Torino, rubavano e rivendevano autoricambi: sette arresti. VIDEO

Sequestrate marmitte, autoradio, pneumatici, parti dei motori, blocchi elettronici per l'infotainement di provenienza illecita per oltre 2 milioni di euro

Di Redazione Cronache
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Torino, rubavano dai camion e rivendevano autoricambi: sequestrati 2 milioni di merce, sette arresti

La Polizia di Stato ha eseguito 7 misure, 6 cautelari in carcere e un obbligo di presentazione alla Pg, nei confronti dei componenti di una organizzazione dedita al furto e alla ricettazione di ricambi e componenti per auto che venivano immessi nel mercato parallelo. L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, nasce nel febbraio del 2022 quando si è registrato un incremento di furti di merce su veicoli commerciali in sosta notturna con la tecnica del taglio del telone. I furti, verificatisi all’inizio nelle aree di servizio Stura Sud e Stura Nord della Tangenziale Nord di Torino, riguardavano in prevalenza ricambi di autoveicoli. Nell’attività risulterebbero coinvolti, a vario titolo, persone e società orbitanti nel settore automobilistico attivissime nella commercializzazione di autoricambi su diverse piattaforme web per la compravendita on-line. Sono stati inoltre scoperti alcuni magazzini in provincia di Torino per lo stoccaggio degli autoricambi di provenienza illecita in attesa della commercializzazione. 

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Durante l’arco temporale in cui si è sviluppata la complessa vicenda, è stato possibile sequestrare numerosi autoricambi originali per un valore commerciale di 2 milioni di euro circa, e sono state raccolte le fonti di prova in capo a 18 persone, ritenute responsabili del furto e della ricettazione di ricambi in genere. L’attività di individuazione e sequestro dei componenti è stata particolarmente complessa a causa della strategia attuata dal sodalizio che rendeva difficoltosi eventuali accertamenti sulla genuinità delle fatture emesse da aziende con sede all’estero.

Parte degli ammanchi, realizzati anche per responsabilità di dipendenti infedeli, venivano accertati e certificati dalle case costruttrici a seguito di verifiche richieste dalla Polizia Giudiziaria ed effettuate presso gli stabilimenti di produzione di autoveicoli siti anche in Asia e Sudamerica. In altre circostanze, inoltre, sono stati individuati componenti e imballaggi riportanti marchi di note case automobilistiche risultati contraffatti. Nelle mire dei criminali, oltre ai “grandi classici” quali marmitte, autoradio e pneumatici, ci sono adesso anche parti del motore, dell’infotainment e i componenti elettronici in genere. Dispositivi costosi e che, a causa delle criticità causate dal noto scenario internazionale, faticano ad essere reperiti sul mercato mondiale dagli attori della filiera dell’aftersales creando un rischioso effetto domino, attraverso ritardi nelle consegne con riflessi non trascurabili sul mercato.

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