"Riapriamo le indagini sull'omicidio di Pasolini". La petizione dell'avvocato
L'iniziativa di Stefano Maccioni, dopo le dichiarazioni dell'ex della Banda della Magliana Abbatino
Pier Paolo Pasolini, il legale Stefano Maccioni lancia in rete una petizione per riaprire il caso sulla misteriosa morte dell'artista
Lo scorso anno il mondo intero ha festeggiato il centenario dalla nascita del poliedrico artista Pier Paolo Pasolini, cui morte è avvenuta in circostanze mai chiarite a Ostia nel 1975. Oggi (17 gennaio) è arrivata la notizia che l'avvocato Stefano Maccioni, legale che fece riaprire le indagini nel 2009 e già difensore del cugino di Pasolini, ha chiesto di riaprire il caso sulla misteriosa morte, lanciando una petizione on line.
Il penalista si affida al potere della rete e spiega che l'iniziativa è legata a quanto riferito nel dicembre scorso davanti alla Commissione antimafia da Maurizio Abbatino, in passato legato alla Banda della Magliana. In particolare Maccioni spiega: "L'uomo ha dichiarato di aver effettuato il furto delle pizze del film Salò e le 120 giornate di Sodoma su commissione. In pratica Pasolini sarebbe stato 'attirato' all’Idroscalo di Ostia per ottenere nuovamente quelle pizze in cambio di denaro".
Secondo il legale Stefano Maccioni ci sono i presupposti per riaprire il caso: "Si aprono nuovi ulteriori importanti scenari investigativi che necessariamente devono essere realizzati. Per questo motivo ci appelliamo affinché, a 47 anni dall’omicidio di Pasolini, la magistratura disponga la riapertura delle indagini per arrivare alla verità. Vogliamo sapere come, perché e da chi è stato ucciso Pier Paolo Pasolini. Una risposta che pretende ogni cittadino, che sosterrà la nostra battaglia firmando questa nuova petizione che è accessibile al sito change.org. Una volta raccolte le firme necessarie presenterò una istanza il prossimo 5 marzo a 101 anni dalla nascita del grande intellettuale".
Pier Paolo Pasolini, il legale di famiglia: "Vogliamo capire chi c’era all’Idroscalo"
A parlare con l’AGI è l’avvocato Stefano Maccioni, legale della famiglia di Pier Paolo Pasolini: "Nel 2009 chiedemmo che venissero effettuati degli esami scientifici sui reperti custoditi nel Museo Criminologico di Roma, che non erano mai stati fatti. Grazie a quegli esami effettuati dai Ris sono stati individuati tre dna".
Il legale Stefano Maccioni continua: "Nei cento anni della nascita di Pasolini si è parlato di tutto, però sempre a livello artistico. Non si è parlato della fine di Pasolini, cioè di quello che rimane ancora il capitolo parzialmente incompiuto. Sembra come che ogni volta che si vuole affrontare questo capitolo ci sia un tabù. Dobbiamo affrontare questo tema una volta per tutte in maniera definitiva e non come si legge in una delle ultime ordinanze che 'verosimilmente Pelosi non era solo in quella notte all'Idroscalo perché si rinvengono più tracce di dna'. Occorre arrivare a dire definitivamente chi c'era quella notte all’Idroscalo, finché non raggiungeremo quella verità non ci possiamo fermare".
Oggi alla base della nuova richiesta ci sono le dichiarazioni che il boss della Banda della Magliana Maurizio Abbatino, avrebbe reso nel 2022 alla Commissione parlamentare Antimafia dove avrebbe dichiarato di aver effettuato il furto delle pizze del film Salò o le 120 giornate di Sodoma su commissione. In pratica Pasolini sarebbe stato “attirato” all’Idroscalo di Ostia per riottenere quelle pizze in cambio di denaro.
