Vaticano, rivelazione di Pena Perra: "Il mutuo di Londra costava 1mln al mese"
Il segretario di Stato svela: "Per la Chiesa è stata una doppia Via Crucis. Il broker Torzi aveva il potere e non potevamo fare diversamente"
Vaticano, Pena Perra: "Se Cristo è caduto tre volte, noi almeno sei"
Lo scandalo che ha travolto il Vaticano, con l'acquisto monstre del palazzo di Londra è al centro di un processo giudiziario e la deposizione del Segretario di Stato Pena Perra, il cardinale succeduto a Becciu dopo il suo licenziamento deciso dal Papa, era molto attesa e non ha tradito le aspettative. Il braccio destro di Bergoglio in udienza è entrato nei dettagli della complicata questione. Quindici milioni di euro, senza alcuna manleva, è stata la cifra in effetti pagata al broker Torzi in due tranche: 10 milioni ("Era il famoso 3% che appariva nel documento di vendita del palazzo") e 5 milioni ("Erano i sei mesi di lavoro e poi di mancato guadagno"). "Ci siamo visti costretti. Per me - svela Pena Perra - è stato un profondo dolore constatare che dovevamo dare ancora soldi per questa faccenda. Il broker Torzi aveva il potere e non potevamo fare in altro modo”.
Davvero, ha ribadito, “è stata una Via Crucis, anzi una doppia Via Crucis. Se il Signore è caduto tre volte, noi sei”. Sulla questione Ior, il sostituto ha spiegato di aver coinvolto l’Istituto per ottenere un rifinanziamento a condizioni vantaggiose. “Il mutuo ci costava un milione al mese”, ha detto in aula, “era un crimine usare in questo modo i soldi della Santa Sede. Non ci voleva Einstein per capire l’importanza di estinguere quel mutuo... Si è pensato con i superiori della Segreteria di Stato di fare una cosa interna per evitare anche di pagare interessi fuori”. A febbraio ci furono “trattative verbali” con i direttivi Ior, poi il 4 marzo la richiesta ufficiale. I vertici dell’Istituto per le Opere di Religione avevano garantito il finanziamento: "I soldi sono disponibili". Poi, nel corso di una riunione tenutasi il 25 luglio, lo Ior ritorna sui suoi passi. Lo fa 23 giorni dopo che lo stesso Istituto, insieme al Revisore Generale, avevano presentato la denuncia che ha fatto partire le indagini.