Sanità, il paradosso: carenza di medici ma pensioni anticipate. Lo sfogo: "Sarei rimasto altri anni"

Michele Zoboli è stato costretto a lasciare a 69 anni, nonostante la raccolta di firme dei pazienti per farlo restare: "Mi sento tradito"

di redazione cronache
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Sanità, il medico di famiglia costretto ad andare in pensione. Un paradosso tutto italiano

In Italia c'è il drammatico problema della carenza di medici, ma per paradosso quelli di età avanzata che vogliono continuare a lavorare vengono costretti a lasciare. Questo è il caso di Michele Zoboli, il medico di famiglia che si sente "tradito e amareggiato" a poche settimane dai suoi 70 anni. Dopo 38 di servizio a San Pietro in Casale e Galliera (Bologna) dovrà dire addio al suo lavoro. Lui che, invece, - riporta Il Corriere della Sera - avrebbe voluto continuare per altri due anni. Come prevede la legge e come avviene in altre parti d’Italia. "Mi dispiace - si sfoga Zoboli - soprattutto per i miei pazienti. Io non li visito mica al telefono. Mi hanno insegnato a fare così e per questo mi considerano ormai uno di famiglia. Molti sono anziani. Con loro, oltre alla ricetta, serve anche saperli ascoltare e magari offrire una parola di conforto".

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Anche i vertici dell’Ausl di Bologna si erano impegnati, soprattutto dopo la mobilitazione dei pazienti che avevano raccolto oltre mille firme. Non sembrava esserci alcun intoppo e la disponibilità di Zoboli - prosegue Il Corriere - era coerente con l’esigenza di tenere in servizio medici più anziani, visti gli enormi vuoti d’organico. Ma qualche settimana fa, a sorpresa, l’Ausl ha assegnato il posto di Zoboli a un altro medico. Lui si è rivolto al Giudice del Lavoro, che però ha respinto il ricorso in base a una clausola della disposizione dell’Ausl che gli permetteva di restare in servizio "solo se permaneva la carenza d’organico". Condizione che è venuta meno nel momento in cui un altro medico ha fatto richiesta per quel posto.