Politica

Lui è tornato: Fini, Meloni, La Russa e il rischio della cancel culture

Di Giuseppe Vatinno

Rinnegando il passato si perde la propria identità. Un errore fatale sia all'ex segretario di Alleanza Nazionale che, più recentemente, a Di Maio

Ha ragione La Russa, mentre Meloni rischia l'effetto Fini

 

Gianfranco Fini, colui il quale sciolse a Fiuggi il Movimento Sociale Italiano traghettandolo verso una moderna destra conservatrice, cioè Alleanza Nazionale, è tornato nei panni di ospite di Lucia Annunziata, dopo una eclissi di quasi dieci anni e cioè dalla clamorosa sconfitta elettorale del 2013 del suo partito Futuro e Libertà che prese lo 0,47%. La coincidenza con la vittoria del centrodestra e specificatamente di Giorgia Meloni - che era la segretaria di Azione giovani ai tempi di Alleanza Nazionale- non è casuale.

Naturalmente Fini è persona intelligente e quindi si è fatto da solo l’autodafé di pragmatica dicendo che al tempo del Pdl avevano ragione La Russa e la Meloni e non lui e Gasparri che invece vedevano in Berlusconi il futuro.

Fini, ricordiamolo, era il successore designato dallo stesso Giorgio Almirante, una figura storica della destra italiana. Però, raggiunto il potere da Presidente della Camera Fini si perse e per eccesso di realismo scivolò quasi verso la parte opposta, aprendo un eccessivo dialogo con gli ex comunisti.

Stessa cosa che è avvenuta simmetricamente -anche se prima temporalmente- a sinistra con Achille Occhetto e la svolta della Bolognina. In quel tempo si poteva sentire Massimo D’Alema dire che i sovietici non erano neppure capaci di fare la carta delle caramelle che si appiccicava.

Con la caduta del Muro di Berlino le estreme, e cioè PCI e MSI, intravidero subito la possibilità di giungere al potere scavalcando in tempi brevi i filtri rispettivamente socialista e democristiano, verso una concezione anglosassone nel bipolarismo.

Ma l’errore di Fini, rispetto ad Occhetto, è stato quelli di eccedere nella critica. Basti solo pensare quando in Israele Fini disse che “il fascismo è stato il male assoluto”. Per lui non solo la carta della caramella si appiccicava, come per D’Alema, ma era proprio la caramella ad essere completamente marcia. Il che può essere vero, ma è una cosa che andava lasciata dire agli altri, alla sinistra certamente, non a lui, erede di quello che comunque fu il partito fascista e cioè Alleanza Nazionale, come il Pds lo era del PCI.

Ed anche Giorgia Meloni deve fare un minimo di attenzione