Pomeriggi e serate sold out per il Festival Ventimilarighesottoimari in giallo
A Senigallia si è conclusa la rassegna dedicata al giallo e al noir con ospiti importanti, libri e musica
Un’edizione da record di presenze, nonostante il caldo della scorsa settimana, quella che quest’anno ha portato a Senigallia, nelle Marche, illustri ospiti grazie al Festival Ventimila righe sotto i mari in giallo. Organizzata dal Comune di Senigallia insieme alla Fondazione Rosellini e con il sostegno della Regione Marche, la rassegna pone al centro del dibattito libri legati a inchieste, casi giudiziari, misteri e molto altro.
Si è svolta dal 21 al 25 agosto l’edizione 2023 del Festival Ventimilarighesottoimari in giallo, una rassegna interamente dedicata al noir e al giallo civile, che quest’anno ha visto alcuni ospiti ormai affezionati e altri alla loro prima esperienza nella cittadina dell’Adriatico. Organizzato al Comune di Senigallia in collaborazione con la Fondazione Rosellini per la Letteratura Popolare e il sostegno della Regione Marche, l’evento – che si è sviluppato nel corso di cinque giornate, pomeriggio e sera – ha richiamato un folto pubblico costituito sia dalla cittadinanza che dai turisti, molto interessati alle tematiche trattate: inchieste, storia, omicidi e altri casi giudiziari, misteri rimasti senza risposta, ma anche avventurose investigazioni affidate ad alcuni dei personaggi letterari tra i più celebri del momento, come il Commissario Ricciardi di Maurizio De Giovanni o Manrico Spinori di Giancarlo De Cataldo. Si è parlato inoltre degli uomini e delle donne che sono stati protagonisti del passato italiano più o meno recente, tanto che il festival si definisce “un luogo dove il giallo cessa di essere un genere convenzionale per diventare qualcosa di più e di diverso: un modo per scoprire un’Italia che nessuno è più capace di raccontare”. Hanno allora provato a farlo, nelle due sedi principali dei Giardini della Scuola Pascoli e presso la Rotonda a Mare, gli scrittori, i giornalisti, i fumettisti, i magistrati, gli intellettuali invitati a raccontare il loro mondo e quello che li circonda. Non solo interviste e dibattiti, però, in quanto la rassegna è stata arricchita grazie alla mostra Le astronavi del giallo: il giallo italiano dalle origini al futuro, allestita presso la Galleria Expo Ex – a due passi da un altro luogo simbolo di Senigallia, la Rocca Roveresca – ad ingresso gratuito.
Volendo fare una sintesi di queste interessanti giornate, partiamo dal primo ospite della manifestazione: nel pomeriggio del 21 agosto Luca Crovi ha commentato le figure di Augusto De Angelis ed Ezio D’Errico, per poi proseguire con una visita guidata alla mostra sopra menzionata. La sera i Giardini della Scuola Pascoli sono stati presi d’assalto da centinaia di persone per l’incontro con Giancarlo De Cataldo intervistato dal giornalista di QN Quotidiano Nazionale Matteo Massi. L’autore è un habituée del festival e spesso coniuga il suo impegno a Senigallia con il ROF Rossini Opera Festival, che si svolge negli stessi giorni a Pesaro, essendo un grande amante della lirica. Non è quindi un caso se, proprio come lui, il Pm Manrico Spinori, protagonista della serie pubblicata da Einaudi, è appassionato di lirica e ovviamente di omicidi, che spesso si svolgono nella Roma tanto dei bassifondi quanto delle alte cerchie borghesi. “Ho voluto dare avvio alla serie de I casi di Manrico Spinori perché fino ad oggi avevo scritto molte opere, non solo di letteratura ma anche per il cinema e la televisione, ma sempre a sé stanti – ha spiegato De Cataldo, in forma e ironico davanti a un pubblico piacevolmente divertito – diciamo che l’ho fatto un po’ per invidia nei confronti dei miei colleghi, per avere anche io un personaggio che mi rappresenti”. Guai, però, a pensare che Manrico – nonostante le somiglianze a livello professionale e di passioni – sia l’alter ego di De Cataldo, poiché tra i due esistono “enormi differenze, a cominciare dal suo essere sempre alla ricerca di nuove esperienze sentimentali, mentre io sono un noioso monogamo”.
