Tiziano e l'elogio della donna nella Serenissima rinascimentale: anima e corpo

Una cinquantina di tele, di cui 16 di Tiziano, oltre a sculture in bronzo e marmo, qualche gioiello e alcuni volumi sono in mostra a Palazzo Reale di Milano

di Simonetta M. Rodinò
TIZIANO e bottega Maria Maddalena 1565 ca. Stoccarda, Staatsgalerie Stuttgart
Culture
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Tiziano e l'immagine della donna nel Cinquecento veneziano: intervista a Stefano Zuffi

Il perno è la figura femminile, il filo rosso è Tiziano, affiancato da altri grandi pittori coevi, il secolo è il XVI, la città è la Serenissima, ecco le componenti della mostra Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano.

Una cinquantina di tele, di cui 16 dell’artista di Pieve di Cadore, oltre a sculture in bronzo e marmo, qualche gioiello e alcuni volumi, sono ospitati nelle sale di Palazzo Reale di Milano fino al 5 giugno.

Un variegato universo femminile, Madonne, sante, donne di virtù e donne peccatrici e poi cortigiane, nobildonne, poetesse, amanti dalle eleganti vesti, sofisticate pettinature e raffinati gioielli, osserva il visitatore da tele dalle cariche cromie, la cui ricchezza e spettacolarità fu la caratteristica della scuola veneziana del ‘500.

TIZIANO Giovane donna con cappello piumato , 1534 1536 ca
 

Fino al ‘400 l’immagine pittorica della donna era legata all’aspetto angelico; con l’avvento delle signorie e quindi il cambio di committenze si rappresenta la donna reale.

Che tipo di approccio artistico hanno i pittori nell’affrontare questo cambiamento?  Lo chiediamo a Stefano Zuffi, storico dell’arte e consulente della mostra.

“Da una parte ci sono delle donne di potere, in mostra siamo accolti da un’immagine sontuosa di Isabella D’Este, marchesa di Mantova, che rimasta vedova prende in mano le redini dello stato. Donne che hanno anche il potere politico e non solo intellettuale. 

TIZIANO Isabella d’Este in nero, 1534 1536 ca Vienna, Kunsthistorisches Museum
 

Dall’altra, il filone molto caratteristico del ‘500 veneziano è il dibattito che si apre sull’autonomia e sulla differenza della mente e della sensibilità femminile rispetto a quella maschile.

La donna non è più soggetta all’uomo ma rivendica, soprattutto a Venezia, un’autonomia di giudizio e un ruolo nella società che non è quello di moglie e madre o di oggetto di desiderio angelicato, come nella poesia petrarchesca o nell’immagine più sofisticata della donna quasi più sognata.  È una donna reale, in carne e ossa”.

La donna viene dipinta in primis nella sua bellezza esteriore, principesse, cortigiane, nobildonne… I pittori sono già pronti a cogliere anche l’interiorità?

Bisogna essere delle grandi persone e magari possibilmente anche dei geni dell’arte. Tiziano lo era. Aveva un tipo di rispetto nei confronti della donna che è veramente speciale e questo riguarda anche la sua vita privata: in fondo Tiziano, che ha avuto questa vita lunghissima, fortunata e piena di successi, era felice e nella sua esistenza ci sono delle donne molto importanti: la moglie Cecilia, la figlia Lavinia, di cui Tiziano, segue tutta l’infanzia, l’adolescenza, la giovinezza fino al fidanzamento e al matrimonio. C’è la sorella Orsa che è al suo fianco per tutta la vita, da quando erano bambini. Le figure femminili sono importanti nella sua vita.

Qualche altro pittore?

Difficile da dire. In mostra, uno dei capolavori, è “Laura” di Giorgione, una ragazza che sta scoprendo il seno: possiamo dire che forse è una ragazza che si sta offrendo, che mostra le sue grazie. In realtà se la guardiamo bene, vediamo che è un gesto castissimo, molto controllato, molto consapevole.  La consapevolezza forse è la cosa importante.

GIORGIONE Laura (1506)
 

Ecco, quando la donna non riveste più la componente angelicata, viene dipinta con una carnalità e sensualità che prima non esistevano.

La sensualità, l’amore fisico è importantissimo, non è negato, non messo in disparte; non è un aspetto di cui non si può parlare. Anzi lo si illustra, e da questo punto di vista Tiziano è poi particolarmente esplicito.  Prima non c’era. Fa parte di questo grande progresso che la donna raggiunge nel ‘500. Quando vediamo gli amori degli dei, le dee o le ninfee dipinti da Tiziano, ma anche di Veronese, non parliamo poi di Tintoretto, sono perfettamente consapevoli e consenzienti.

Non sono delle vittime di brame, di uomini libidinosi.

Abbiamo comunque un esempio in “Tarquinio e Lucrezia” di Tiziano che rappresenta proprio un’aggressione nei confronti di una donna che poi sarà stuprata da quest’uomo, in cui Tiziano condanna l’uomo, lo rende brutale, schifoso, lurido, Lo dipinge in modo sporco. E’ macchiato dentro. Mentre Lucrezia che subisce quest’aggressione è candida, purissima ed è vittima di questa sordida violenza dell’uomo.

In altri casi invece la donna è pienamente partecipe e consenziente, soprattutto nell’ultimo quadro con cui si conclude la mostra: “Ninfa e pastore” di Tiziano, Amor omnia vincit, è un inno all’amore in cui la donna è ancora più centrale e protagonista dell’uomo”.

TIZIANO e bottega Maria Maddalena 1565 ca. Stoccarda, Staatsgalerie Stuttgart
 

Suddivisa in sezioni, la rassegna, prodotta dal Comune di Milano e Skira editore, in collaborazione con il Kunsthistorisches Museum di Vienna, è una celebrazione dell’immagine femminile declinata attraverso un’ampia e multiforme indagine di tematiche.

Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano

Palazzo Reale - Piazza Duomo 12 - Milano

Durata: fino al 5 giugno 2022

Orari: 10/19.30;   giovedì 10/22.30  ; chiuso il lunedì

Ingressi:  € 14 -  ridotto € 12

www.palazzorealemilano.it

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