La morte a Venezia in un giorno di festa, annega un 28enne: racconto infernale

Scontro fatale tra un piccolo barchino e una briccola: morto annegato un ragazzo di soli 28 anni. Una tragedia che forse però si poteva evitare. Commento

di M. Alessandra Filippi
Riccardo Nardin
Cronache

Tragedia a Venezia, muore un ragazzo di 28 anni annegato. Il racconto 

Tragico epilogo per la festa più amata dai veneziani, il Redentore. Ieri sera alla fine dei fuochi d’artificio, mentre più di 4000 imbarcazioni iniziavano a mollare gli ormeggi, un ragazzo di 28 anni, Riccardo Nardin, arrivato con un piccolo barchino da Cavallino Tre Porti, si è scontrato con una briccola e, complice il notevole moto ondoso, è caduto in acqua e non è più emerso. Le due ragazze che erano a bordo con lui, entrambe illese, hanno subito dato l’allarme. Sullo specchio d’acqua dove si è verificata la tragedia, fra l’isola di San Giorgio e quella di San Servolo, nel giro di pochi minuti sono intervenuti la Polizia locale e i Vigili del Fuoco. Purtroppo però per il ragazzo non c’è stato nulla da fare: il suo corpo è stato ripescato senza vita dai sommozzatori. Alla Polizia locale adesso spetta il compito di ricostruire la dinamica dell’incidente e valutare se esistano responsabilità di terzi nella tragedia.



 

 

Tragedia a Venezia, la festa del Redentore "svenduta" ai turisti e disertata dagli abitanti della laguna 

Di certo è che la Festa del Redentore, per secoli la festa più sentita e importante per i veneziani, nota come la Festa famosissima – anche se adesso per ragioni di marketing è chiamata ‘Notte Famosissima’-, celebrata ogni anno la terza domenica di luglio per ricordare la fine dell'epidemia di peste del 1575-1577, mai come quest’anno è stata disertata dai veneziani doc e presa d’assalto dai turisti. Molti abitanti, infatti, hanno preferito lasciare agli ormeggi i loro tipici sandoli, mascarete, tope, cofani e ritirarsi chi a casa, chi addirittura fuori dalla città.

Una scelta dettata dal senso di estraneità con una festa che ormai, come tutto il resto in città, è stata svenduta, resa un “brand” per turisti che hanno pagato cifre assurde - alcuni anche 1800 euro - per essere in prima fila, in gondola, in taxi o in orrendi lancioni a godere della ''magia dei foghi'', come a Venezia sono chiamati i fuochi d’artificio.

E che ieri sera la tragedia potesse scappare è un pensiero cha ha sfiorato la mente di molti fra quelli presenti in laguna, compresa la mia. Dicono fossero centomila le persone appollaiate sulle rive per vedere i fuochi. E 30mila quelli che li hanno visti dalle oltre 4000 mila barche. Certo è che rispetto all’anno scorso le imbarcazioni sono aumentate di almeno 300/400 unità e che il moto ondoso causato da quest’invasione oceanica di scafi era chiaramente ed evidentemente pericoloso.

28enne muore annegato a Venezia, la festa infernale del Redentore e la tragedia che si poteva evitare 

Io che c’ero posso testimoniare che è stato un inferno. Il bacino di San Marco era tappezzato di barconi, lancioni, barchini. Alla Giudecca, lungo le fondamenta fra Redentore e Zitelle, fin dal pomeriggio erano attraccate decine di barche a vela. Un drappello di natanti da diporto, chiaramente non veneziani, scambiando la fermata dei vaporetti per dei moli, complice il fatto che tutti i trasporti erano sospesi, dando giù di cime e cimette, a torso nudo hanno ormeggiato. Alcuni addirittura, pensando di essere in spiaggia, hanno dato prova del loro anfibio talento, tuffandosi. Ogni calle, ogni campo, ogni direttrice maggiore e minore erano ricoperti da fiumi umani diretti come mandrie impazzite ai famigerati varchi di accesso, nemmeno la città fosse uno stadio.

A cosa serve costringere residenti e turisti a doversi registrare, chiedere l’autorizzazione per sedersi su una pietra o aprire un tavolino o ritagliarsi un diavolo di spazio se poi non c’è nessun controllo sui numeri? Cosa serve obbligare a fare domanda per entrare con l’imbarcazione in laguna se poi si fanno entrare oltre 4000 natanti e barconi, un numero che nemmeno ai tempi d’oro della Serenissima il Bacino ha mai visto?

Al termine dello spettacolo, come caduti, montagne di rifiuti giacevano riversi a terra. Mandrie di persone ubriache e vomitanti si aggiravano per la città come zombie. Un triste olezzo di scempio e di barbarie ha accompagnato il mio mesto rientro a casa.

Quella di Riccardo Nardin è una morte che si poteva evitare. La prima a macchiare la Festa Famosissima. E non bastano a cancellare la macchia le parole di cordoglio che il sindaco Luigi Brugnaro ha inviato alla famiglia del ragazzo "Voglio esprimere il cordoglio della città di Venezia e mio personale per la scomparsa di Riccardo in un tragico incidente nautico le cui cause sono ancora al vaglio degli inquirenti. Ci stringiamo tutti alla sua famiglia e agli affetti più cari. Purtroppo è un’altra giovane vita spezzata all’improvviso”. In memoria del ragazzo il Comune di Venezia ha deciso che prima delle Regate del Redentore, che si svolgeranno nel pomeriggio nel canale della Giudecca, verrà osservato un minuto di silenzio”. The show must go on.

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