Violenza giovanile a Roma, la psicologa Parsi: "Egocentrici e disfattisti"

"Necessario osservare le storie familiari, sociali e scolastiche"

Cronache

Violenza giovanile: secondo la psicologa Maria Rita Parsi è fondamentale la scuola come luogo di aggregazione culturale e sociale

Egocentrici,  bisognosi di ammirazione, disfattisti e distruttivi con storie familiari, scolastiche e sociali molto difficili. È il ritratto che Maria Rita Parsi, psicologa, saggista e scrittrice, fa del gruppo di giovani che ha aggredito a Roma un senzatetto. 

"È necessario osservare che famiglie, o meglio, che storie familiari ci sono dietro questi ragazzi, che storie scolastiche, l'ambiente in cui vivono che non deve essere per forza quello delle periferie. Sono giovani talmente narcisisti e distruttivi che manifestano contro persone disperate, come appunto un senzatetto, una potenza pur sentendosi impotenti. Se la prendono con un disperato che non ha possibilità di reagire e cioè se la prendono con la proiezione di quello che potrebbero essere loro stessi" dice la psicologa. 

Secondo Parsi "sono tempi di violenza assoluta, non si sente altro che parlare di morti civili in guerra, o una persona che entra in un supermercato e accoltella gli altri perché li vede felici, il povero barbone è libero mentre questi ragazzi sono imprigionati, per così dire, in un modello di comportamento di grande inciviltà, con tanto di prospettive di distruttività totale con la minaccia nucleare che viene lanciata ogni giorno: un'atmosfera di distruttività e di violenza che non fa altro che generare violenza, abusi e conflitti dentro e fuori questi giovani".

"Per avere un'identità si cerca un nemico e lo si cerca debole, fragile e disperato. Questo è un pericolo perché situazioni estreme come pandemia, guerra, recessione economica, mancanza di guide culturali, umane e sociali, producono famiglie disfunzionali, e poi violenza. E, a mio avviso, la scuola dovrebbe essere a 360 gradi ed essere il centro della vita dei ragazzi: servono figure di mediazione, un team medico sociopedagogico che possa intervenire ed essere di aiuto per le famiglie e i ragazzi in difficoltà. E non solo, la scuola deve essere un centro di aggregazione culturale, dove tenere conferenze, concerti, laboratori: un centro polivalente dove confrontarsi e dove trovare mediatori sociali e persone esperte in grado di essere di aiuto ed evitare lo sfocio nella violenza".

La vittima dell'aggressione è un uomo di mezza età, indossa un paio di pantaloncini, una camicia aperta sul petto, scarpe da tennis. Gli aggressori sono tutti giovanissimi, uno dopo l'altro sferrano calci in faccia e sul viso dell'uomo.  Indossano tutti un giubbino nero, come simbolo del branco. Per quasi un minuto nessuno fa niente, poi un ragazzo, con una felpa bianca, tenta di fermarli. L'uomo rimane a terra, semi incosciente. Tra i ragazzi, invece, si scatena una vera e propria rissa. Poi se ne vanno tutti.

Le forze dell'ordine commentano cinicamente che non è il primo pestaggio e non sarà l'ultimo al centro del triangolo della movida stretto tra piazza della Malva, piazza Trilussa e piazza Santa Maria in Trastevere.

Questa la testimonianza di un ragazzo all'ANSA: "Era da poco passata la mezzanotte, si era creato un cerchio di persone attorno a questo signore che scherzava e rideva, tanto che ad un certo punto, probabilmente ubriaco, si è messo a fare le flessioni. Qualcuno gli ha anche offerto da bere. Poi il cerchio si è stretto e alcuni ragazzi hanno cominciato a sputargli addosso. Lui, indispettito, è rimasto seduto senza reagire, mentre quattro/cinque di loro hanno cominciato a prenderlo a calci in faccia".

"Era un loro conoscente, era con loro - spiega il testimone parlando del ragazzo con la felpa bianca -. Di sicuro erano tutti minorenni, tra i 16 e i 18 anni. Quando ha visto i calci si è scagliato contro gli amici e si è scatenata una maxirissa nella piazza che a quell'ora era pienissima. Io con i miei amici abbiamo poi deciso di andar via, perché quella sera a Trastevere tirava una brutta aria. Da un po' di tempo abbiamo tutti questa sensazione, non siamo tranquilli".

 

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