Sharon, venti volti per risolvere il giallo. Caccia all'uomo in bici: ha colpito o visto tutto
I pm continuano ad avere una convinzione: qualcuno conosce la verità ma non parla. Chi sta coprendo il killer e perché?
Sharon Verzeni
Omicidio Sharon, la zona di spaccio e degrado. La pista che porta a un pregiudicato
La verità sull'omicidio di Sharon Verzeni, la 33enne della Bergamasca uccisa lo scorso 30 luglio, ancora non c'è ma il cerchio si stringe sempre di più. Sarebbero venti le persone nel mirino, si tratta di tutti i soggetti inquadrati dalle telecamere nei pressi del luogo del delitto e proprio nell'orario in cui qualcuno ha colpito con diverse coltellate Sharon e poi è fuggito facendo perdere le proprie tracce. C’è la convinzione - riporta Il Corriere della Sera - che ancora qualcuno non stia parlando, il che potrebbe dipendere dalla volontà non tanto di coprire il killer, ma più di mantenersi ai margini, nel sottobosco di una zona di spaccio e degrado con un elenco di pregiudicati tra gli assidui frequentatori.
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L’attenzione, al momento, è su una ventina di persone inquadrate dagli impianti di videosorveglianza ai margini della scena del delitto. È trapelata la notizia - prosegue Il Corriere - di una certa attenzione data a una persona in bicicletta, e in effetti è così. Questa persona, probabilmente un uomo, si aggirava in via Castegnate attorno alle 00.50 del 30 luglio, ma chi indaga propende più per un testimone oculare che non per il responsabile. Comunque, sarebbe importante.
Ieri sono continuate le convocazioni in caserma, dove a persone mirate viene anche chiesto di sottoporsi al test del Dna (sarebbero 40 finora quelli inviati al Ris di Parma, ma gli inquirenti non confermano alcun dato) nella speranza che giungano esiti di interesse sui reperti, come gli abiti e alcuni coltelli: l’arma del delitto ancora manca. Il compagno Sergio Ruocco ha trascorso la domenica a casa della famiglia Verzeni. Con una breve nota, attraverso il loro avvocato, i genitori e i fratelli vogliono ringraziare gli inquirenti "per l'instancabile lavoro".