Naufragio Concordia/ "Schettino libero? Io ho perso mia moglie, non c'è fine pena"

Il marito di Maria Grazia, morta sulla Concordia, commenta la semilibertà chiesta dall'ex comandante: sono arrabbiato

di redazione
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Tragedia Concordia, Schettino verso la semilibertà: l'ira dei parenti delle vittime

Torna d'attualità la tragica vicenda del naufragio della Concordia del 13 gennaio 2012, costato la vita a 32 persone. Per le conseguenze di quella drammatica notte l'ex comandante Francesco Schettino era stato condannato nel 2017 a 16 anni di reclusione per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, naufragio colposo e abbandono dell’imbarcazione. Ora Schettino ha avanzato la richiesta di semilibertà. La decisione spetta al Tribunale di Sorveglianza di Roma, che si pronuncerà il prossimo 4 marzo. "Mi sento impotente - dice a Il Corriere della Sera Elio Vincenzi, marito di Maria Grazia Trecarichi, la donna che fu trovata un anno dopo tra i dispersi - perché non posso fare nulla. Perché per la legge lui può uscire mentre per noi vittime non c’è fine pena".

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"Io me lo aspettavo. Dal momento in cui, a partire dal 2020, - prosegue Vincenzi a Il Corriere - Schettino ha lavorato alla digitalizzazione di documenti giudiziari relativi alla strage di Ustica e al sequestro di Aldo Moro, ho capito che si sarebbe probabilmente andati in quella direzione. Sono arrabbiato. Ma so anche che in Italia la legge è quello che è: la mia non è una polemica con la magistratura. Ma c’è un meccanismo che fa parte della giustizia che non mi piace".

"A Schettino - conclude Vincenzi - vorrei fare alcune domande: come ha fatto un comandante di nave ad abbandonare le vittime e la nave? Come ha fatto ad andare in cabina per cambiarsi per poi salire su una scialuppa? Come ha fatto a chiedere una cima per rimettere in pari una nave lunga quanto due campi di calcio? E soprattutto vorrei chiedergli che fine ha fatto il suo pc". Mai più ritrovato.

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