Processo Eni, "Rifiuto atto d'ufficio". Chiesto il processo per i due pm
Chiesto il rinvio a giudizio per De Pasquale e Spadaro. La Procura: "Non hanno voluto depositare prove favorevoli agli imputati e le chat false di Armanna"
Processo Eni, i pm De Pasquale e Spadaro verso il rinvio a giudizio
Il processo Eni-Nigeria si è concluso il 17 marzo 2021 con assoluzioni "perché il fatto non sussiste", l'Appello ci sarà il 19 luglio. Ma si apre un nuovo filone nelle indagini, la Procura di Brescia - si legge sul Corriere della Sera - ha chiesto il rinvio a giudizio del procuratore aggiunto di Milano e responsabile del pool affari internazionali, Fabio De Pasquale, e del pm Sergio Spadaro (oggi alla nuova Procura europea antifrodi) per "rifiuto d’atto d’ufficio», cioè per non aver voluto depositare nel 2021 prove potenzialmente favorevoli agli imputati del processo per corruzione internazionale Eni-Nigeria. L’accusa è di aver lasciato le parti ignare di talune prove che, trovate dal pm Paolo Storari e segnalate quantomeno dal 15 e 19 febbraio 2021 in mail all’allora procuratore Francesco Greco e all’altra sua vice Laura Pedio, potevano riverberarsi sulla traballante attendibilità dell’accusatore di Eni.
L’ufficio bresciano del procuratore Francesco Prete - prosegue il Corriere - contesta a De Pasquale e Spadaro di non aver depositato le vere chat del telefono di Armanna dalle quali emergeva un suo rapporto patrimoniale di 50.000 dollari con il teste che doveva confermarne le accuse a Eni, il supposto 007 nigeriano «Victor». Un altro filone riguarda gli screenshot delle asserite chat che Armanna (mostrandole nel novembre 2020 in una intervista a un quotidiano, per introdurle di sponda nel circuito giudiziario) sosteneva di aver scambiato nel 2013 con Descalzi e Granata a riprova del loro ruolo di depistatori: qui Brescia contesta a De Pasquale e Spadaro di non aver depositato le indagini dalle quali Storari aveva compreso che quelle chat erano un clamoroso falso.