Baban (Azione): "Siamo la stampella dell'Italia, non della Meloni"

Il responsabile imprese del partito di Calenda: "Mi aspetto un quinquennio di forte instabilità economica"

di Marco Scotti
Alberto Baban
Economia

Manovra, Baban (Azione): "Siamo la stampella dell'Italia"

“Noi siamo la stampella del Paese, non della Meloni”. Alberto Baban, responsabile imprese di Azione, già presidente di Confindustria PMI, racconta ad Affari la situazione politica ed economica che l’Italia si troverà ad affrontare nel 2023. Partendo dal mondo delle aziende, che Baban conosce molto bene essendo anche un imprenditore di successo. Ma senza dimenticare che il Terzo Polo sarà ago della bilancia nella politica locale – possibile accordo nel Lazio con il Pd, mentre in Lombardia ha scelto di candidare Letizia Moratti – ma anche di quella nazionale, visto che nella maggioranza si iniziano a intravedere alcune crepe, seppur non ancora strutturali. 

Baban, sbaglia chi vi indica come la stampella di Giorgia Meloni e del suo esecutivo?
L’affermazione è sbagliata a metà: siamo la stampella del Paese, non della Meloni. Vogliamo supportare l’Italia attraverso qualsiasi mezzo. 

Siete soddisfatti della manovra? Calenda al Senato ha bocciato senza appelli il governo e il Mef soprattutto…
Ci sono due Leggi di bilancio: quella annunciata, che sembrava molto generosa, e quella reale, che si scontra con la regolamentazione europea e con la disponibilità finanziaria. L’annuncio è più roboante dell’effetto. Soprattutto c’è un errore gravissimo: non aver interpretato in maniera corretta gli effetti inflattivi sui portafogli delle famiglie, non aver inciso sul cuneo fiscale. 

Qualcosa è stato fatto…
È un micro-intervento che non risolve nessun problema. E poi le risorse non andavano messe su flat tax per pochi o per quota 103 per un anno, ma su provvedimenti molto più incisivi e inclusivi. Poi siamo molto preoccupati perché non si capisce in che modo verranno gestite le risorse del Pnrr. Non ci siamo proprio.

Quindi non siete più disposti a supportare il governo?
La nostra è una proposta politica che si va consolidando, abbiamo sempre voluto essere costruttivi, ma usiamo sapientemente lo strumento dell’emendamento. Vogliamo sapere come si vogliono raggiungere certi obiettivi, quali sono le modalità, le coperture, i possibili benefici. Abbiamo sdoganato un nuovo modo di fare politica, ma questo non vuol dire che siamo proni. Anzi, saremmo felici se le nostre proposte venissero accolte. Non siamo “gelosi” delle nostre idee, anzi. 

Che cosa proponete a costo zero?
La ripresa del piano Impresa 4.0. Non è stato rettificato, ci troviamo in una fase interinale che si chiude il 31 dicembre. Invece abbiamo dimostrato che lo spostamento dell’attività sugli investimenti privati, con il credito d’imposta, porti benefici enormi. Eppure non sono stati rinnovati questi interventi.

La frattura col Pd è insanabile?
Siamo molto distanti dai 5 Stelle, una distanza incolmabile. Con il Pd invece c’è un dialogo aperto, seppur con delle necessarie differenziazioni. Nel Lazio vedremo che cosa fare, stiamo lavorando per cercare di capire se vi sono punti di convergenza. 

Lei in Azione si occupa di imprese: come stanno allora le aziende italiane?
Hanno dimostrato una forte capacità e resilienza, perfino inattesa, nel 2022. Ma i fattori esogeni che hanno dovuto arginare ci saranno anche nel 2023, con la madre di tutte le incognite che è l’inflazione. La riapertura della Cina può rappresentare, per assurdo, un problema: riprenderà a crescere rapidamente e questo porterà a un incremento anomalo della richiesta di energia. Questo significa petrolio più caro e container di nuovo alle stelle. Prima del Covid costavano circa 1.500 dollari, poi il costo è schizzato vertiginosamente fino a 18mila dollari. Se dovesse tornare la scarsità di questi strumenti, ci sarebbero ripercussioni anche sulla supply chain globale e quindi italiana.

Dunque non se ne esce, dovremo abituarci a una crisi permanente?
La mia lettura è che la tarda primavera ci porterà una crescita più forte del previsto. Aspettiamo una stabilizzazione del conflitto tra Russia e Ucraina, ma intanto dobbiamo iniziare a pensare al futuro, per non farci trovare di nuovo impreparato. Nel 2021 l’impennata dei costi è stata del tutto inattesa, così come lo sono stati scarsità di materie prime e di manodopera. Se ci dovesse essere una ripresa globale, che cosa dobbiamo aspettarci? Un nuovo shortage delle materie prime e un effetto elastico? Mi aspetto cicli economici brevi almeno per il prossimo quinquennio. E stavolta non potremo neanche contare sulla garanzia statale, che ammontava a circa 200 miliardi. C’è da essere pronti e lungimiranti. 
 

Tags:
azionebabangovernoitaliameloniterzo polo