Spagna, donna contagiata dall’Hiv dopo una tac. 150mila euro di risarcimento
Nel corso dell'indagine, è venuto fuori che quello stesso giorno c'erano stati altri due contagi postumi all'esame e cinque di epatite C nella stessa struttura
Malasanità: una tac veicola il contagio dall’Hiv
Immaginate di essere malati e aver bisogno di cure ed esami in ospedale, di una tac per esempio. Sottoporsi a questa procedura di routine, per poi scoprire di aver contratto l’Hiv. È successo realmente nel 2018 a una 32enne spagnola, affetta da "carcinoma ovarico, carcinosi peritoneale e ascite", ha vissuto quest’incubo presso l’Ospedale pubblico Gregorio Maranon di Madrid.
Il sospetto nella giovane donna è nato quando ha iniziato ad accusare dei problemi ai reni, che, dopo ulteriori accertamenti, hanno portato all’amara scoperta. In sede di processo – come riporta El Paìs – il governo regionale si è difeso “assicurando che l'infezione non era "correlata alle cure ricevute" e che l'assistenza sanitaria fornita era stata "adeguata e conforme alle leggi". "Non si può escludere che l'infezione da Hiv sia legata alla sua attività di dentista o alle cure ricevute in centri privati", si legge addirittura tra le tesi della difesa.
Nonostante il fermo respingimento dell’ente pubblico però, la verità era un’altra ed è stata riconosciuta. Secondo i giudici infatti, considerata "l'esistenza di due casi positivi di Hiv nella data in cui è stata eseguita la Tac sulla donna" e “i precedenti contagi da epatite C avvenuti nello stesso centro e con lo stesso test” hanno condannato l’ospedale a risarcire la donna per il danno subìto con una somma di 150mila euro per "inadempienze nelle procedure lavorative".