Carne coltivata, muro di Roma-Parigi-Vienna. Ma l'esperto: "Protesta inutile"
Italia, Austria e Francia contro la carne coltivata al consiglio Ue. Ad Affari Luciano Conti (esperto del settore) spiega perché è una "protesta inutile"
L'Italia unita con i paesi Ue nella lotta alla commercializzazione della carne coltivata. Parla Conti, esperto del settore: "Un'inutile protesta per creare scompiglio nella catena"
La crociata del governo Meloni contro la carne coltivata continua, e ora a fare squadra con l'Italia sul fronte di guerra si uniscono anche Francia e Austria, insieme ad altri paesi. Nessun ripensamento rispetto a qualche mese fa, quando si erano scaldati gli animi fuori da Palazzo Chigi tra il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini e il segretario di +Europa, Benedetto Della Vedova. Mezza Europa rivendica la questione della sicurezza alimentare a supporto del divieto di commercializzazione della carne coltivata.
Ma per gli esperti del settore, come Luciano Conti (collaboratore della startup Bruno Cell, attiva sul fronte della carne colturale): "la sicurezza alimentare che sbandierano tanto è solo una facciata dietro cui si nasconde il problema legato al modello agricolo europeo."
L’Italia tira dritto e accellera il passo, questa volta non è più sola, e in sinergia con gli altri paesi ha presentato a Bruxelles una nota congiunta in vista del Consiglio Ue dell'Agricoltura a Bruxelles contro la carne coltivata, che in Europa ancora non è autorizzata al commercio. E mentre il resto del mondo si apre alla carne coltivata (Israele è il primo paese ad autorizzare quella di bovino), dal documento emerge una una posizione netta e strategica da parte dei Paesi Ue che chiedono trasparenza e rigore scientifico prima che venga presa qualsiasi decisione.
Interpellato da Affaritaliani.it lo scienziato Conti spiega però che la carne coltivata "è un pericolo immaginario", mentre per il fronte europeo si tratta di "una minaccia per i metodi di produzione alimentare genuini che sono al centro del modello agricolo". Secondo Conti Bruxelles preferisce "rimanere chiusa nella propria posizione", piuttosto che guardare ai "problemi economici" legati al settore agricolo. In primis la questione delle rivolte dei contadini che stanno invadendo le strade delle grandi capitali: da Roma a Parigi, passando per Berlino. Per l'esperto Conti è necessario quindi trovare un equilibrio tra le politiche agricole di salvaguardia e produttori e grandi distributori, con lo scopo di non creare "scompiglio nella catena alimentare".
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Ma il braccio di ferro sul divieto alla carne coltivata oltre che da Italia, Francia e Austria è anche sostenuto da Germania, Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Lituania, Malta, Romania e Slovacchia. A tenere alta la bandiera italiana, il ministro Francesco Lollobrigida, che da mesi si impegna attivamente per scoraggiare qualsiasi intervento della Commissione europea volto ad autorizzare la commercializzazione della carne sintetica. Lollobrigida ha ribadito con fermezza la posizione del governo italiano: "Non c'è alcuna differenza tra la posizione del nostro Governo in Italia e in Europa sulla carne sintetica. Il nostro esecutivo, guidato da Giorgia Meloni, è totalmente contrario a questi prodotti". Aggiungendo: "Al prossimo Agrifish, a Bruxelles, chiederemo una discussione per proporre un percorso che garantisca la salute, le produzioni e il nostro modello culturale."
L'Italia è stata il primo paese in Europa a promulgare una legge che vieta esplicitamente la produzione e la commercializzazione di carne coltivata. D'altra parte, la Commissione europea ha sottolineato che finora non è pervenuta alcuna richiesta di autorizzazione in conformità con la normativa sui nuovi alimenti. Nel caso in cui venisse presentata una richiesta di autorizzazione, sarà l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) a condurre la valutazione e promuovere la trasparenza tanto rivendicata nel documento stesso, e "che è già garantita da molti anni attraverso l'Ente Europeo EFSA, che analizza gli aspetti di sicurezza riguardo la carne coltivata". Ma le preoccupazioni che emergono dalla nota inviata a Bruxelles spaziano su più fronti e non solo quello propriamente alimentare. Da quello etico, che rivendica l'utilizzo di cellule staminali animali ottenute da animali vivi, a quello economico, con il timore che la carne coltivata possa portare alla creazione di monopoli e il rischio di dipendenze lungo la catena alimentare.
D'altro canto anche la Coldiretti ha svolto un ruolo chiave nel sostegno del divieto, raccogliendo oltre due milioni di firme in opposizione alla commercializzazione. Al momento, l'associazione sta esercitando pressioni affinché le cellule coltivate in laboratorio non siano classificate come alimenti, ma piuttosto come prodotti farmaceutici. Di conseguenza, sostiene che la loro autorizzazione commerciale dovrebbe essere valutata non dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), ma dall'Agenzia europea per i medicinali (EMA). Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, ha inoltre evidenziato che la crescente diffidenza conferma la necessità di rispettare il principio di precauzione di fronte a una nuova tecnologia con molte incognite, potenzialmente in grado di cambiare la vita delle persone e l'ambiente circostante.