Abi, Fondazioni, Acri: è partito il risiko che cambierà il panorama. E Cdp...
Nel 2024 andranno in scadenza l'Associazione dei Bancari, la Fondazione Sanpaolo e l'Acri. Ecco gli scenari possibili
Abi, parte la corsa al post-Patuelli. Profumo in scadenza alla guida dell'Acri
Archiviata la Legge di Bilancio sarà già tempo di pensare alle nomine. Il 2024 sarà più “avaro” dal punto di vista numerico rispetto a quest’anno, ma ci sarà da definire la madre di tutti gli incarichi, cioè la guida di Cassa Depositi e Prestiti. È probabile che il governo intenda cambiare l’amministratore delegato, cioè Dario Scannapieco. Una mossa tutto sommato normale, visto che Cdp è il vero braccio operativo per quanto concerne l’economia ed è comprensibile che l’esecutivo voglia scegliere i propri nomi. Su Scannapieco si è detto molto: la premier aveva addirittura accarezzato l’idea di sostituirlo già lo scorso anno, prima di scendere a più miti consigli e attendere la fine naturale del mandato. Per sostituirlo si fa insistentemente il nome del presidente di Ita, Antonio Turicchi. Per quanto riguarda il presidente, cioè Giovanni Gorno Tempini, il suo destino dipende invece dalle Fondazioni. Le quali detengono una quota del 15% di Cassa Depositi e Prestiti e, per patto di sindacato, hanno diritto a esprimere il presidente. Qualcuno dice: ma ai tempi di Matteo Renzi vennero indicati dall'esecutivo sia l'amministratore delegato, Fabio Gallia, sia il presidente Claudio Costamagna. Ma fu un passo che portò la fibrillazione alle stelle. Se, infatti, dovesse spaccarsi l'accordo tra Mef e fondazioni, queste ultime dovrebbero essere liquidate. Un rischio che nessuno vuole correre.
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Qualcuno sostiene che ci sarebbe una pista per portare l’attuale presidente di Cdp verso due poltrone. Ma si tratta solo di rumor che circolano e che fonti vicine a Via Goito hanno già provveduto a smentire, ma che Affaritaliani.it ha scelto comunque di documentare. Partiamo dall’inizio: a luglio del prossimo anno scadrà il mandato di Antonio Patuelli alla guida dell’Abi. Già dal prossimo mese verrà nominato il comitato dei saggi – un gruppo di cinque membri dell’Associazione delle banche italiane – e, a cascata, si apriranno i giochi per la successione all’attuale presidente, giunto al quinto mandato. Rimane il problema, se così si può dire, di Intesa Sanpaolo che, nel febbraio scorso, ha ritirato la delega sindacale all’Abi. Per la prima volta l’istituto guidato da Carlo Messina si appresta a firmare il documento per il rinnovo dei contratti come un soggetto giuridico autonomo. All’atto pratico sul documento ci saranno tre sigle: quella dell’Abi, quella dei sindacati e quella di Intesa. Ma è ovvio che si sta già lavorando per far rientrare Ca’ de Sass nell’Associazione delle banche. Per farlo, però, il primo istituto di credito per capitalizzazione in Italia potrebbe chiedere garanzie precise e, addirittura, volere la presidenza dell’Abi.
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Ed ecco che qui, secondo queste voci, potrebbe chiudersi il cerchio per Gorno Tempini. Potrebbe essere lui l’uomo individuato da Intesa che potrebbe farlo entrare all’interno dell’istituto di credito – ricordiamo che solo membri delle banche possono diventare presidenti Abi – e poi farlo eleggere a guida dell’associazione dei banchieri. L’attuale presidente di Cassa Depositi e Prestiti, dicono fonti vicine al dossier, ha l’identikit perfetto per ricoprire questo ruolo. È vicino a Giovanni Bazoli, tanto da aver guidato (dal 2007 al 2010, prima di essere nominato amministratore delegato di Cdp) la boutique finanziaria Mittel di proprietà del banchiere bresciano. Prima ancora, nel 2001 era entrato nel Gruppo Intesa Sanpaolo, ricoprendo fino al 2007 i ruoli di Responsabile dell’attività di investment banking e di Amministratore Delegato e Direttore Generale di Banca Caboto (ora Banca IMI) e dal 2006 al 2007 Responsabile della finanza e tesoreria del gruppo Banca Intesa (ora Intesa Sanpaolo S.p.A.).
Rimane però il problema dei tempi. Mentre il rinnovo dei vertici di Cdp e di Abi avverrà l'anno prossimo, il cda di Intesa scadrà nel 2025 e quindi ci sarebbe da far collimare questa distanza temporale. Ed è questo il vulnus più significativo della teoria che vorrebbe Gorno verso Ca' De Sass. Da Cassa Depositi e Prestiti smentiscono categoricamente queste voci, sostenendo che Gorno Tempini è stato confermato ad aprile vicepresidente di Avio ed è anche presidente del Consiglio di Amministrazione di Fila, Fabbrica Italiana Lapis ed Affini S.P.A. Senza contare che è anche membro del board di Tim, indicato dai francesi di Vivendi quando ancora regnava una "pax" nell'azienda di tlc. Insomma, da Via Goito smentiscono con decisione che il presidente sia in cerca di un’eventuale occupazione nel caso in cui il suo ruolo non dovesse essere confermato dalle fondazioni che hanno una quota superiore al 15% nella Cassa.
A proposito di fondazioni, l'Acri è al centro di un gran giro di nomine. Nel 2024 scadrà il mandato di Francesco Profumo, che è anche al timone della Fondazione Sanpaolo: e anche questo incarico terminerà all’inizio del prossimo anno. Per statuto, il presidente di Acri non può essere rinnovato per più di due mandati e dunque l’ex-ministro non potrà più ricoprire questo ruolo. Per la guida della Compagnia di San Paolo si fa con insistenza il nome di Giorgio Barba Navaretti, che a Torino è un’istituzione essendo anche zio di John, Lapo e Ginevra Elkann. Per la presidenza di Acri, invece, si scommette sull’eterno ritorno di Fabrizio Palenzona, da aprile al timone della fondazione Crt. Da non sottovalutare il peso dell’Acri in questo caso: sarà l’associazione delle fondazioni, infatti, a fare il nome del prossimo presidente di Cdp. Ed è difficile pensare che sarà il consiglio uscente a selezionare il nome, più facile che sia il nuovo board a operare questa decisione.
Se poi si dovesse estendere il discorso anche alla presidenza di Intesa SanPaolo (che dovrà essere decisa nel 2025), a quanto risulta ad Affaritaliani.it i nomi forti sarebbero anche quelli di Francesco Profumo, che non disdegnerebbe di sedere nel cda della prima banca italiana per capitalizzazione; e Massimo Tononi, anch’egli – come Gorno Tempini – vicino a Giovanni Bazoli e attuale presidente di BancoBpm, appena rinnovato ad aprile scorso. In quel caso si tratterebbe di anticipare di un anno l’uscita da Piazzetta Meda. Infine, per quanto concerne l’Abi, nel caso in cui il progetto che porta all’attuale presidente di Cdp non dovesse andare in porto, si cerca un successore per Patuelli. L’attuale presidente della Cassa di Ravenna non sarà rinnovato. Per il suo posto si potrebbe guardare allo stesso Tononi. In pochi mesi si deciderà tutto, il grande risiko è partito.