"Apple e l'IA di Google? Fuoco di paglia per compensare le vendite in calo"

"L'azienda di Cupertino e la trattativa con Google per l'IA? Una mossa che arriva troppo tardi": parla Noci, esperto d'intelligenza artificiale

di Rosa Nasti
Economia

"Gemini sbarca su iPhone? L’accordo di Apple sull'IA arriva troppo tardi. Ecco perchè". Intervista all'esperto di intelligenza artificale Giuliano Noci 

Apple starebbe discutendo con Google un accordo per integrare Gemini in iOS 18. Una notizia che scuote gli equilibri delle big tech, ma che non sorprende nessuno, perchè sul fronte IA "Apple arriva con un notevole ritardo rispetto gli altri player globali", spiega ad Affaritaliani Giuliano Noci, prorettore del Polo Territoriale Cinese al Politecnico di Milano ed esperto di intelligenza artificiale.

Indubbiamente un accordo del genere rivoluzionebbe il mercato: Android, l’azienda che produce il sistema operativo mobile più usato al mondo, stringe un accordo con Apple che detiene una grande fetta del mercato mondiale degli smartphone. Eppure Noci ritiene che la decisione dell'azienda di Cupertino di sposare Gemini di Google "passa dalla presa di coscienza di essere in ritardo". Samsung (big competitor di Apple) già da molto si è attivata da questo punto di vista (Galaxy AI).

Insomma Apple non sapeva che pesci prendere per compensare il ritardo sull'IA, una lacuna grande se pensiamo ai progressi fatti dall'intelligenza artificiale soltanto nell'ultimo anno. Nonostante ciò, nel vasto mare dell'intelligenza generativa, l'azienda della mela è riuscita ad accaparrarsi uno dei pesci più forti, perchè, come spiega lo stesso Noci, "Gemini è un ottimo motore di IA ed è molto complicato essere competitivi in questo settore." Non che Apple avesse molta scelta: se da un lato lo sviluppo del proprio chatbot, Ajax, non ha raggiunto gli obiettivi sperati, dall'altro l'azienda non poteva neanche affidarsi ad OpenAI perchè è legata a Microsoft, suo grande rivale.

Ma secondo Noci, la ragione dietro il probabile accordo tra i due big tech è da ricercare altrove e ha a che vedere con il crollo dei profitti registrato dal gigante di Cupertino negli ultimi tre trimestri. "Apple è sotto pressione per il calo delle vendite dell’Iphone, tutto poteva permettersi tranne che avere dei ritardi sullo sviluppo di una propria IA."

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In ogni caso, una conferma ancora non è arrivata e se verificata, il sodalizio tra Apple e Google rischia di monopolizzare non solo il mercato ma anche il nostro modo di usare il cellulare. "I dispositivi mobili cambieranno faccia e cambieranno le logiche di funzionamento dei cellulari, evolveranno le app e l’interazione diventerà sempre più vocale", conferma Noci, e aggiunge: "I vantaggi sono il poter stare in competizione perché nei prossimi due anni assisteremo ad un significativo cambiamento delle modalità di interazione con lo smartphone, che fino adesso ha avuto solo applicativi basici di IA, come Siri."

In quest'ottica, oltre che tener conto dei vantaggi è notevole notare anche i rischi che questa rivoluzione apporta alle nostre vite. Sotto questo punto di vista l'esperto ritiene che: "Come evidenzia l’AI Act, l'intelligenza artificiale ha degli elementi di rischio che devono essere disciplinati, il pericolo principale è quello della non trasparenza: il non aver chiaro se determinati contenuti sono originali o artificiali, e poi comprendere se i risultati dati dal cellulare saranno attendibili o meno."

E mentre Apple e Google si stringono la mano, gli altri colossi della Silicon Valley pensano già alla prossima carta da giocare. Solo qualche giorno fa il Ceo di Tesla, Elon Musk, aveva promesso che il chatbot Grok della sua azienda xAI diventerà open source. "Ma nell’IA c’è un’altra azienda che sta investendo molto bene con logiche di piattaforme open, ed è Meta", sottolinea il professor Noci, ricordando anche che "l’intelligenza artificiale sarà un fattore di trasformazione ancora più rilevante dell'arrivo di Internet e smartphone. Ora ogni azienda cerca di conquistare un posto al sole."

Se frenare lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale è un’idea ad oggi impossibile, regolarla è una giusta mossa. Direzione verso cui si è mossa l'Ue lo scorso 13 marzo dando il via libera definitivo all’AI Act, il regolamento sull’intelligenza artificiale. Eppure secondo l'esperto Giuliano Noci, c'è poco di pratico in questa normativa: “L’Europa arriva sempre prima con la regolamentazione, ma dovrebbe arrivare anche prima con lo sviluppo tecnologico. Pur essendo una nota positiva, non è largamente sufficiente."

E conclude: "Non serve a nulla che l’Ue abbia questa regolamentazione se essa non è condivisa in altre aree geopolitiche: è necessario avere un coordinamento globale. Senza Cina e Stati Uniti, l’Europa non tocca palla."

 

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