Alta tensione in Confindustria: il giallo del ricorso di Gozzi ai probiviri

Il presidente di Duferco non ha ancora deciso che cosa fare, ma vuole vederci chiaro sulla scelta di non conteggiare alcuni voti

di Marco Scotti
Antonio Gozzi
Economia

Alta tensione in Confindustria: il giallo del ricorso di Gozzi

Nuovo, o per meglio dire ennesimo, colpo di scena nella corsa a Confindustria. Nella giornata di ieri tre take dell’Ansa annunciano che Antonio Gozzi, al momento fuori dalla competizione, avrebbe formalizzato un ricorso al collegio dei probiviri contro la sua esclusione. Poi, in mattinata un’agenzia Adnkronos ha smentito questa ricostruzione. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, la verità sta nel mezzo.

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È vero che il patron di Duferco (e presidente di Federacciai) non ha presentato ricorso formale, ma è in attesa di ottenere un’indicazione più precisa su quali siano i voti che non gli sono stati riconosciuti. Perché una cosa è certa: rimane una discrasia tra le preferenze annunciate dall’imprenditore ligure (intorno al 25%) e quelle certificate dai saggi (circa il 15,3%). Queste ultime sarebbero il frutto non solo di una assenza oggettiva di voti, ma anche della scelta di non considerare valide alcune delibere.

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Da qui la richiesta di Gozzi di ricevere, possibilmente entro domani, le motivazioni più approfondite che hanno portato alla sua esclusione. Perché, è bene ricordarlo, il 4 aprile ci sarà la votazione a scrutinio segreto. E il patron di Duferco non esclude ulteriori procedimenti formali. Fonti vicine al presidente di Federacciai minimizzano anche l’impatto che un eventuale ricorso ai probiviri potrebbe avere: si tratterebbe, si dice, di un passaggio tutto sommato abituale e non di una frattura vera come sarebbe l’extrema ratio ancora percorribile, cioè il ricorso alla magistratura ordinaria. Una soluzione che paralizzerebbe l’elezione del prossimo presidente di Confindustria e spalancherebbe le porte al regime della “prorogatio” per Carlo Bonomi in attesa della definizione con carte bollate della querelle.

Uno scenario tutt’altro che auspicabile. Tra l’altro, secondo quanto riferito da fonti autorevolissime ad Affaritaliani.it, lo stesso Bonomi non ha ancora smesso di sperare in un suo futuro nella galassia di Viale dell’Astronomia. Da una parte sembra che continui a offrire il suo pacchetto di voti in cambio della presidenza del Sole 24 Ore. Poltrona attualmente occupata da Edoardo Garrone ma in scadenza il prossimo anno. Dall’altra insiste per cercare una collocazione all’interno del consiglio di amministrazione della Luiss. E la soluzione potrebbe  perfino essere quella di trovare spazio nell’Associazione Amici della Luiss, che oggi esprime due componenti del cda dell’università di Confindustria: il presidente Francesco Gaetano Caltagirone e il vicepresidente esecutivo Stefano Lucchini.

Tornando alla corsa per la presidenza di Viale dell’Astronomia, sembra che Antonio Gozzi stia ragionando anche in altre ottiche. Ipotizzando di non ricorrere ai probiviri, ha già in mente un’alternativa percorribile. Far pesare il suo pacchetto di voti che potrebbe ammontare – stante quello che dicono persone vicine al presidente di Federacciai – fino a 35-36 preferenze. E visto che la corsa ha un margine molto ristretto, perché tra Emanuele Orsini ed Edoardo Garrone il distacco è assai risicato, ecco che quei voti avrebbero un peso enorme. E dovrebbero essere fatti fruttare.

Sembrerebbe tramontare l’ipotesi di un Gozzi impegnato in prima persona nella squadra di Orsini o – assai meno probabile – di Garrone. Ma i temi su cui si è concentrato (manifattura, difesa del settore siderurgico del Nord e maggiore presenza a Bruxelles) rimarrebbero imprescindibili e sarebbero portati avanti da una persona di fiducia, inserita in un ruolo chiave nella squadra del presidente vincitore. 

Infine, rimane ancora da sciogliere il nodo delle partecipate. A quanto sembra, la richiesta di silenzio da parte del Mef è stata accolta in parte. Leonardo, ad esempio, non si è esposta. Eni, pare, al momento sarebbe ancora propensa per Gozzi ma non vi sono affermazioni ufficiali. Enel sarebbe incerta: il presidente Paolo Scaroni ha espresso la sua preferenza per il patron di Duferco, l’ad Flavio Cattaneo sembra più propenso per Orsini. Così come anche Fs, che pure non ha un voto in assemblea. Insomma, a una settimana esatta dal voto la partita è ancora apertissima. Quello che forse sarebbe stato bello avere è una lotta sui programmi e sulle strategie. Temi fondamentali per il rilancio di un'associazione assai appannata. Ma, purtroppo, la sfida si è spostata su altri binari. Che peccato. 

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