L’incontro, magistralmente coordinato dal giornalista Matteo Massi, che conosce bene l’opera di De Cataldo, ha dato adito a domande, riflessioni, approfondimenti ben al di là del testo, prendendo in esame questioni attuali e talvolta spinose, come il rapporto tra la mercificazione del prodotto artistico e il processo creativo, il pericoloso processo di riscrittura della storia che si sta verificando in Italia (a cominciare da casi giudiziari considerati chiusi per andare poi oltre), la sfiducia nei confronti delle fonti scientifiche e mediatiche, gli effetti collaterali dei social, i quali subdolamente ci convincono a credere in una realtà che non esiste, sempre filtrata dallo schermo. “La ricerca delle emozioni a tutti i costi a cui siamo soliti assistere è finta – afferma De Cataldo parlando della reticenza che lui, così come il Pm Spinori, nutrono nei confronti delle identità virtuali e del racconto di sé attraverso uno strumento digitale – d’altra parte, non si smette mai di essere ciò che si è stati per tanti anni, anche quando si cambia radicalmente mestiere: è impossibile, ad esempio, togliersi la toga e dimenticare di averla indossata così a lungo. Essa influenza il modo di pensare e di percepire il mondo”. Infine, cattura il pubblico con una parentesi sulla magia, sul ricorso alle forze oscure anche nel caso di indagini difficili, sul fascino che il non conosciuto da sempre esercita su popoli, persone, persino professionisti insospettabili. Infatti, nel suo ultimo romanzo Colpo di ritorno. Un caso per Manrico Spinori (Einaudi Editori), uscito da poco in libreria, svolge un ruolo centrale e misterioso proprio un mago… Il libro era in vendita al festival grazie alla collaborazione con la Libreria Sapere Ubik.
Proseguendo con il calendario del Festival Ventimilarighesottoimari in giallo, il 22 pomeriggio protagonista del torrido pomeriggio è stato il giornalista, scrittore e autore di documentari, nonché programmi radiofonici e televisivi, Mario Di Vito, che in colloquio con Carlo Pagliacci si è concentrato sull’uccisione di Roberto Peci nel 1981 a San Benedetto del Tronto da parte delle Brigate Rosse. Mario Di Vito è anche il nipote di Mario Mandrelli, il magistrato che portò a processo i responsabili dell’omicidio, pertanto nessuno meglio di lui è in grado di raccontarne retroscena, dettagli e verità.
Giornata intensa quella di mercoledì 23 agosto, quando alle 17 presso il bellissimo Palazzetto Baviera si è tenuto il laboratorio di lettura aumentata Non avrete la sua testa. Poco dopo, alle 18.30, alle Scuole Pascoli Silvia Cassioli ha presentato il suo romanzo Il capro, che tratta del mostro di Firenze: otto delitti, sedici morti, diciassette anni di terrore; partendo dalla gioventù di Pietro Pacciani e dei “compagni di merende”, la Cassioli ha ripercorso i fatti con precisione e profondità di analisi. Ad accompagnarla in questo excursus di nuovo il giornalista Matteo Massi, affiancato da Luigi Socci, direttore artistico del festival della poesia La punta della lingua.
La serata si è conclusa nella stessa location con una splendida lectio magistralis del professor Massimo Raffaeli, ospite fisso della rassegna per il suo enorme bagaglio culturale e per la capacità di saper raccontare storie, biografie, fatti e persone attraverso una coinvolgente arte oratoria. Il suo intervento si è incentrato sullo scrittore urbinate Paolo Volponi, di cui esiste un ritratto anche all’interno della guida Le Marche romantiche e misteriose, a cui fa seguito un itinerario di luoghi da visitare nelle Marche legato al personaggio. Volponi è stato un poeta, un narratore, un romanziere per ben due volte vincitore del Premio Strega e una del Campiello, un intellettuale e al contempo un politico, un manager, l’uomo di fiducia di Olivetti a Ivrea. La sua è una storia del tutto originale, diversa da quella di qualunque pensatore italiano, in quanto capace di unire fortemente l’aspetto teorico a quello pratico, la mente e l’azione.
