Smart mobility? Ecco perchè le città devono essere prima accessibili a tutti

Prima di parlare di città smart dobbiamo migliorare gli spazi costruiti e rendere le nostre città più accessibili. Commento

di Marco Foti
Cronache

Smart mobility? Le città devono essere prima accessibili e inclusive per tutti

Studi di settore evidenziano come il 56% della popolazione mondiale viva in città ed entro il 2050 questa tendenza è destinata ad aumentare portando la concentrazione negli agglomerati urbani a quasi il 70%. Molte città, oggi, hanno avviato l’adozione di modelli in grado di rispondere alle nuove esigenze di mobilità dei cittadini negli ambiti urbani. Secondo l’ONU la progressiva urbanizzazione potrebbe rivelarsi un fattore positivo sia a livello economico sia in termini di qualità della vita. La crescente concentrazione di persone nelle città consente di programmare servizi agli abitanti più rispondenti alle esigenze in quanto maggiormente economici.

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D’altro canto le proiezioni dell’OCSE indicano un aumento significativo della domanda di mobilità in ambito urbano entro il 2050, che si raddoppia addirittura se confrontata al 2015. È fuor di dubbio che tali volumi di traffico provochino impellenti preoccupazioni in termini di spazio occupato ed infrastrutture. Inoltre, tale concentrazione negli ambiti urbani non deve essere vista in modo negativo ma può aiutare a minimizzare l’impatto ambientale purché le amministrazioni sviluppino politiche e pratiche tali da preparare il territorio all’ingente flusso di persone. Nelle città del futuro, che in parte prendono forma anche già nel presente, la smart mobility rappresenta uno dei temi da sviluppare per rendere l’ambiente urbano più rispondente ai cittadini, puntando ad offrire una mobilità sicura, flessibile, integrata e conveniente, da più punti di vista.

È palese che non tutti gli utenti della strada godono degli stessi diritti; esistono infatti categorie di utenze definite "deboli" composte da soggetti diversamente abili, anziani ed altri. Infatti, molte persone con ridotte capacità motorie, visive o uditive, si trovano, purtroppo, ad essere ancora in parte discriminate poiché uno scalino o la larghezza di una porta sono loro di impedimento nelle varie occasioni di vita sociale. Per cui è necessario, prima di parlare di città Smart, capire se gli ambiti urbani siano accessibili a tutte le persone che intendono spostarsi nel corso degli anni. I centri urbani, ed i relativi sistemi per la mobilità, sono scomodi per tutti e per molte persone sono addirittura impraticabili. Su questo vi è una convinzione generale al punto che il Governo ha insediata una Commissione di studio per migliorare l’accesso ai servizi di mobilità delle persone con disabilità, con l’obiettivo di rafforzare i loro diritti per la fruizione dei servizi di trasporto, in tutte le sue forme di modalità. Secondo l’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane dell’Università Cattolica, nel nostro Paese le persone disabili sono quasi 13 milioni, più del 20% della popolazione ovvero più di un italiano su 5. Oltre 3 milioni sono in condizione di grave disabilità e quasi 1 milione e 500 mila ha una età superiore a 75 anni.

Per cui prima di parlare di città smart dobbiamo migliorare gli spazi costruiti e rendere le nostre città più accessibili. Secondo l’art. 26 della Legge 104/92 le Regioni sono tenute "a disciplinare le modalità con le quali i Comuni dispongono gli interventi per consentire alle persone handicappate la possibilità di muoversi liberamente sul territorio, usufruendo, alle stesse condizioni degli altri cittadini, dei servizi di trasporto collettivo appositamente adattati o di servizi alternativi".

Le Regioni sono tenute ad elaborare, nell’ambito dei "Piani Regionali di Trasporto" e dei "Piani di adeguamento delle infrastrutture urbane", i "Piani di mobilità delle persone handicappate", da attuare anche mediante la conclusione di accordi di programma al fine di "assicurare la mobilità delle persone disabili e di supplire, con mezzi adeguati, alla carenza o assenza di accessibilità nel Trasporto Pubblico Locale". Valorizzare strumenti come il "Piano della mobilità delle persone diversamente abili" significa indirizzare l’amministrazione pubblica verso l’articolazione di una serie di approcci che permettano un sostanziale miglioramento della qualità degli spostamenti delle utenze deboli attraverso la proposta di azioni e misure orientate ai servizi di trasporto ed alle infrastrutture architettoniche. Un piccolo passo per un grande obiettivo:
rendiamo accessibili le città a tutti prima di parlare di Smart Mobility.

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