Salvatore Veca, il filosofo che ha accompagnato la sinistra nell'era moderna
Il direttore della Casa della Cultura Ferruccio Capelli e il suo predecessore Sergio Scalpelli ricordano la figura di un intellettuale che ha precorso i tempi
Con Salvatore Veca, la cultura italiana non perde solo un illustre accademico, ma anche il vero artefice della trasformazione del pensiero di sinistra.
A definirlo così è Ferruccio Capelli, direttore della Casa della Cultura di Milano, che sottolinea la centralità del filosofo in “una operazione culturale fondamentale: trasportare il liberalismo dentro il cuore della sinistra. Il suo era un ‘liberalismo di sinistra’, come lui stesso amava definirlo per non essere confuso con altre operazioni. Lo ha fatto senza ergersi a portatore di una verità e, una volta che l’operazione si è ampiamente consolidata, è riuscito a coglierne anche i punti di debolezza. Pur non essendo conosciutissimo a livello di massa, era davvero molto influente. Scherzavo sempre con lui definendolo ‘l’ultimo intellettuale gramsciano’. Nella sua autobiografia, uscita circa un anno fa, ricorda come lui e i suoi amici (tra cui Marco Mondadori) fossero durissimi nel criticare gli ‘intellettuali organici’ al PCI, eppure, guardandosi indietro, anche lui si è scoperto intellettuale organico, che ha influito profondamente sulla vita pubblica”.
Sergio Scalpelli: "Ha anticipato i tempi, con un linguaggio accessibile a tutti"
La centralità del pensiero di Veca nell’evoluzione della sinistra italiana è sottolineata anche da Sergio Scalpelli, segretario della Casa della Cultura dal 1982 al 1991: “Tre intellettuali italiani hanno segnato la mia vita: Salvatore Veca, Massimo Cacciari e Michele Salvati. Salvatore è quello che più che mi ha fatto cambiare idea. Era un intellettuale di sinistra, studioso marxista, che già a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 aveva capito che il nocciolo del pensiero liberale classico, l’equità sociale e la libertà della persona, erano lo snodo decisivo. Ed eravamo nel pieno dello scontro culturale tra l’era Thatcher-Reagan nel mondo occidentale e il socialismo reale”.
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Salvatore Veca non solo ha anticipato i tempi, ma lo ha fatto anche con una particolare efficacia comunicativa: ”Sia alla Fondazione Feltrinelli che soprattutto alla Casa della Cultura ha dimostrato una straordinaria capacità di rendere questi concetti accessibili anche a chi non aveva dimestichezza con la teoria filosofica e politica, attraverso un lessico molto familiare. Questo per me fu una sorta di rivelazione”, continua Scalpelli. “Le sue idee - ispirate a John Rawls, autore de ‘Una teoria della giustizia’ - apparivano come l’unico percorso utile per rinnovare il pensiero politico della sinistra, così da renderlo in grado di influenzare le trasformazioni in corso nell’Occidente. E’ stato un maestro e secondo me il più attuale e il più importante, quantomeno nel campo di chi pensava che ci volesse un certo liberal-socialismo. Capiva che una certa sinistra si stava attardando in un armamentario ideologico che non teneva più e serviva soltanto a prolungare l’agonia del socialismo reale. Per queste sue capacità, era adorato sia dagli studenti, sia da chi veniva ad ascoltarlo alla Casa della Cultura e riusciva a capire tutto, non essendoci mai un elemento di complicazione del lessico tale da lasciare disorientato l’uditorio”.
Salvatore Veca: la persona dietro l'immagine pubblica
Ferruccio Capelli ricorda con affetto l’inizio del suo sodalizio con Salvatore Veca: “Nel 2006, per i 60 anni della Casa della Cultura, fece una lectio magistralis riprendendo e attualizzando il discorso con il quale Ferruccio Parri l'aveva inaugurata nel 1946, “cultura e vita morale”. Da allora abbiamo fatto un percorso insieme che si è via via intensificato, diventando un’amicizia molto profonda. Sapevo della sua malattia (tumore al polmone, ndr), durata due anni, ma in accordo con lui l’abbiamo gestita in modo riservato. Sembrava che l’operazione fosse andata bene, ma quando la scorsa estate mi ha detto che non sarebbe andato al mare ho capito che le cose stavano volgendo al peggio: amava moltissimo la Versilia. Era una bella persona: educata, garbata, elegante, molto disponibile. Una persona ironica, di spirito e molto curiosa e attento al nuovo e alle ragioni degli altri. Il suo tratto particolare era di essere profondamente antidogmatico e per questo difficile da catalogare nei consueti schemi filosofici e tantomeno politici”.
Sulla stessa linea il ricordo di Scalpelli, oggi direttore editoriale de “L’Avanti”: “Con distacco e ironia, sapeva ragionare guardando le ragioni dell'altro e prenderle molto sul serio, ma sapendo però relativizzare il gusto della disfida intellettuale. Parlavamo per ore e per me era bellissimo farlo, carpendo le idee di un uomo di grande spessore, che era anche molto simpatico”.
Capelli chiude rivelando che appena una settimana fa (“pur essendo già malatissimo”) Veca gli ha telefonato per parlare del futuro della Casa della Cultura: “E’ stata una telefonata generosissima, nella quale ha voluto dirmi delle cose molto importanti. Un messaggio straordinario di vicinanza, nonostante quello che stava accadendo. Chi sarà il nuovo Presidente? Avremo modo di parlarne, adesso è il tempo del lutto per la perdita di Salvatore”.