Strage di Viareggio, "alto rischio di ripetersi: la situazione è preoccupante"

Intervista a Maurizio Barsella, coordinatore di Cub Trasporti Toscana, mentre inizia l'appello bis per l'incidente ferroviario del 2009 dove morirono 32 persone

di Francesco Bertolucci
Cronache
Condividi su:

“Se non cambieranno le cose, quanto accaduto a Viareggio potrebbe ripetersi”

Inizia oggi, 7 marzo 2022, a Firenze la prima udienza del processo di appello bis per l'incidente ferroviario di Viareggio del 29 giugno 2009 dove, a seguito delle svio di un carro di un treno merci trasportante gpl  (gas di petrolio liquefatti) e del suo danneggiamento che causò un incendio, morirono 32 persone, di cui tante all'interno delle loro case. (Aggiornamento: il processo è stato rimandato al 7 aprile. Leggi qui la notizia)

Incidente che, non fosse stato per la prontezza dell'allora capostazione Carmine Magliacano che stoppò il passaggio di un Intercity e un regionale che stavano per transitare, avrebbe potuto avere esiti addirittura peggiori.

La sentenza della Cassazione dell'8 gennaio 2021 – dove i giudici della Corte affermarono che “il controllo sulla correttezza della manutenzione avrebbe evitato il sinistro perché sarebbe emersa l'assenza della documentazione inerente la storia manutentiva del carro e dei suoi componenti e quindi esso sarebbe stato escluso dalla circolazione” -  si era chiusa con l'esclusione dell'aggravante dell’incidente sul lavoro dall’accusa di omicidio colposo plurimo, facendo così scattare la prescrizione per questo reato.

Ora la Corte d’Appello, nel processo bis, dovrà rideterminare le condanne dato che l’unico reato rimasto contestato a questo punto è quello di disastro ferroviario. Il processo vede imputate 16 persone, tra cui Mauro Moretti, Michele Mario Elia, Vincenzo Soprano e Mario Castaldo. 

Ma cosa potrebbe significare l'esito di questo processo per il futuro della sicurezza ferroviaria italiana? E oggi, un altro incidente come quello accaduto a Viareggio, sarebbe ancora possibile? Lo abbiamo chiesto a Maurizio Barsella, coordinatore della Confederazione Unitaria di Base (Cub) Trasporti Toscana. .

Cosa significa questo processo per la sicurezza ferroviaria italiana? Ad esempio, la sentenza della Cassazione dell'8 gennaio 2021 sull'incidente ferroviario di Viareggio, ha avuto o potrà avere ripercussioni anche sulla sicurezza ferroviaria?

“È presto per capire quali saranno gli effetti di un processo sulla sicurezza ferroviaria italiana che ha appena cominciato a produrre giurisprudenza. Quello che però possiamo dire è che la portata della sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione l’8 gennaio 2021 inevitabilmente ha avuto ed avrà conseguenze sulla sicurezza ferroviaria, come del resto è già successo ogni volta che una sentenza interviene negativamente e tout court su materie complesse come quelle riguardano salute e sicurezza nei luoghi ed ambienti di lavoro.

Tali conseguenze comportano un clima di 'scampato pericolo' per l’intero sistema di gestione ferroviario ovvero sia le imprese ferroviarie che il gestore dell’infrastruttura ferroviaria. La sentenza infatti ha mandato assolte le personalità giuridiche delle imprese. Un clima che, a cascata, contribuisce a determinare scelte politiche e programmazioni inerenti l’esercizio del traffico ferroviario di un certo tipo. Basti pensare ai dispositivi anti svio che ancora non vengono applicati sui treni viaggiatori e, se non in pochissimi casi, sui treni merci. O, ad esempio, con quanto sta avvenendo in riguardo ai freni dei treni merci”.

Dopo l'incidente del 2009 è aumentata sensibilmente la sicurezza del traffico merci su rotaia?

“Vorremmo poter dire di sì, perché significherebbe che la morte di 32 persone, tra cui dei bambini, e feriti gravi e gravissimi causati dalla Strage ferroviaria di Viareggio sia stata di insegnamento per l’intero sistema che è a monte della gestione della circolazione ferroviaria. Nella realtà invece sono avvenuti altri possibili disastri, di cui l’episodio di Sarzana dell’ottobre scorso è il caso più conosciuto: un carro di un treno carico di GPL è rimasto con i freni serrati per chilometri e ha sviluppato fiamme senza che nessun rilevatore automatico di linea rilevasse temperature di allarme.

