Bpm, Castagna sposa il "modello Intesa"."Chi ci vuole paghi, ma serve 3° polo"
Le strategie della terza banca italiana prevedono la completa internalizzazione del business assicurativo.Ceo:"Chi ci vuole paghi, ma al Paese serve il 3° polo"
Maggiori volumi anche attraverso l’apertura di nuovi 150 Centri Imprese e cavalcando il volano del Recovery Plan, spinta da cross-selling dei ricavi commissionali sul modello Intesa-Sanpaolo attraverso lo sviluppo nel gestito e l’internalizzazione del business assicurativo, maggiore digitalizzazione con 650 milioni di investimenti e derisking: sono le leve operative del nuovo piano industriale al 2024 in versione stand-alone di Banco Bpm, piano disegnato da Giuseppe Castagna in attesa di prendere parte al grande ballo del risiko bancario tricolore o come protagonista, nelle vesti di aggregatore per il terzo polo (per il momento è interessato solo a una parte della rete di Mps), o come preda (di UniCredit, la principale indiziata). Opzione temuta in Piazza Meda.
La nuova strategia, che lo stesso amministratore delegato del gruppo ha definito essere caratterizzata da “obiettivi ambiziosi”, prevede di più che triplicare i profitti a fine piano, passando dai 330 milioni di utile netto adjusted del 2020 al miliardo (1,05 miliardi) del 2024 (740 milioni tra due anni), promettendo agli investitori una redditività di oltre il 9%, distribuendo il 40% del monte utili (dividend payout del 40%, definito dal Ceo "un livello minimo prudenziale") e rafforzando allo stesso tempo anche la posizione patrimoniale della banca con un Cet1 ratio visto al 14,4% fra tre anni (dal 13,3% del 2020).
A fine piano, proprio grazie al traino delle commissioni nette (tasso annuo di crescita composto - Cagr - del 5,9%), i ricavi, aiutati anche da un contesto economico di forte crescita del Pil, sono visti salire dai 4,15 miliardi del 2020 a 4,6 miliardi, con un Cagr del 2,4%. Andamento per cui, a fronte di un limitato assorbimento patrimoniale (di 16 punti base) per effetto del trattamento prudenziale previsto dal cosidetto “Danish Compromise” (trattamento in bilancio delle partecipazioni in compagnie assicurative da parte delle banche), giocherà un ruolo fondamentale la completa internalizzazione del business assicurativo. Operazione che frutterà a Piazza Meda nel 2024 circa 125 milioni di euro.
BANCO BPM, GIRONDI LIQUIDA LA QUOTA. SI SCIOGLIE IL PATTO/ Il primo novembre è stato sciolto il patto di consultazione tra la Ggg di Giorgio Girondi, Calzedonia, Sandro Veronesi e Dario Tommasi che riuniva il 4,694% del capitale di Banco Bpm. E' quanto emerge da un avviso a pagamento pubblicato sul Sole 24 Ore. La risoluzione dell'accordo è avvenuta automaticamente in base alle regole stabilite dai partecipanti, in seguito alla cessione di tutte le azioni dell'istituto di Piazza Meda da parte di Ggg. L'accordo prevedeva infatti la cessazione degli obblighi in caso di uscita dal capitale con vendita dei titoli a terzi da parte della stessa Ggg o di Calzedonia, nonchè nel caso in cui "la maggioranza delle parti avesse ceduto almeno due terzi delle proprie azioni" a terzi. |
Nel mercato delle polizze, infatti, il terzo gruppo bancario tricolore ha attualmente in essere delle partnership sia con Cattolica Assicurazioni, finita nell’orbita Generali, sia con la compagnia francese Covea, tramite accordi che la banca ha rinegoziato nel corso del primo semestre per assicurarsi una maggiore flessibilità nelle strategie nel settore, anche in funzione delle proprie scelte su potenziali aggregazioni.
In particolare, con il gruppo scaligero Castagna ha un'opzione non condizionata per l'acquisto anticipato del 65% detenuto dalla compagnia veronese nel capitale delle joint venture Vera Vita e Vera Assicurazioni esercitabile nei primi sei mesi del 2023, mentre con Covea il Banco ha esteso il diritto di acquisire l'intero capitale della jv Bipiemme Vita (l'81% è dei transalpini) fino a fine dicembre del 2023. Dal business delle fabbriche prodotto nell'asset management (Anima), nel credito al consumo (Agos) e nella bancassurance è atteso un contributo per i proventi operativi di 740 milioni, dai 450 del 2019 (Cagr +8%), da cui discenderanno 270 milioni di utili netti (da 124 milioni del 2019).
