Economia

Leonardo Del Vecchio re di Luxottica: perché è stato un grande imprenditore

L'opinione di Simone Rosti

Del Vecchio dovrebbe essere preso ad esempio da tantissimi imprenditori italiani che non hanno alcuna visione, se non quella del tornaconto di breve periodo

Leonardo Del Vecchio ha creato l'impero Luxottica dal basso grazie alla forza della sua concretezza, passo dopo passo. Il commento 

È morto un grande imprenditore, un grande italiano, un grande visionario. Non abbandoniamoci alla retorica ma cerchiamo di capire cosa ha contraddistinto l’azione di Del Vecchio. Ha creato un impero come Luxottica dal basso con la forza della concretezza, passo dopo passo. Ha capito in tempi non sospetti che il mondo è grande e che limitare i confini del business è da ingenui.

Ma ha capito soprattutto che per competere sui mercati sempre più globali non serve cullarsi nella propria grandezza, ma è indispensabile acquisire un dimensionamento adeguato. Da questo ragionamento sono partite le tante acquisizioni di Luxottica e la definitiva decisione di Del Vecchio di rinunciare alla corsa in solitaria fondendo la sua creatura con i francesi di Essilor, restando però primo azionista e dettando la governance (dopo una prima fase di guida paritetica).

Non c’è altro da aggiungere, Del Vecchio ha rappresentato per l’imprenditoria quello che Marchionne ha rappresentato per il management, due personaggi spigolosi, con una personalità di ferro che vale più di mille lauree o master (che Del Vecchio peraltro non aveva, a parte quelle ad honorem), consapevoli che le decisioni si prendono da soli (si ascolta, ci si consulta, ma poi si decide in totale autonomia) perseverando nelle loro idee contro i mulini a vento che soffiano da ogni parte.

Marchionne e Del Vecchio, da punti di partenza diversi (uno da una posizione di debolezza, l’altro di forza) hanno però fatto la stessa cosa prendendo di petto il mercato, sfidandolo senza paura e vincendo le loro scommesse.

Del Vecchio dovrebbe essere preso ad esempio da tantissimi imprenditori italiani che stanno galleggiando alla deriva dell’insuccesso, che non hanno alcuna visione se non quella del tornaconto di breve periodo (in questo assomigliano alle classi politiche italiane degli ultimi decenni) con il rischio di disperdere enormi patrimoni di valore.

Si prenda esempio da questo giovane, quasi novantenne, che fino a pochi mesi fa ha stimolato un gruppo come Generali (di cui era azionista) ad affacciarsi al mondo con più coraggio dando una lezione a tanti manager patinati e azionisti spenti dalla loro avidità