Solo grazie al tempestivo allarme dato da un treno incrociante è stato possibile arrestare il treno e consentire l’intervento dei Vigili del fuoco. Abbiamo quindi ad oggi un grave problema, in Italia come in Europa, che interessa il sistema frenante dei treni merci e per questo come Organizzazione Sindacale Cub-Trasporti abbiamo presentato il 31 gennaio scorso un esposto alla Commissione Europea, alle agenzie di sicurezza ferroviarie europee e agli organi statali e di vigilanza italiani, affinché si intervenga tempestivamente su questa tipologia di freni e sulla gestione delle emergenze in linea”. 

In generale, inteso per tutti i tipi di treni, com'è oggi lo stato della sicurezza ferroviaria in Italia?

“Se leggiamo i dati forniti da ANSFISA (l’agenzia italiana deputata a monitorare la sicurezza ferroviaria) sui rischi derivanti dall’attuale sistema frenante dei treni merci e se ci riferiamo ai disastri ferroviari di Pioltello, Corato, Livraga e Caluso che sono i casi più eclatanti di questa escalation di incidenti, non siamo in condizione di affermare che lo stato di salute della ferrovia risponda particolarmente roseo. In aggiunta dobbiamo poi tener conto, spesso se non quotidianamente, di deragliamenti, incendi o principi di incendi ai carri merci, investimenti di mezzi rimasti fermi o in corso di attraversamento sui passaggi a livello, di scontri tra treni in manovra e i morti sul lavoro: nel quinquennio 2015-2019 ci sono stati mediamente 2.400 infortuni l'anno, con circa 5 casi per anno di infortuni con esito mortale.

Una situazione quindi decisamente preoccupante che trova “alleati” in un’organizzazione del lavoro che tende a una sempre maggior velocità di esecuzione delle lavorazioni, ed a un aumento delle stesse con meno personale. Dal nostro punto di vista sul lavoro, poi, precarietà, frammentazione societaria e ricorso all’esternalizzazione delle lavorazioni sono cornici che covano gli infortuni”.

Oggi un'altra 'Viareggio' è possibile?

“Se non ci saranno inversioni nelle politiche decisionali non è remoto affermare che possa ripetersi quanto accaduto a Viareggio. Riprendendo le parole di ANFISA del comunicato del 10 febbraio scorso, in riferimento al sistema frenante dei treni merci, 'il rischio potenziale è molto alto'. Quell’impianto di rinvio alle imprese su cui si sviluppa la sicurezza è per noi foriero di infortuni, perché la logica di impresa è contaminata dall’utile di impresa e pertanto tornerà fisiologicamente a tagliare: in una parola cerca l’incidente per stargli appena sopra.

È inoltre riscontrabile che le verità processuali si discostano, in senso avverso, dalla verità “storica” e questo non aiuta a far germogliare un’adeguata cultura della sicurezza. Senza dubbio saranno necessarie mobilitazioni e prese di posizioni nette da parte di tutte le realtà che sono collegate al mondo ferroviario per far cambiare la rotta. Non è infatti pensabile delegare la sicurezza a un decisore politico che per svariati motivi sembra non voler rendersi conto dei campanelli di allarme che stanno suonando in modo forte e continuativo.

Secondo noi solo lasciando i lavoratori liberi di fare osservazioni e dargli voce e proporre soluzioni si aumenta il sistema complessivo di contenuti verso la sicurezza, invece il clima di elusione di questo punto ha come conseguenza l’allontanamento del punto. Come organizzazione sindacale saremo presenti oggi al fianco dei familiari della strage di Viareggio e di tutte le stragi proprio per sostenere che il diritto alla vita e alla salute non può e non deve essere prevaricato dagli interessi economici”.

 

LEGGI ANCHE:

Guerra Ucraina: Martvienko, zarina di Pesaro e amica di Putin in fuga

 

Fabrizio Corona è pronto a combattere in Ucraina e "morire in gloria"