Dal punto di vista dei costi, Castagna prosegue nell'azionare la leva della digitalizzazione, già protagonista nel precedente piano di inizio 2020 e poi superato dal sopraggiungere della pandemia e che consentirà a Piazza Meda di insistere sui canali da fremoto, chiudendo altri 200 sportelli (la rete si ridurrà a circa 1.300 filiali complessive) a cui affiancare parallelamente nuovi e più snelli 150 Centri Imprese (dove verranno inseriti oltre 400 relationship manager) nelle aree più ricche del Paese.
Complessivamente il rapporto cost/income scenderà dal 59,2% adjusted del 2020 sotto il 53% a fine piano. Infine, dal punto di vista della qualità degli attivi, il Banco riserva un'ulteriore spinta al derisking, con un target di Npe ratio lordo al 4,8% dal 7,5% di fine 2020, da raggiungere prevalentemente attraverso un maggiore controllo del rischio (anche se non è stata esclusa una massiccia cessione di Npl), il cui costo dovrebbe scendere da 120 punti base dello scorso anno fino ai 48 del 2024.
Il mercato, che dopo il naufragio dell’operazione UniCredit-Mps continua a trattare le azioni del Banco soprattutto in ottica speculativa (nel terzo trimestre, i profitti a 110,7 milioni si sono più che dimezzati dai 261,2 del periodo aprile-giugno), ha accolto bene la nuova strategia stand-alone disegnata da Castagna. A fine giornata il titolo ha guadagnato il 5,03% a 2,9 euro, il migliore a Piazza Affari per una capitalizzazione di mercato di 4,23 miliardi di euro.
L'andamento del titolo Banco Bpm (fonte Borsa Italiana)
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Gli occhi degli operatori sono tutti puntati sul risiko bancario. "Siamo sempre attenti a potenziali possibilità per estrarre più valore, anche nel caso di un eventuale potenziale merger, ma non vedo oggi banche interessate a fare nulla in tema di M&A", ha spiegato il banchiere sul tema del consolidamento del settore del credito. Entrando nello specifico dei dossier tricolori, per il Banco Mps è troppo grande ("non possibile per dimensioni"), ha specificato il Ceo rivelando di essere interessato solo a una parte della rete delle filiali in caso di spezzatino, mentre Carige non rappresenterebbe "un'operazione transformational" per Piazza Meda ("in più in Liguria noi siamo la seconda banca", ha aggiunto).
Infine, riguardo al convitato di pietra UniCredit, Castagna ha specificato di non voler "fare le barricate, ma se qualcuno ci vuole comprare dovrà pagarci il prezzo giusto", rilanciando però sulla necessità per il Paese della creazione di un terzo polo bancario (oltre al gruppo di Andrea Orcel e all'altro campione nazionale Intesa-Sanpaolo), attorno al pivot Banco Bpm. "Credo che il terzo polo sia nell'interesse del Paese, ma il mio lavoro è creare valore per gli azionisti e se il massimo valore è in un'acquisizione ben pagata, ben venga", ha precisato. "Poi su dove sia il maggior interesse per l'Italia ognuno farà le sue valutazioni", ha concluso.
Quanto al tema degli incentivi fiscali tramite le deferred tax asset (Dta), il Ceo ha tagliato corto, "i driver che devono spingere il consolidamento" sono la redditività e la crescita dei ricavi, "non le Dta, che sono una cosa in più, ma non la cosa principale. Erano un incentivo per chiudere velocemente qualcosa che poi non c'è stata possibilità di fare".
Secondo gli analisti di Jefferies (che hanno confermato per le azioni dell'istituto la raccomandazione buy e il prezzo obiettivo a 3,5 euro), “gli obiettivi del piano industriale vanno oltre le stime, con un utile netto nel 2024 visto oltre un miliardo, il 53% al di sopra della previsione del consenso per quell'anno, sostenuto dall'internalizzazione del business assicurativo e dalla crescita delle commissioni. Ci aspettiamo che l'azione reagisca positivamente". Già oggi Castagna ci ha messo del suo, aprendo a un payout più alto ("per essere allo stesso livello dei competitor") e a eventuali buyback.
@andreadeugeni