Benetton, milioni per opere mai realizzate. Si indaga per "truffa aggravata"

Blitz della GdF al ministero dei Trasporti, si cercano collegamenti con il crollo del ponte Morandi. "Pedaggi d'oro per opere fantasma"

Economia

Benetton, nuove accuse sugli extraprofitti. La legge sui doppi pedaggi

La Guardia di Finanza ha acceso un nuovo faro sull'inchiesta a carico dei Benetton per il crollo del Ponte Morandi. Il gruppo trevigiano è riuscito per ora durante il processo in corso per la strage di Genova a evitare la responsabilità penale, ma adesso le cose potrebbero cambiare. Infatti, la Gdf - si legge su La Verità - sta cercando di capire se i dividendi che gli imprenditori trevigiani si sono spartiti mentre la rete autostradale cadeva a pezzi fossero legittimi. Da qualche mese la Procura di Roma e la Gdf hanno avviato un'inchiesta per far luce su vent'anni di incassi miliardari da parte dei Benetton. Nelle scorse settimane, gli inquirenti si sono presentati sia negli uffici romani di Autostrade per l'Italia e sia al ministero dei Trasporti, per acquisire la documentazione necessaria per rispondere a questo quesito.

L'ipotesi di reato - prosegue La Verità - è di "truffa aggravata ai danni dello Stato e di peculato". Tutto nasce da una legge del 2002 assorbita in una del 2004. Ebbene quella norma prevedeva incrementi nei pedaggi che andavano ad aggiungersi alla tariffa forfettaria a chilometro introdotta nella convenzione del 1997. La seconda quota di pedaggio che veniva riconosciuta sarebbe dovuta essere interamente destinata per finanziare nuove infrastrutture. Tra queste anche la Gronda di Ponente a Genova, strategica proprio per decongestionare il traffico nella zona del ponte Morandi poi crollatoLa nuova inchiesta dovrà certificare se tra le cause del crollo e della conseguente tragedia, si possano inserire anche gli extraprofitti. L'ipotesi degli inquirenti è che quei soldi non siamo mai stati veramente utilizzati per ricostruire infrastrutture come prevedeva la norma. Poi c'è un altro capitolo dell'inchiesta, riguarda i rapporti tra i Benetton e la politica, ritenuta succube del gruppo imprenditoriale trevigiano.

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