Di Volponi Raffaeli ha ripercorso l’infanzia e l’adolescenza nella Urbino tanto amata quanto odiata, gli esordi della carriera scoperto da quell’Adriano Olivetti che condivideva con lui la stessa fiducia nell’utopia, fino ad arrivare ai cambiamenti, alla rottura e quindi al passaggio in Fiat, all’esperienza politica e alla tragica morte del figlio, che di fatto coincise in parte anche con la sua di morte, quantomeno a livello psicologico. Gli fu accanto per tutta la vita una donna e una moglie straordinaria, nonché maestri senza i quali non avrebbe forse scritto una riga; primo tra tutti Pier Paolo Pasolini, che credette molto in lui e gli permise di comprendere la sua natura artistica, di scrittore e narratore. I suoi libri, molti seppur oggi purtroppo in parte dimenticati, sono stati ristampati di recente da Einaudi, casa editrice attenta alla storia della letteratura italiana; tra questi, Raffaeli si è soffermato su Il sipario ducale, essendo il più attinente alle tematiche della giallistica e del noir. Tutte le opere di Volponi sono però interessanti, da quelle distopiche e fantastiche a quelle con una forte connotazione sociale, nonostante lo stesso professore ne abbia ammesso “la difficoltà di essere lette nel presente, non perché inattuali o poco contemporanee, quanto piuttosto per la tridimensionalità della scrittura. Volponi è un autore inclusivo, che peraltro non ha mai davvero scritto un libro con le proprie mani: si limitava a dettarli alle segretarie fuori dal suo orario lavorativo, per poi svolgere un lungo lavoro di cesura, editing, sistemazione quasi maniacale delle bozze”.
La natura di Paolo Volponi era piena di contraddizioni e idiosincrasie. Le persone di fiducia con cui lavorava erano le prime con cui spesso si scontrava, si fece cacciare dalla Fiat nel giro di poche ore pur sapendo a cosa andava incontro e non fu mai del tutto soddisfatto del proprio lavoro letterario, che effettivamente non ricevette le attenzioni meritate. Continua Massimo Raffaeli a proposito della sua personalità spigolosa: “Ebbe senza dubbio una splendida carriera e una bella vita, ma non era mai davvero soddisfatto, mai contento. A un certo punto era talmente stanco di sentirsi dire che scriveva romanzi troppo difficili – in effetti lo erano, ma nel senso positivo del termine – che ricercò il consenso dapprima con Corporale, forse il suo libro più intimo e complesso che però fu un flop totale, e poi proprio con Il sipario ducale, il quale ugualmente non riscosse il successo sperato. Volponi era un uomo troppo al di fuori degli schemi per essere mainstream; la sua grandezza la si può comprendere solo se ci si lascia catturare dal suo personalissimo ritmo e dalla sua immensità”. I libri attualmente in commercio per Einaudi, tra cui Le mosche del capitale, Memoriale e I racconti, sono stati venduti al festival grazie alla collaborazione con la libreria Mondadori Bookstore di Senigallia.
Due gli appuntamenti che hanno animato la giornata di giovedì 24 agosto: l’incontro con Massimo Carloni nel pomeriggio a proposito di Giallo all’italiana, per restare ancorati agli autori che hanno animato la mostra organizzata dalla Fondazione Rosellini, e dopo cena l’evento dal titolo Chi ha ucciso Simonetta Cesaroni? Tutta la verità sul delitto di via Poma. Ospite la giornalista e scrittrice Raffaella Fanelli, che ha portato con sé il suo ultimo lavoro edito da Ponte alle Grazie.
La conclusione di venerdì 25 agosto è stata invece affidata nel pomeriggio alla semifinalista allo Strega Silvia Ballestra con il suo La Sibilla. Vita di Joyce Lussu (Editori Laterza), al quale dedicheremo un prossimo articolo con virgolettati e recensione. Ad intervistarla presso i Giardini della Scuola Pascoli la giornalista di Rai Marche Barbara Marini. In serata Rotonda a Mare sold out per lo spettacolo di Maurizio De Giovanni, che invece di raccontare un suo libro ha scelto di dar vita a una performance originale in grado di unire racconto, letteratura, storia e musica. Ad accompagnarlo sul palco, davanti a una sala gremita, il Marco Zurzolo Duo e la cantante Marianita Carfora: Passione è stato il titolo scelto per l’evento – a ingresso gratuito come tutti gli altri –, tenutosi in una delle location più significative di Senigallia, creando così un filo immaginario con la città di Napoli, protagonista del racconto di De Giovanni. Tutti gli appuntamenti sono stati affiancati dalla vendita di libri grazie alla preziosa collaborazione con le librerie della città.