Vannacci e politically correct, “fascismo autobiografia di questa nazione"

Uno spazzino sarà sempre uno spazzino, un africano sarà sempre un africano, un cretino sarà sempre un cretino

di Maurizio De Caro
Generale Vannacci e Pietro Gobetti
Cronache

Il politically correct ucciderà la libertà d'espressione

In principio furono i busti di Mussolini sull’etagere del Presidente La Russa a essere additati come insopportabili esempi di “politicamente scorretto” e poi il Duce? figuriamoci. Ma nessuno avrebbe potuto immaginare che dopo le rocambolesche esternazioni del Generale Vannacci, si scatenasse l’inevitabile corsa a chi può essere il più scorretto di tutti. I temi sono molto importanti ma quello che si evince è che vivevamo, fino a ieri, in un limbo di auto-censura, dove anche l’opinione su una tendenza sessuale poteva diventare argomento di sanzione penale e civile (De Zan ce ne liberi).

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Insomma se non posso insultare chi voglio che libertà è? E poi perché devo usare un linguaggio paludato e circonvoluto invece di andare al sodo? Mi pare che il rumoroso dibattito che si è sviluppato immediatamente stabilisce il principio che niente e nessuno debbano porsi al di sopra dello sberleffo, della satira, e addirittura della stigmatizzazione. Mi spiego meglio, il concetto di Famiglia è quanto più articolato e vacuo che esista, coppie, single, due uomini, due donne, o multipli vari, ma dopo la beatificazione della Murgia, e Murgine e Murgini, tutto sembrava spostato verso quello che poteva essere diverso da quanto la tradizione aveva giustamente desiderio di tramandare.

E poi se ci piace perché fare i moderni a tutti i costi? Credo che il significato del dibattito attuale debba essere spostato in questa direzione, dall’insostenibile pesantezza dell’utero a pagamento, al matrimonio, alla coppia, ai Padri e alle Madri, che semplicemente hanno avuto un ruolo biologico e fisico in qualsiasi procreazione umana. Tutto qui, con buona pace degli insopportabili chic trans-qualcosa che sentenziano dalle loro belle ville e dalle loro comodità consolidate e gli altri? E il mondo spicciolo, quotidiano deve farsi ammorbare dalle spericolate teorie gender, nell’indifferenza obbligatoria tra maschio e femmina, e del “siamo tutti uguali” e la diversità diventa norma e dunque retorica.

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Non si possono fare commenti di alcun tipo e si scivola verso la deriva che considera Amici Miei, una trilogia cinematografia sessista e omofoba, da mettere all’indice. Una pena senza limite, poi passeranno a Bond (iper-sessista), alla Sirenetta transessuale e alle bionde nude di Kubrik (donne-oggetto), e al bacio senza consenso del Principe Azzurro alla Biancaneve di colore: scusate ma da questo mondo voglio scendere! Avevamo bisogno di una ventata di neo contro-radicalismo per contrastare la dittatura del pensiero banale unico, che impone “l’auto-censura nell’assenza di giudizio”.

Sgarbi non può diventare il paladino del pensiero libero ma quando ricorda che “l’architettura fascista” è stata tra le migliori del secolo, perché il regime aveva una visione, non sempre, ma almeno ha fatto qualcosa per articolare, per esprimere un’identità, ha ragione e questo vale in tutte le arti. Altro pensiero pericoloso: i migranti, intesi come indifferenziata invasione (parola razzista), da ammassare in luoghi che ricordano le prigioni di provenienza, ma  per alcuni è una forma di dignità, e se si spostano in cento nella “sinistrissima e affaristissima” Emilia, allora sono guai sociali.

Pare che i sensi di colpa svaniscano nel momento in cui si descrivono azioni eroiche, e posizioni allineate, convenienti, nessuno ha il diritto di dire che l’hotspot è la declinazione contemporanea del tappeto dove nascondere “la polvere dell’umanità”. Poi c’è l’ultimo tema della violenza quotidiana, dovuta a fatti trasversali e sicuramente non ascrivibili ad etnie altro incubo razzista (leggi alla voce Cerno, direttore dell’Identità che ha finalmente affermato che “tutti” gli albanesi sono ladri), ma di fatto l’indulgenza di cui parla il Generalissimo, è evidente e condivisa, qui l’occidente europeo ha sentito fortemente la necessità di esprimere un buonismo becero, che nasce dalla sua antichissima storia di violenze, di colonialismi, di sottomissioni.

E’ bastato un volume auto-prodotto per scoprire il Vaso di Pandora dell’ipocrisia italica, e far capire come dicevano alcune menti veramente illuminate come Piero Gobetti, che “il fascismo è l’autobiografia di questa nazione” e non “una parentesi” come affermava Benedetto Croce. Facciamocene una ragione, quello che dice e pensa Vannacci, ce lo diciamo di nascosto nelle nostre camerette, certo quell’imprinting si ripete, si evolve, si trasforma, e non ricorda ovviamente “vogliamo i colonnelli” ma rimane presente come un ectoplasma.

Cambiare il nome alle cose non equivale a rimuoverne i significati: uno spazzino sarà sempre uno spazzino, un africano sarà sempre un africano, un cretino sarà sempre un cretino (fascista o comunista) a prescindere dalle frequentazioni sessuali, e dunque soggetto a sfottó, leggeri o pesanti, come nella tradizione di questo paese. Oggi siamo più liberi di insultarci a vicenda, da destra e da sinistra, che poi è quello che abbiamo sempre fatto da migliaia di anni.

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