Economia

Banco Bpm, Castagna: "Ora serve una terza grande banca"

Il risiko bancario torna al centro del dibattito, dopo le indicazioni del presidente del Consiglio di Sorveglianza della Bce circa il recupero della redditività

Banco Bpm, Castagna: "Serve un'altra grande banca rispetto alle due presenti"  

"Credo che ora serva almeno un'altra grande banca rispetto alle due grandi italiane presenti". Così ha affermato Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm,  durante il Forum Banca, evento di riferimento per il settore bancario. Il consolidamento in Italia c'è stato ma di certo non si è ancora concluso. Il tema del risiko bancario torna così centro di buona parte del dibattito, dopo le indicazioni arrivate recentemente da Andrea Enria, presidente del Consiglio di Sorveglianza della Bce, circa la necessità per l'intero settore di recuperare redditività ed efficienza. 

"Nel panorama bancario italiano bisogna fare dei distinguo: ci sono le realtà innovative come banca Mediolanum che è l'antesignana dei nuovi istituti tecnologici che sono allo stesso tempo vicini al cliente. Poi ci sono le banche internazionali presenti in Italia con competenze sempre più specifiche e non più universali come in precedenza e poi ci sono le Bcc. Io penso che questo modello sia già delineato", ha dichiarato Castagna.

Noi banche tradizionali "abbiamo l'esigenza di digitalizzare molto e ridurre i presidi fisici": dopo la fusione con Banco popolare avvenuta ormai 4 anni fa "Banco Bpm è sceso da 2.500 filiali a 1.500 senza perdere i clienti", ha aggiunto il banchiere. 

Intanto, Roberto Parazzini, chief country officer di Deutsche Bank Italia, è convinto che l'M&A, fusioni e acquisizioni, sia una delle strade utili per recuperare efficienza grazie alle economie di scala. "In Italia siamo abituati a un modello tradizionale di banca universale che sicuramente ha dei vantaggi derivanti dalla diversificazione ma nel passato recente sono aumentati i costi della diversificazione, compresi quelli della compliance e quelli relativi agli investimenti organizzativi e alla tecnologia. Ci sono leve per far fronte alle mutate condizioni di costo e la principale consiste nella creazione di economie di scala. Esiste un grande margine di recupero di efficienza grazie a matrimoni di vario genere, c'è un grande potenziale inespresso in questo, ma a livello europeo non ci stiamo facilitando la vita considerando la disparità che esiste" tra Paesi in tema di norme. 

Secondo invece il direttore generale Dell'Abi, Associazione bancaria italiana, Giovanni Sabatini, l'Italia ha già fatto la sua parte in termini di consolidamento. "In fatto di consolidamento bancario l'Italia ha fatto molto di più rispetto agli altri Paesi: oggi sono rimaste circa 100 unità di banche indipendenti nella Penisola, si può dire con sicurezza che ci siamo consolidati. Va ricordato poi che le banche italiane hanno garantito la continuità dei servizi durante la pandemia, si sono rafforzate patrimonialmente e hanno migliorato la qualità degli attivi".

L'evento è stata anche l'occasione per fare il punto sull'uscita dall'emergenza pandemica e sul percorso della digitalizzazione. "Con l'avvento della pandemia abbiamo vissuto una situazione di smarrimento e preoccupazione e le banche sono state considerate giustamente servizio pubblico", ha detto Castagna. 

"Quel periodo drammatico ci ha aiutato molto a digitalizzare o meglio a mettere in pratica un livello di digitalizzazione che le banche avevano già raggiunto. Durante il periodo più critico della pandemia abbiamo avuto fino a 10 mila persone in smart working, ora sono molte meno. Siamo stati una banca presente durante tutta la fase critica causata dal Covid-19, ora abbiamo trovato il compromesso tra il rientro al lavoro e lo smartworking, con due giorni a casa e tre al lavoro, in linea con le esigenze dei lavoratori e anche con le tematiche Esg, per ridurre inquinamento ed evitare lunghe e inutili distanze di percorrenza. Mentre le filiali oggi sono a pieno regime". 

Massimo Doris, amministratore delegato di banca Mediolanum ha ricordato che prima della pandemia l'istituto aveva già fatto corposi investimenti in tecnologia e digitalizzato tutti i contratti dei family banker con i clienti: "Già per il 70% erano digitali poi durante l'emergenza pandemica li abbiamo digitalizzati in toto. Abbiamo acquistato più di 2 mila dispositivi tra Pc smartphone per permettere alle persone di lavorare da casa e li abbiamo settati. Siamo riusciti a dare continuamente un supporto alla nostra clientela". 

La digitalizzazione può essere una leva utile in mano alle banche al fine di recuperare efficienza, ma non può essere l'unica. La Bce ha recentemente insistito sulla revisione dei modelli di business ed è tornata a suggerire la via del consolidamento laddove ci siano progetti destinati a creare valore. Il problema - spesso e volentieri - sono le regole: non sempre incentivanti e non uniformi. La Vigilanza ha lavorato di recente in questo senso per creare un terreno più fertile ai matrimoni anche transfrontalieri ma secondo l'Abi quanto è stato fatto, seppur apprezzabile, non è ancora sufficiente. "Il progetto di Unione bancaria" si scontra con un "panorama normativo europeo frammentato e un protezionismo di alcune autorità nazionali che funge da ostacolo" al suo completamento, ha chiosato Sabatini.