Questo è lo spunto che secondo Maccioni chiede nuove indagini. Il penalista Stefano Maccioni spiega: "Sulle responsabilità di Pino Pelosi si è creato soltanto un grandissimo depistaggio. La considerazione che faccio è che Pelosi si accusa di un omicidio e l’elemento che porta a favore della sua autoaccusa è un anello lasciato vicino al corpo di Pasolini, che si sarebbe sfilato durante la colluttazione. Ma come arriva quell’anello vicino al corpo dello scrittore è da accertare. Un ragazzo di 17 anni che viene fermato dai Carabinieri dopo una tentata violenza sessuale e che ha utilizzato la macchina del suo aggressore per ucciderlo e scappare, non farebbe riferimento al suo anello. Per me è inverosimile che sia andata così”.
Come riporta l'AGI, allora su cosa dovrebbe fare luce la nuova inchiesta? "Dovrebbe individuare il movente perché è vero che occorre individuare gli esecutori materiali, ma occorre anche capire che se non si è trattato di un omicidio sessuale, cosa è stato? Questo è fondamentale. Noi abbiamo qualche idea a questo riguardo. Sicuramente Pasolini era un personaggio scomodo, stava scrivendo e probabilmente aveva ottenuto dei documenti che lo stavano mettendo in serio pericolo. Abbiamo dei riscontri di alcune persone che lo avevano incontrato la sera stessa dell’omicidio, come il ristoratore del Pommidoro di San Lorenzo che parla di un Pasolini molto preoccupato. E anche nell’ultima intervista afferma di avere paura. L’omicidio Pasolini è un nodo di scambio molto importante se messo in relazione alle vicende di quel periodo. Va ovviamente visto in una maniera ampia, all’interno della situazione politica italiana di quel periodo, di come l’Italia era collocata anche all’interno della Nato. Il delitto Pasolini va visto a 360 gradi", conclude l'avvocato.
La misteriosa morte di Pier Paolo Pasolini
Tra la notte dell'1 e del 2 novembre del 1975, Pier Paolo Pasolini fu ucciso brutalmente; il suo cadavere venne ritrovato con la testa spaccata e dagli atti del processo si evince che la morte era avvenuta attraverso 'schiacciamento del torace'.
Il principale sospettato dell'omicidio, all’epoca dei fatti, fu Pino Pelosi, un "ragazzo di vita", che dichiarò di aver commesso il crimine per difendersi da un'aggressione di Pier Paolo Pasolini. Poi, dopo aver aggredito l'artista sarebbe scappato con l’Alfa Romeo 1750 del regista passando sul corpo inerme. In un primo momento fu supportata l'idea che Pasolini fosse stato ucciso da un gruppo di neofascisti, ma data la scarsità di prove e il tentativo di insabbiamento, quest’idea venne quasi subito accantonata.
Il giovane Pino Pelosi fornì la versione, dove presso la Stazione Termini avrebbe incontrato Pier Paolo Pasolini presso la Stazione Termini, che lo avrebbe invitato a salire sulla sua vettura per fare un giro insieme. Dopo una cena offerta dallo scrittore, in una trattoria nei pressi della Basilica di San Paolo, i due si sarebbero diretti alla periferia di Ostia. Stando alla dichiarazione del giovane, la tragedia sarebbe scaturita per delle presunte pretese di Pasolini alle quali Pelosi era riluttante, sfociando in un alterco che sarebbe degenerato fuori dalla vettura. Lo scrittore avrebbe quindi minacciato Pelosi con un bastone del quale il giovane si sarebbe poi impadronito per percuotere Pasolini.
A circa 48 anni dall'omicidio, Pino Pelosi si è dichiarato innocente e, che presso la radura di Ostia un gruppo di neofascisti, nascosti nel buio, aggredirono i due immobilizzandolo e pestando a morte Pasolini. Egli sarebbe poi fuggito con la macchina, investendo accidentalmente il corpo di Pasolini. Ma questa versione è incongruente con tutta la storia, infatti Pelosi avrebbe dovuto sterzare prima a sinistra e poi girare a destra per allontanarsi dal luogo del misfatto, compiendo un percorso quantomeno 'improbabile'.