Tiziano e i maestri del 500 raffigurano l'universo femminile

Al Palazzo Reale di Milano fino al 5 giugno una magnifica mostra esalta la bellezza e l’incanto della donna, vista dai pittori veneziani del Rinascimento

di Raffaello Carabini
TIZIANO e bottega Danae (post 1554)
Culture
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Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano

Il Livre de la cité des dames, il “libro della città delle donne”, con buona pace di Federico Fellini, è considerato il primo testo “femminista” della storia. Lo scrisse la veneziana Cristina da Pizzano, che, trasferitasi in Francia, divenne Christine de Pizan, la prima persona in assoluto d'Oltralpe a essersi guadagnata da vivere con la sua penna, quanto mai prolifica. Parla di una città costruita secondo i criteri dettati da ragione, rettitudine e giustizia, dove vivono le donne che nella storia hanno dimostrato un creativo e indispensabile contributo alla crescita dell'umanità. Siamo nel 1405.

Più o meno nello stesso periodo Caterina Sforza registrò oltre quattrocento ricette di bellezza e di salute nel manoscritto Experimenti e Isabella d'Este era stilista di sé stessa, disegnandosi vestiti e acconciature, che potevano essere “copiate” solo dietro suo esplicito permesso. Insomma le donne, che stavano aprendo ufficialmente la loro querelle des femmes, volevano con decisione uscire dal ruolo subalterno e dalla considerazione misogina, che la stessa istituzione ecclesiastica considerava “normale” lezione delle Scritture.

TIZIANO Lucrezia e suo marito (1515 ca)
 

Fu soprattutto a Venezia che le donne del XV secolo ebbero uno status di un certo rilievo, a cominciare dalla possibilità di disporre della propria dote anche alla morte del marito, per continuare con quella di esercitare molte arti, quella di studiare, il vantare diritti sui figli e la presenza attiva in quasi tutti i cerimoniali della Repubblica. La si poteva quasi chiamare cité des dames. Ed è proprio a questa realtà femminile della Serenissima che fa riferimento la bella mostra Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano, allestita nel Palazzo Reale di Milano.

TIZIANO e bottega Venere e Adone (1555 1557 ca)
 

Prodotta da Comune di Milano-Cultura, Fondazione Bracco e Skira editore, allinea, insieme a quelle del maestro cadorino, opere di Giorgione, Tintoretto, i due Palma, Paolo Veronese, Paris Bordon, Bernardino Licinio, Giovan Battista Moroni e altri per quasi una cinquantina di capolavori, cui fanno da corollario oltre 70 opere di arte applicata – libri, gioielli, vestiti – e incisioni, statuette, reperti classici. Un percorso che dimostra come, nella splendida stagione del Rinascimento veneziano, l'immagine della femminilità occupi un ruolo centrale e trainante, mai visto prima nella storia della pittura.

Fulcro dell'esposizione, il cui prezioso catalogo è in realtà un volume quasi autonomo, tutto teso a rendere omaggio a pittori che seppero cogliere le mille sfumature della bellezza, l'eleganza e le sensualità della donna, sono le opere del Vecellio. Perché, come scrive la curatrice Sylvia Ferino-Pagden, “Tiziano ha ricreato la donna. Che si trattasse di dipinti religiosi, di ritratti, di “belle donne” o di personaggi femminili della mitologia, l'artista riuscì a conferirle un aspetto così vitale e luminoso, un tale spessore e un erotismo sempre così meravigliosamente sofisticato da assicurare fama eterna alla donna e a sé stesso”. Lo certificano capolavori come Isabella d'Este in nero (ritratta giovane e bella nonostante avesse quasi sessant'anni: lei ringraziò con un'arguta missiva), Lucrezia e suo marito (dall'atmosfera drammatica, nonostante il seno scoperto di lei, segno di adesione all'amore di lui) oppure il tardo Ninfa e pastore (sensuali e indifferenti i due sono immersi in un'atmosfera apolittica, proposta con le pennellate quasi impressionistiche dell'ultima stagione del maestro).

JACOPO TINTORETTO Susanna e i vecchioni (1555 1556 ca)
 

Il percorso dell'espozione, dopo una giovanile Maria tizianesca e una Eva tentata dal serpente di Tintoretto, le donne cardine della storia cristiana, passa ai ritratti, rarissimi all'epoca quelli di nobildonne, ma assai diffusi quelli di “belle veneziane”, più o meno idealizzati, con il seno scoperto a indicare ragazze di piacere oppure il casto desiderio di “aprire il cuore” con sincerità al sentimento, come fa Laura, in uno dei due unici ritratti femminili esistenti di Giorgione. Continua con le coppie, tra baci, carezze, sguardi languidi, doni, e anche significati ambigui e “cattivi assortimenti” tra giovinette e anziani, e le eroine, Giuditta, Salomè, Susanna (Susanna e i vecchioni di Tintoretto è sublime scenografia contemporanea) e su tutte Lucrezia, che si suicida per salvare il suo onore e quello del marito dopo lo stupro subito e proposto da Tiziano nel drammatico Tarquinio e Lucrezia. Di scrittrici e poetesse sono in mostra numerosi libri, di Venere tante statuette, subito prima delle sezioni finali dedicate agli amori degli dei, con Venere e Adone nelle versioni di Tiziano, Bordon e Veronese e alle allegorie, con una fiera, bellissima e trionfale Sapienza del Vecellio a chiudere la mostra.

GIORGIONE Laura (1506)
 

Ma come fu in vita Tiziano con  le donne? Innamoratissimo della moglie bambina Cecilia morta precocemente come appare nel languido romanzo Il destino di un amore del critico Luca Nannipieri, da poco uscito per i tipi di Skira, oppure duro, scontroso, dominante, come ci riportano alcuni storici oppure ancora da seduttore indefesso come scriveva Pietro Aretino: “Le vezzeggia, si avanta a basciarle, et con mille altre giovenili pazzie le intertiene”? Di certo il grande pittore le rappresentò come nessuno prima, con una bellezza che usciva dalla tela dispiegandosi tra mistero e dissipazione, tra erotismo e castità, tra precisione e sfumato, tra Dolce Stil Novo e postribolo. Così contribuirono in maniera determinante a farne il pittore più ricco della storia – ma al figlio Pomponio bastarono cinque anni per dilapidare la sconfinata eredità ricevuta -, grazie alla bottega, che dirigeva con metodi protoindustriali, autentico imprenditore di sé stesso. E dove spesso i nobili più ricchi entravano per ordinare una Madonna benedicente e uscivano con una Danae nuda pronta a ricevere la cascata d'oro in cui si era trasformato il suo amante Giove.

Info

Palazzo Reale – Piazza Duomo n. 12, Milano

orario: 10/19.30 (giovedì 10/22.30); chiuso il lunedì

biglietti: € 14; ridotto € 12 (over 65, under 26, disabili, gruppi, adulti faniglie, insegnanti, militari, forze dell’ordine, convenzioni); ridotto € 6 (scolaresche, minori famiglie, convenzioni, giornalisti); gratuito per under 6, accompagnatori portatori di handicap e di gruppi

tel. 02 88445181 – www.palazzorealemilano.it

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