Viterbo, uccide il figlio di 10 anni. "Vendetta? Non c'è nessun raptus"

Bimbo ucciso a Viterbo, il criminologo Sergio Caruso ribadisce che non si tratta mai di un raptus. L'intervista

di Elisa Scrofani
Cronache
Condividi su:

Viterbo, uccide il figlio di 10 anni con una coltellata alla gola e ferisce la madre. Arrestato per omicidio, l'uomo aveva un divieto di avvicinamento alla donna e al bambino

Quanto è successo in provincia di Viterbo, a Cura di Vetralla, lascia senza parole, ma ancora una volta sorgono spontanee numerose domande. Mentre l'ipotesi più accreditata al momento sul movente del gesto sembra essere quella della vendetta di Mirko Tomkow, 44enne cittadino polacco, nei confronti della moglie 35enne Mariola, abbiamo chiesto al criminologo Sergio Caruso, esperto di delitti di famiglia, se anche in questo caso si può affermare che "il raptus non esiste".

Partiamo dal fatto che il papà di Mattias, Mirko Tomkow, aveva un divieto di avvicinamento nei confronti della compagna e del piccolo. Non mi sembra un elemento trascurabile…

La mia esperienza di criminologo e consulente in tantissimi casi di cronaca mi permette di affermare che purtroppo tantissimi delitti avvengono in ambito familiare, come a Trieste, caso che stiamo analizzando, e ciò ci fa capire che il grande problema di questo sono le relazioni disfunzionali. Alla luce di questa ennesima tragedia sono necessarie misure di sorveglianza più rigide, poiché sono tantissimi i soggetti che prima durante e dopo danno pericolosi segnali di allarme , purtroppo sottovalutati.

Mirko è stato definito un uomo taciturno e aggressivo, incline a diventare violento, ad esempio sotto l’effetto dell’alcol. Un altro elemento che non fa proprio stare tranquilli in una situazione familiare già compromessa. Sbaglio?

La pericolosità si vede anche e soprattutto nei silenzi che sono in forte indicatore di disagio, per non parlare degli effetti dirompenti innescati da stupefacenti che aumentano aggressività e violenza.

L’ipotesi che sembra prevalere sul movente è quella della vendetta, un gesto contro la moglie. Secondo lei?

In una criminologia seria e scientifica non si fanno ipotesi, si leggono le carte e si fa un'analisi. Al contrario di come accade nel calcio, politica o talk show di bassa lega in cui tutti sono esperti di tutto. Possiamo però dire e affermare che il figlicidio ha nelle sue caratteristiche una vendetta contro il partner, in cui per fare più male possibile si uccide il bene più grande.

Tomkow è stato inoltre trovato dai carabinieri privo di sensi. Un (tentato) omicidio-suicidio suffragherebbe la tesi della vendetta?

In molti crimini violenti l'offender, colui che compie il delitto, non riesce a resistere al senso di colpa e si toglie la vita, ma molte volte sono messe in scena, dipende dai casi.

Ci spiega il caso della Medea al maschile, che cosa spinge un uomo a uccidere il figlio per vendicarsi contro la moglie?

Il figlicidio che è molto diffuso, sia al maschile sia al femminile, ha delle matrici in comune. La vendetta contro il partner è un vulnus patologico di chi compie il crimine. A volte si uccidono i figli per salvarli da un destino avverso, ovviamente in una realtà distorta.

Se la vendetta fosse quindi il movente, non era prevedibile? Il raptus non esiste, dice lei. Si può affermare anche in questo caso? Stando alle parole del sindaco di Vetralla “sembrava una famiglia come le altre”…

Dicono tutti così. "Sembrava una famiglia serena e tranquilla", ma in realtà questa è solo una parvenza e per migliorare le cose dobbiamo ammettere la verità, anche quella non piacevole. Tutti i delitti non accadono per caso, vi sono sempre dei segnali di allarme ed episodi precedenti che vanno a delineare personalità violente. Ecco perché nulla accade da un giorno all'altro, ecco perché il raptus non esiste.