Auto, nel 2025 si giocherà il futuro dell’industria europea

Perchè stiamo perdendo la partita con la Cina

Carlos Tavares

Economia

Auto, il 2025 anno decisivo per l'industria europea

Nel 2025 si giocherà il futuro dell'industria automobilistica europea. Quella che molti temevano, la tempesta perfetta, è infatti arrivata e i produttori europei crollano in Borsa sotto la spada di Damocle della concorrenza cinese e non solo di quella. Tra questi Volkswagen che sta trattando con il sindacato il più pesante taglio occupazionale in Germania e Stellantis (Fiat, Citroën, Peugeot e Opel) che ha lasciato nell’anno in corso, in Borsa, il 41% del suo valore. E pure il produttore di componenti, la francese Forvia ha perso il 56,7%.

Tutto questo anche perchè le dichiarazioni previsionali dei big europei dell’auto per il 2024 sono quasi tutte al ribasso. Detto ciò quali sono le altre cause profonde che hanno portato a una simile situazione? In primis il flop in termini di vendite dell’auto elettrica. Tutte le case hanno investito miliardi per il passaggio da benzina/diesel  a elettrico ( come richiesto dall’Europa) ma le vendite ristagnano.  Secondo i dati Acea (associazione dei costruttori europei) ad agosto le immatricolazioni sono scese di quasi il 44% con in testa in termini negativi la Germania (-70%). Senza sussidi i consumatori tedeschi non acquistano. Anche il mercato italiano è in contrazione (-12,3) e quello spagnolo ristagna. Unico leggermente in controtendenza il francese (+8,1%). L'auto più venduta è stata la economica Dacia Sandero a combustione, al secondo posto la Tesla Model 3 di Musk.

Auto, i pesanti impegni per i produttori europei nel 2025

La “mission, forse, impossible“ per il 2025 sarà quella di aumentare le vendite per raggiungere gli obiettivi di emissione concordati da Bruxelles (2025-2030). L'unica speranza, secondo l’ONG Transport & Environment, è riposta nei modelli più economici che entreranno sul mercato. Modelli come la Raval, della Skoda Epiq o della Renault 5 o il Leapmotor T03 di Stellantis. La seconda criticità  sta nella concorrenza delle auto europee con Tesla e con l’aggressivo mercato cinese forte di auto tecnologicamente avanzate e a prezzi concorrenziali. Tra le  contromosse: joint ventures (Wolkswagen con l’americana Rivian), accordi in Spagna coi cinesi Xpeng o acquisizioni (Stellantis ha acquistato il 20% di Leapmotor).

Nonostante queste mosse  la competizione con i produttori cinesi è una sfida difficile perchè ormai essi sono già dentro l’Europa. Proprio per questo la Commissione Europea ha aumentato i dazi dal 9% al 36,3% (oltre all’esistente 10%) sulle auto elettriche cinesi. Ma questi dazi si stanno ritorcendo contro gli stessi produttori europei che producono in Cina. Esempi di questo la Cupra (Wolkswagen), la Tavascan di Seat, la Dacia Spring di Renault o la iX3 di BMW. Qualche Governo, la Spagna in primis, vorrebbe a questo punto togliere questi ulteriori dazi.

Auto, la debolezza dell'economia cinese non aiuta l'Europa

Terzo punto rischioso riguarda la debolezza dell’economia cinese. I consumatori cinesi stanno comperando meno auto europee, in primis Mercedes Benz (Classe S e Maybach). Quarto aspetto di criticità è la debolezza anche del mercato europeo. Molti analisti e i dati ufficiali indicano che, negli ultimi anni, sono state perse oltre due milioni di immatricolazioni per anno. L’Europa era un mercato da 16 milioni di auto all’anno. Oggi di 14 milioni. La perdita di quote di mercato in Europa ha diverse cause. 

Tra le principali c'è l'aumento dei prezzi dei nuovi veicoli, sempre più tecnologici, la carenza di microchip che ha fatto concentrare i produttori sulle auto più costose e profittevoli ed infine le materie prime, più costose, hanno fatto salire i prezzi, soprattutto dell’elettrico. Ormai è assodato che la Cina ha il potere della batteria, cuore dell’auto elettrica. I due maggiori produttori di batterie sono CATL e BYD (50% della produzione mondiale di batterie agli ioni di litio). L'intera catena del valore dei veicoli elettrici è in mano alle aziende cinesi, che investono in questa tecnologia da decenni. Infine tassi di interesse alti e inflazione hanno ulteriormente colpito un settore in difficoltà. E il futuro, purtroppo, per le auto europee sembra non essere molto roseo.

 

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