Veneziani: "Basta con gli intellettuali di destra. Non voglio più l'etichetta"

Lo scrittore e giornalista: "Quell'etichetta non ha più alcun senso e vi spiego il perché"

Di Redazione Culture
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Marcello Veneziani: "Un tempo mi confrontavo con i Cacciari. Ma ora ci sono Pino Insegno,  Patrick Zaki..."

Marcello Veneziani sbotta e si toglie idealmente dal petto la spilla di "intellettuale di destra". Per la vulgata dominante - dice su La Verità - questa figura è un po' come il mostro di Loch Ness: non esiste ma genera timore, curiosità e ripugnanza. Ora che la destra è alla guida del governo, lo posso dire senza timore di passare per opportunista o per voltagabbana: finitela con questa etichetta di intellettuale di destra. Quella definizione, doppiamente grottesca, non ha alcun senso, oggi più di ieri, e comprime in una sola collocazione rigida e ottusa un percorso di pensiero, di opere, di vita e cultura, attraversamenti e aperture.

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I nomi della contesa oggi - prosegue nel suo sfogo Veneziani su La Verità - non sono più Nietzsche e Marx, per citare una canzone di Antonello Venditti, ma Patrick Zaki e Pino Insegno. Cominciai i confronti tra destra e sinistra da ragazzo: agli inizi degli anni Ottanta risalgono i primi dialoghi con Massimo Cacciari e con altri. Confronti sul piano intellettuale, infruttuosi sul terreno politico e civile. Non si fa un mezzo passo avanti nella civiltà del dialogo. Da anni non scrivo più libri che abbiano un significato politico "di destra" o un'attinenza con quella roba. La politica - conclude Marcello Veneziani - lasciamola all'informazione, alla chiacchiera; occupandocene solo per il minimo sindacale. Basta con l'intellettuale di destra, due diffamazioni in una sola definizione.