma una delle prime cose che ho fatto è stata registrare il marchio PizzAut, poi studiare arredamenti e forni perché potessero essere ripetuti come modello. Questo è un progetto di rara bellezza ma anche di rara fatica, e io questo sforzo lo sto facendo per cercare di cambiare il più possibile la situazione, sia da un punto di vista culturale e della sensibilizzazione, ma anche dal punto di vista concreto. Un ristorante solo può modificare la vita di venti ragazzi, ma gli autistici in Italia sono 600mila. Da qui l’idea di aprire un franchising in cui – ci tengo a ribadirlo – i ragazzi fanno un lavoro vero, e prendono uno stipendio vero.

Le persone autistiche, e voi famiglie, sentite il sostegno delle istituzioni, dello Stato? In fondo il suo è un progetto partito e finanziato privatamente…

Sicuramente avere qui Mattarella è un grande gesto di vicinanza alle persone autistiche: non so quanti altri capi di Stato faranno un gesto di questa portata. Spero però che la sua presenza stimoli le altre parti dello Stato a fare di più, perché oggi in Italia le istituzioni, nel senso dei servizi, sono pochi e poco attenti all’autismo. Basti pensare che i nostri figli a scuola hanno la maggior parte degli insegnanti di sostegno senza alcuna preparazione. Molti bambini hanno una prima diagnosi di autismo a due anni, ma la presa in carico da parte delle Regioni arriva a sei, e quindi ci sono quattro anni buttati. La maggior parte delle terapie sono legate al mondo del privato. In Italia si pensa solo alla logopedia e alla psicomotricità, il che vuol dire che se il bambino non ha problemi logopedici nessuno se ne fa carico. Io spero che PizzAut smuova non solo l’attenzione nei confronti del lavoro. Il Presidente della Repubblica è “presente”, ma la sua presenza deve essere da incentivo agli altri livelli dello Stato, che devono cercare di essere altrettanto presenti, dove presenti vuol dire cambiare ciascuno per le proprie competenze l’attenzione ai bisogni. Il Presidente l’ha fatto anche dicendo che non sarebbe in grado di fare quello che fanno loro, è rimasto colpito dalla qualità della pizza e del servizio. Ed erano tutto tranne che parole di circostanza.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto che sono stati stanziati 77 milioni di euro per il Fondo autismo. È abbastanza?

77 milioni di euro per 600 mila persone autistiche, mi dica lei se sono una cifra importante. Tengo a precisare che è più che apprezzabile l’impegno della Presidenza del Consiglio e del Governo a mettere questi soldi, ringrazio la premier Giorgia Meloni, ma non è questo che fa la differenza. La differenza è avere neuropsichiatri in numero sufficiente, avere diagnosi tempestive, la possibilità di fare terapia in modo adeguato, avere insegnanti di sostegno preparati. Solo per fare un esempio, ad oggi gli insegnanti di sostegno si preparano perlopiù in maniera privata. Io sono felicissimo che qualcosa si stia muovendo, ma ci deve essere più di qualche cosa, e deve avere una velocità di marcia più importante.

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L’anno scorso avete festeggiato la prima sede di PizzAut – a Cassina de' Pecchi – con Papa Francesco, quest’anno con il presidente della Repubblica. Ospiti per il prossimo anno?

È curioso, ne ho parlato proprio con Mattarella al tavolo. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in un suo recente discorso ha menzionato il “papà italiano che ha inventato la pizzeria gestita da ragazzi autistici”. Che sarei io. Con il presidente dicevamo che sarebbe bello andare al Parlamento europeo con la brigata di PizzAut per cucinare le pizze agli europarlamentari. In Europa ci sono 6 milioni di persone autistiche, praticamente un piccolo Stato che è escluso dai servizi e dal mondo del lavoro e della socialità; portare alcune eccellenze italiane, come la pizza e l’amore, in Europa per favorire processi di inclusione lavorativa sarebbe meraviglioso. Questo è il nostro sogno.

Ha paura che, senza la presenza delle istituzioni, dopo di Lei i ragazzi autistici saranno “nuovamente abbandonati”?

In tanti lo chiamano il “dopo di noi”, ma io quando sento questa espressione faccio un gesto apotropaico. Io voglio fare le cose per mio figlio adesso, quando ci sono. Se il presente diventa un presente di dignità e di crescita, anche il futuro sarà migliore. Le faccio solo un esempio: nel ristorante abbiamo aperto due spazi come “palestra di autonomia abitativa”, in cui insegnare ai ragazzi a vivere da soli, dal fare le lavatrici, lavare i pavimenti a dormire da soli senza mamma e papà. Questo per dire che è inutile aver paura del futuro, il futuro si costruisce adesso. Ed è lo stesso motivo per cui ho fatto PizzAut: ci sono 600mila persona autistiche, quindi 1 milione e 200 mila genitori: io mi dovevo muovere, non potevo lasciar crescere mio figlio nel niente. E poi dico sempre che, pensando al futuro di mio figlio, mi sono imbattuto nel presente di un sacco di altri ragazzi meravigliosi in età da lavoro. Alcuni all’inizio mi hanno anche detto: “Acampora sei più handicappato dei tuoi ragazzi se pensa di riuscirci, nessuno l’ha mai fatto prima”. Eppure eccoci qui.

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