Bce, tornano i "falchi" della Bundesbank contro Lagarde sui tassi d'interesse

Il neo presidente della banca centrale tedesca Joachim Nagel: "Se inflazione non migliora entro marzo, tassi su entro la fine del 2022"

di Andrea Deugeni
Economia
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Bundesbank: "Se il quadro del'inflazione non cambia entro marzo, normalizzazione della politica monetaria"

A Berlino la musica non cambia. E meno male che doveva essere il banchiere centrale più colomba fra i falchi tedeschi. Un economista sulla carta più morbido e dialogante che molti danno come in pole position per succedere nel 2027 a Christine Lagarde. Dopo che domenica il collega dell’istituto centrale olandese, Klaas Knot, è stato il primo del consiglio direttivo fra i critici della linea Lagarde (e della maggioranza degli capi degli istituti centrali dell’Eurozona) ad uscire allo scoperto sottolineando come la Bce debba aumentare i tassi d’interesse (negativi al -0,5%), terminando gli acquisti netti di titoli il più presto possibile, il neo presidente della Bundesbank Joachim Nagel, al timone della banca centrale tedesca da circa un mese dopo aver raccolto il testimone da Jens Weidmann, ha rivelato tutta la sua natura “hawkish” (da falco). Proprio pochi giorni dopo il tentativo di Christine Lagarde di tranquillizzare i mercati sulle aspettative sul costo del denaro.

Secondo Nagel, intervistato dal quotidiano tedesco Die Zeit, agire in ritardo sulla normalizzazione della politica monetaria avrebbe costi economici molto maggiori che agire in anticipo e, una volta terminato il piano di acquisti, i tassi potrebbero essere alzati già quest'anno. Secondo l’ex vicedirettore del dipartimento bancario della Bri, la Bce potrebbe aumentare i tassi di interesse quest'anno, dato che l'inflazione si sta dimostrando alta più a lungo di quanto si pensasse. "Il primo passo è quello di terminare gli acquisti netti di obbligazioni nel corso del 2022. Poi i tassi di interesse potrebbero aumentare quest'anno", ha spiegato senza girare attorno al punto.

"Se la situazione non cambia entro marzo (data a cui anche la Lagarde ha rimandato le proprie valutazioni riguardo alla dinamica della trasmissione dei rincari energetici sulla dinamica di medio periodo dei prezzi, ndr), sarò a favore della normalizzazione della politica monetaria" dell’Eurotower, ha annunciato. Nelle sue ultime previsioni di dicembre, la Bundesbank si aspettava un aumento dei prezzi del 3,6% quest'anno, dopo un tasso d'inflazione del 3,1% nel 2021, già al livello più alto dal 1993.

"Ci sono segni che l'aumento dei prezzi dell'energia sta durando più a lungo, e si sta trasmettendo ai prezzi di altri beni e servizi, in un contesto di forte domanda", ha spiegato ancora. Concludendo e avvisando Lagarde e colleghi: "I costi di agire troppo tardi sono significativamente più alti rispetto a quelli di agire presto".

L'attuale impennata dei prezzi in Europa, guidata principalmente dai prezzi dell'energia e dalla carenza di beni, preoccupa sempre più la Germania, un paese tradizionalmente ostile all'inflazione. In questo contesto, la Bce è sotto pressione per frenare il fenomeno aumentando i suoi tassi chiave storicamente bassi, mentre altre banche centrali, come la Bank of England (la Federal Reserve lo farà a marzo), hanno già deciso di agire.

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A gennaio nell’Eurozona l’inflazione a sorpresa è aumentata ancora dal 5% di dicembre al 5,1%. E nell’ultima riunione del 3 febbraio del Direttivo dell’Eurotower, non escludendo come fatto a dicembre un aumento dei tassi entro fine anno, la Lagarde aveva alimentato le aspettative dei mercati su un'accelerazione dell'uscita dalla politica monetaria ultra-espansiva, provocando un balzo dei rendimenti per tutti i titoli di Stato, anche per il Bund. E spinto tutti gli analisti ad anticipare di circa un anno le previsioni sulla fine degli acquisiti dei titoli (ora attesa in media fra giugno e settembre) e sul rialzo dei tassi (previsto da molti a settembre e/o dicembre): Goldman Sachs e Deutsche Bank, per esempio, prevedono due incrementi già quest’anno da 0,25%, ciascuno in modo da riportare i tassi sui depositi a zero.

Qualche giorno più tardi, con l’impennata degli spread (quello Btp-Bund vicino ai 160), la Lagarde all’Europarlamento aveva cercato di gettare acqua sul fuoco (“L’inflazione calerà, gradualità sui tassi”) per ridurre lo strappo dei rendimenti.

Sul secondario, dopo la fiammata della scorsa settimana (oltre 160), il differenziale di rendimento tra Italia e Germania sul tratto decennale è tornato oggi a 154 punti base dai 157 della chiusura precedente. Grazie ancora a una volta all'intervento di un membro del comitato esecutivo della Bce, la tedesca Isabel Schnabel, economista sempre annoverata fra i falchi di Berlino, che ha voluto sottolineare come il processo di normalizzazione dell'Eurotower sarà graduale e guidato dai dati, e che l'inflazione alta dovrebbe calare progressivamente verso la fine dell'anno (in linea con quanto spiegato dalla Lagarde). In più, facendo anche un richiamo alla flessibilità da attivare alla bisogna da parte della Bce nella chiusura dei propri programmi di acquisti di titoli, fra cui i Btp. Fattore che ha allentato la pressione sugli spread, nonostante l'epifania “hawkish” di Nagel. 

Ma i falchi, Germania e Olanda in primis, sono in agguato. E infatti il differenziale Btp-Bund non ritorna in area 140, riconquistata grazie al Mattarella-bis

@andreadeugeni

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