Antonio Angelucci è "nullatenente". Il re delle cliniche che punta all'Agi

Al senatore non è intestato nulla: il gruppo, gestito dal figlio, ricava il 94% del fatturato e tutti gli utili dal business nella sanità

di Redazione Economia
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Antonio Angelucci, tutto intestato a suo figlio. Non possiede azioni o quote di società e non ha proprietà

Antonio Angelucci, il re delle cliniche private, sarebbe in realtà "nullatenente". Lo scrive il Fatto Quotidiano che riporta le dichiarazioni patrimoniali ufficiali depositate alla Camera: l'imprenditore non possiede immobili, terreni, né automobili, moto, barche o aerei. Non possiede azioni o quote di società, non ha cariche di amministratore, pur controllando un impero con più di 3.000 dipendenti e 230 milioni di euro di fatturato. L'editore - riporta Il Fatto Quotidiano - che possiede tre giornali di destra (Libero, Il Giornale, Il Tempo) con oltre il 4% della tiratura nazionale dei quotidiani e aspira a comprare l’agenzia giornalistica dell’Eni, l’Agi, il deputato più ricco (e più assenteista) con un reddito lordo di 3.334.400 euro dichiarato per il 2022, è nullatenente.

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Al fondatore - prosegue Il Fatto - non è intestato nulla: il gruppo, gestito dal figlio, ricava il 94% del fatturato e tutti gli utili dalle cliniche. Le attività della famiglia sono divise in due grandi filoni societari: la sanità dentro il gruppo San Raffaele Spa, il resto, che spazia dagli immobili e servizi di gestione, manutenzione, pulizia (Natunia), fino all’editoria e alla comunicazione (con Edindustria, rilevata dall’Iri nelle privatizzazioni) nella Finanziaria Tosinvest Spa. Sopra queste società - in base a quanto risulta a Il Fatto - l’assetto proprietario diventa opaco, perché il controllo è esercitato attraverso due società lussemburghesi, la controllante diretta Three Sa e la sua controllante al 100%, la Spa di Lantigos Sca.