Bardin o Milleri: chi sarà il timoniere nel post-Del Vecchio

Il giorno dopo la morte dell'imprenditore, e in attesa di conoscere che cosa recita il testamento, si aprono le prime lotte di potere

di Marco Scotti
Romolo Bardin e Francesco Milleri
Economia
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Chi la spunterà tra Romolo Bardin e Francesco Milleri

Romolo Bardin o Francesco Milleri: chi sarà a tenere le redini dell’universo-Del Vecchio? Il giorno dopo la morte dell’imprenditore, si apre ufficialmente il dossier sulla sua successione. Non tanto quella formale, ché il paperone di Agordo ha già chiarito a più riprese: 25% della cassaforte di famiglia alla moglie, 12,5% a ciascuno dei sei figli, obbligo di (quasi) unanimità per prendere qualsiasi decisione e tutti contenti. Ci sono però due problemi non di poco conto: il primo è che morto Del Vecchio viene a mancare un decisore, un uomo di ultima istanza cui i suoi tre fedelissimi riportavano direttamente. Se Francesco Milleri o Romolo Bardin, rispettivamente amministratore delegato di EssilorLuxottica e di Delfin, avevano dossier spinosi da portare sul tavolo del grande capo, avevano da rapportarsi solo con lui. E da convincere una persona sola. Ora invece chiunque dei due si trovi a dover prendere decisioni nodali, dovrà parlare con sette persone diverse, sei delle quali (con l’esclusione di Leonardo Maria) non hanno alcuna esperienza manageriale.

Non solo: come insegnano le grandi saghe familiari, i Caprotti su tutti con la loro Esselunga, non è mai semplice il passaggio generazionale. Nel caso di Del Vecchio, oltretutto, si sommano anche antipatie tra “lombi” differenti, perché i sei rampolli sono figli di tre donne diverse. Nicoletta Zampillo, che detiene il 25% della Delfin, ha un solo figlio, cioè Leonardo Maria. Sommando le loro quote si arriva al 37,5%. Stesso livello cui possono ambire i figli di primo letto Claudio, Maria e Paolo. Infine ci sono Luca e Clemente, nati dalla relazione con Sabina Grossi

LA CAMERA ARDENTE

DI LEONARDO DEL VECCHIO

Le esequie di Leonardo Del Vecchio saranno celebrate al PalaLuxottica di Agordo (BL) giovedì 30 giugno, alle ore 11:30. A partire dalle ore 13 di domani, 29 giugno, e fino alle ore 6 del giorno successivo, 30 giugno, sarà accessibile al pubblico la camera ardente all’interno del PalaLuxottica. Il 30 giugno sarà una giornata di lutto per l’intera comunità EssilorLuxottica nel mondo. In Italia saranno sospese tutte le attività nella giornata mentre negli altri paesi sarà osservato un lungo momento di silenzio. Sarà inoltre predisposta una diretta streaming delle celebrazioni all’interno di tutte le sedi dell’azienda in Italia e all’estero per consentire ai dipendenti di stringersi attorno al Presidente per l’ultimo saluto.

Un universo in cui si innestano le partite da giocare. Per questo bisogna capire su chi faranno affidamento gli eredi di Del Vecchio e se manterranno quella sorta di triumvirato (Bardin, Milleri e Sergio Erede) che ha retto le sorti dell’impero del patron di Luxottica. Attenzione, però, perché potrebbe anche crearsi una lotta intestina tra i due manager (l’avvocato Erede è una storia a parte) che potrebbero cercare di guadagnare ulteriore potere e diventare l’unico riferimento della famiglia.

I “bookmaker” danno nettamente in testa Francesco Milleri. Il quale ha, dalla sua, la capacità di aver convinto Del Vecchio – da semplice rappresentante di software – che c’erano margini di crescita. Nelle scorse ore, oltretutto, Milleri è stato anche insignito della carica di presidente di EssilorLuxottica fino alla scadenza del suo mandato.Di più: fu lui a incentivare il ritorno del patron in azienda, dopo l’addio ad Andrea Guerra attratto dalla politica e dopo la fuga dei due amministratori delegati in meno di un anno. Probabile che Del Vecchio si sia rivisto in Milleri, in quel modo spregiudicato di lanciarsi e proporsi. E per la capacità di scalare le gerarchie, rapidamente, proiettandosi ai vertici dell’azienda e gestendo il passaggio dimensionale di Luxottica nella fusione con Essilor. Tra l’altro, fu sempre Milleri lo “sponsor” dell’attivismo di Del Vecchio nelle acquisizioni, tra Grand Vision e la scalata in Mediobanca e Generali

Romolo Bardin, da questo punto di vista, è invece meno uomo da palcoscenico e più stratega. Non è un caso che fosse lui ad avere le chiavi della cassaforte di famiglia, la Delfin appunto, e che fosse lui a sedere nel consiglio di amministrazione di Generali prima delle grandi dimissioni che hanno preceduto l’assemblea del 29 aprile scorso, quella che ha sancito la vittoria di Philippe Donnet e della lista del cda. Insomma, si capirà nei mesi a venire, anche perché i due manager hanno due visioni diverse. Più spregiudicata quella di Milleri, più oculata quella di Bardin: chi conquisterà gli eredi?

Nell'altra pagina il futuro di Mediobanca (e quello di Nagel)

Mediobanca: a che punto è la partita

Di certo, chi sta tirando un sospiro di (ulteriore) sollievo è Alberto Nagel. Non certo per la morte di Del Vecchio, ci mancherebbe altro. Ma perché il nuovo assetto della galassia dell’imprenditore permette, forse definitivamente, di archiviare qualsiasi velleità di conquistare Mediobanca. È il terzo “tassello” che il banchiere milanese ottiene nella sua personale affermazione. Prima di tutto, con la vittoria della lista del cda in Generali. Poi, con l’annuncio della Bce che non ci saranno possibilità di salire oltre il 20% a meno di non trasformare Delfin in una società vigilata dalla stessa Banca centrale europea. Significherebbe che l’eventuale scalata a Mediobanca dovrebbe essere autorizzata a un soggetto lussemburghese, con un consiglio composito di sette persone che devono decidere quasi all’unanimità. Difficile pensare che, da qui a ottobre 2023 ci possano essere nuovi tentativi di scalare Piazzetta Cuccia.

Non solo: come noto, l’investimento di Del Vecchio in Mediobanca venne avallato dalla Bce in cambio della promessa che si mantenesse finanziario e non strategico. Il che significa che l’intero consiglio di amministrazione di Piazzetta Cuccia è piuttosto compatto e non ha mai mostrato particolari aperture verso l’imprenditore di Luxottica. E con la morte del fondatore, è difficile pensare che possa cambiare qualcosa. Il che significa che il prossimo anno, a ottobre, quando avverrà il rinnovo dei vertici, non ci saranno particolari ostacoli alla riconferma, in blocco, dell’attuale team manageriale. Su quest’ultimo punto Affaritaliani.it ha potuto sondare il terreno per quanto riguarda Alberto Nagel. Il prossimo anno il banchiere milanese compirà 58 anni, non certo un uomo anziano ma, dopo 32 anni in Mediobanca potrebbe essere tentato di lasciare. In realtà no: a quanto può ricostruire la nostra testata, infatti, Nagel, finché sarà sorretto dalla salute e dai risultati, potrà continuare a dormire tra due guanciali. Non ha alcuna intenzione di mollare la poltrona che fu di Enrico Cuccia.